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Diritto di cittadinanza

I bambini stranieri

11 maggio 2004
Luca Volonté
Fonte: Vita - Non profit magazine n° 18 - 02 maggio 2004

"Mi chiamo Leny, ho 14 anni e da dieci vivo in Italia. A Roma ho fatto l'asilo, le elementari, le medie e ora sono iscritta al liceo scientifico Righi. Ho il permesso di soggiorno ma non la cittadinanza. Vado in Perù ogni due o tre anni, per trovare i miei nonni. Spiegare che mi sento italiana è molto difficile per me perché è come se dovessi dire cosa sono: sono tutto quello che ho vissuto e quindi italiana. Mi “sento” italiana perché è qui la mia vita. Sono italiana perché è qui il mio futuro".
Questa è una delle tante testimonianze di “buon senso” dei minori stranieri presenti nel nostro Paese. Sono 327mila i bambini stranieri in Italia, 220mila nati qui. Quella di Leny è una testimonianza che sintetizza il disagio di questi ragazzi e di queste famiglie che continuano a essere “stranieri” nonostante il loro vivere e lavorare in Italia. Ecco perché appoggio l'impegno della Comunità di Sant'Egidio per dare la cittadinanza ai figli di genitori stranieri in Italia da almeno due anni e ridurre a sei gli anni di permanenza necessari per ottenere “la carta verde”: sono due passaggi fondamentali della nostra proposta di legge. Due norme di “buon senso” che puntano all'integrazione, alla vicinanza. Si tratta di un principio di civiltà e di giustizia per realizzare un'integrazione che parta proprio dai minori, dai bambini. La Bossi- Fini ha operato sul fronte dei doveri. Forse è ora di proporre dei diritti. Il diritto di vivere in un Paese dove la cultura della diversità rappresenti una ricchezza. è il caso di comprendere che “il terrore della diversità” parte proprio dal non capire che i nostri figli hanno compagni di scuola che parlano la loro lingua, tifano per Totti o Vieri, studiano Garibaldi, mangiano pizza, cantano l'inno di Mameli. Ragazzi che si “sentono” e “sono” italiani senza alcuna diversità di cultura e di lingua.
è per questo che siamo scesi in piazza, senza alcuna polemica, perché quella di Sant'Egidio è una battaglia importante che introduce un principio di civiltà in linea con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e che va nella direzione di un'autentica integrazione per una società più giusta. Almeno nelle nostre intenzioni e speranze.

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