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La civilità esportata

Salvate quei profughi

Amnesty International Italia e Ics - Consorzio Italiano di Solidarietà a fianco dei profughi della Cap Anamur
11 luglio 2004
Fonte: Carta no-newsletter
Ufficio Stampa Amnesty International - 08 luglio 2004

Dall'inizio della guerra in Afghanistan se c'è un concetto ripetuto ossessivamente dai media è quello della civilità da esportare. La sublime civiltà occidentale, esempio di democrazia e libertà, da esportare nel mondo. Addirittura all'ultimo G8 si è arrivati a teorizzare, senza neanche nasconderlo, la costruzione di un "Grande Medioriente" democratico, a immagine e somiglianza dell'Occidente. In maniera da dare anche alla "masse arabe" la nostra splendida civiltà. Il problema è che, mentre le "masse arabe" la rifiutano, ci sono popoli che veramente sognano questa civiltà. Pensate che sono così entusiasti di essa, la vogliono così tanto che addirittura vengono loro da noi. Ci si aspetterebbe che per loro siano pronti lustrini e festeggiamenti. Che vengano accolti a braccia aperte, questi redenti dall'Occidente, questi convertiti alla democrazia. Invece vengono respinti. Come ha detto don Luigi Ciotti il Mediterraneo è un "il Mediterraneo, il nostro mare, è un unico, enorme cimitero. Decine e decine di disperati sono morti nelle nostre acque, asfissiati in camion". E perché non sono stati accolti? Ma come vengono loro da noi ad imparare? Il ministro Pisanu ha vagheggiato "pericolosi precedenti" che l'accettare lo sbarco della Cap Anamur creerebbe. Eh, sì, la sicurezza innanzitutto. Perché questa è la civiltà che stiamo esportando. Quella della sicurezza dei ricchi. Mentre i poveri crepano alle soglie della fortezza Europa. Questa è la civiltà occidentale. Così ansiosa da indottrinare il mondo, da respingere chi viene a chiederle aiuto. Fa presto il caro presidente Casini a dire di non dimenticare il dramma del Darfur. Una regione martoriata, così come gli ha riferito Margherita Boniver(Amnesty International, Associazione per i popoli minacciati, AmaniforAfrica per carità non ne hanno mai parlato, vero?). Ma indovinate da dove vengono quelle persone! Vengono dal Sudan. Proprio dal luogo che ha tanto impressionato la Boniver. E allora giù la maschera, finiamola con il capitalismo pietoso. E diamo a chi di dovere ciò che merita. Per una volta l'Occidente sia civiltà. E resituisca dignità a chi scappa dalle tragedie sulle quali l'occidente stesso specula. DIGNITA' E ASILO PER I FRATELLI DELLA CAP ANAMUR. BASTA CON I GIOCHETTI.


Carta no-newsletter:
La situazione dei profughi della Cap Anamur, che il governo italiano non
vuole accogliere, sta diventando drammatica. Cosa possiamo fare? Questo è
l'appello diffuso dal Consorzio italiano di solidarietà, che chiede
l'immediato attracco in un porto italiano, per ragioni umanitarie, della
nave tedesca con a bordo profughi 37 sudanesi, bloccata al largo delle coste
siciliane da otto giorni. In poco più di un giorno sono state già raccolte
oltre duecento firme all'appello. Invitiamo tutti a sottoscrivere
urgentemente l'appello, scrivendo a migrazioni@icsitalia.org oppure a
carta@carta.org , indicando il nome (dell'associazione e/o della persona
singola), il luogo di residenza/domicilio e la motivazione dell'adesione.
Grazie
Aggiornamenti in tempo reale sono su:
- <http://ww2.carta.org/notizieinmovimento/>
- <http://www.carta.org/campagne/diritti/CapAnamur/index.htm>

***** Appello Cap Anamur *****
La pratica generalizzata dei respingimenti alla frontiera - adesso anche ai
limiti delle acque internazionali - vanifica il diritto di asilo previsto
dalla Convenzione di Ginevra, dalla Carta di Nizza e dalla Costituzione
italiana.
La vicenda ancora in corso della nave tedesca Cap Anamur - carica di
profughi sudanesi salvati in mare, bloccata al largo delle coste siciliane
ed alla quale viene negato persino il diritto di attraccare in un porto
italiano - dimostra ancora una volta come le autorità italiane considerino i
profughi, potenziali richiedenti asilo, come immigrati clandestini da
criminalizzare o, peggio, come possibili terroristi.
Quanto avviene in questi giorni nel Canale di Sicilia, luogo di stragi
continue e di esercitazioni militari, è conseguenza diretta dei nuovi
accordi di cooperazione e di riammissione, oggetto di direttive all'interno
della Unione Europea allargata (anche a Malta e a Cipro) e regolati da
intese di vario tipo con i Paesi di transito o di provenienza: del
Nord-Africa (come l'Egitto, la Libia, la Tunisia, l'Algeria, il Marocco),
dell'Europa orientale (come l'Albania, la Moldavia e l'Ucraina),
dell'estremo oriente (come lo Sri-Lanka, il Pakistan o l'Arabia Saudita).
Tutti questi Paesi non garantiscono il riconoscimento effettivo del diritto
di asilo previsto dalle Convenzioni internazionali e dalle Costituzioni
nazionali.
In base a questi accordi - che sono adesso invocati dal Governo italiano per
negare l'ingresso della Cap Anamur nelle acque territoriali e per negare il
diritto di asilo ai profughi che vi sono imbarcati - si limita drasticamente
l'accesso alla procedura d'asilo. Si diffondono procedure sommarie e luoghi
di detenzione amministrativa anche per i richiedenti asilo.
Si creano centri di trattenimento forzato per migranti irregolari già nei
paesi di transito.
E si inventano anche nuovi centri di detenzione temporanea "galleggianti" in
acque internazionali per richiedenti asilo ai quali non si riconosce neppure
l'accesso alla procedura.
Luoghi al di fuori del diritto internazionale e del diritto umanitario, come
è in questo momento la nave tedesca Cap Anamur a seguito delle decisioni di
chiusura assunte dal Governo italiano.
Lo stesso Governo che non è stato ancora capace di fare approvare una
normativa organica sull'asilo e la protezione umanitaria, rimandando ancora
l'attuazione all'art.10 della Costituzione italiana.
Lo stesso governo che non ha ancora emanato i regolamenti di attuazione
della legge Bossi-Fini, affidando esclusivamente alla discrezionalità
dell'autorità di polizia la gestione del contrasto dell'immigrazione
clandestina e la delicata questione dell'ammissione in procedura dei
potenziali richiedenti asilo, costretti all'immigrazione clandestina.

Chiediamo per tutte queste ragioni:
Che sia consentito immediatamente l'attracco della nave Cap Anamur in un
porto italiano. E questo per ragioni umanitarie e di diritto internazionale.
Che, come previsto dal regolamento comunitario Dublino II, n.343 del 2003,
l'Italia conceda il diritto di asilo ai profughi che sono stati salvati da
questa nave.
Che si verifichino in tutti i Paesi di transito (anche nei Paesi di nuova
ammissione nella Unione Europea, come Malta) le condizioni di accoglienza e
di effettivo accesso alla procedura di tutti i potenziali richiedenti asilo,
in fuga da guerre e conflitti etnici
Che il Parlamento italiano approvi al più presto la nuova legge sul diritto
di asilo e sul regime di protezione umanitaria, abolendo la detenzione
amministrativa dei potenziali richiedenti asilo
Che il Governo italiano sblocchi i lavori della Commissione centrale i cui
ritardi costituiscono un'ulteriore negazione sostanziale del diritto di
asiloin Italia.
Che - al fine di un più rapido riconoscimento del diritto di asilo o per il
rilascio della "raccomandazione" per il rilascio di un permesso di soggiorno
per motivi umanitari - la Commissione centrale conduca le audizioni dei
richiedenti asilo in sede decentrata, come previsto dall'ordinanza del
Presidente del Consiglio dei ministri del 6 settembre 2002

<http://www.carta.org/campagne/diritti/CapAnamur/040707_6Luglio_FigliDiUnDioMinore.htm>
<http://www.icsitalia.org/stampa/capanamur.html>

Per aderire all'appello inviate un'e-mail a migrazioni@icsitalia.org oppure
a carta@carta.org , indicando il nome (dell'associazione e/o della persona
singola), il luogo di residenza/domicilio e la motivazione dell'adesione.
Grazie


COMUNICATO STAMPA
CS91-2004
DICHIARAZIONE DELLA SEZIONE ITALIANA DI AMNESTY INTERNATIONAL SUL CASO
DELLA NAVE CAP ANAMUR
La nave di bandiera tedesca Cap Anamur si trova attualmente al largo di
Porto Empedocle, nella zona contigua, con a bordo 37 profughi non
identificati, probabilmente provenienti dal Sudan (36) e dalla Sierra Leone
(1), che sono stati salvati in mare in acque internazionali. La nave
lambisce da giorni le acque territoriali italiane senza poterle
attraversare per un divieto espresso su ordine dal ministero dell'Interno
(insieme alla controparte tedesca), che ha dichiarato di ritenere
'assolutamente doveroso il rispetto della norma internazionale che impone
la presentazione della domanda d'asilo nel luogo di primo approdo (in
questo caso Malta) dei presunti profughi (Š) Una deroga, seppure per motivi
umanitari, a questa norma costituirebbe un pericoloso precedente e
potrebbe aprire la strada a numerosi abusi'.
Su tutta una serie di fatti sono apparse notizie contraddittorie: riguardo
all'eventuale attraversamento del mare territoriale maltese, da parte della
Cap Anamur, con a bordo i profughi/naufraghi; se la nave avesse oppure no
ottenuto il permesso di attraccare in territorio italiano; se essa abbia o
meno dichiarato l'SOS nel chiedere l'ingresso in Italia; se, infine, il
capitano abbia o meno inviato una lista di passeggeri naufraghi alle
autorita' italiane.
Amnesty International intende evidenziare i seguenti aspetti fondamentali:
* Il diritto internazionale del mare stabilisce che un naufrago salvato
abbia diritto ad essere sbarcato 'nello scalo successivo'. Scalo successivo
non significa 'approdo piu' vicino in miglia nautiche', ma quello che la
valutazione professionale del capitano della nave ritiene essere il
prossimo punto in cui e' conveniente sbarcare, tenuto conto anche della
rotta della nave.
* Il diritto internazionale dei rifugiati stabilisce che nessuno possa
essere indiscriminatamente ed indistintamente respinto alla frontiera: e'
un corollario del principio di non refoulement, non-respingimento, che
esige che chiunque si presenti alla frontiera sia quanto meno identificato
ed abbia diritto ad accedere alla procedura di asilo. Solo tramite
l'identificazione di ciascun profugo/naufrago si puo' rendersi conto di
quali sono i Paesi verso cui tale persona non puo' essere in alcun modo
rimpatriata/diretta, in base all'art. 33 della Convenzione di Ginevra.
Nella situazione attuale, quello delle autorita' italiane equivale ad un
illegittimo respingimento collettivo alla frontiera, in violazione della
Convenzione di Ginevra sullo Status di Rifugiato.
* Il regolamento CE 343/2003 del Consiglio dell'Unione Europea del 18
febbraio 2003 (il cosiddetto Dublino II, che stabilisce i criteri e i
meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame
della domanda d'asilo), al quale sembrano riferirsi i Ministri Pisanu e
Schilly, puo' trovare applicazione solo dopo che i richiedenti asilo
abbiano presentato domanda in uno Stato dell'Unione.
Il caso della Cap Anamur e' esemplificativo dell'atteggiamento generale
dell'Unione Europea e del Governo italiano sul tema dei rifugiati: il
pericolo di 'creare un precedente' vagheggiato dai due ministri e' quello
di creare un precedente di corretta applicazione del diritto
internazionale. Cio' che comunica questo atteggiamento e' un indecoroso
spregio per le piu' elementari norme del diritto internazionale e del
diritto dei diritti umani.
Amnesty International, insieme alle organizzazioni Ics e Medici senza
Frontiere, ha espresso oggi al ministro Pisanu, sollecitando un incontro
immediato, la propria preoccupazione per le violazioni del diritto
internazionale marittimo e del diritto internazionale dei rifugiati che si
stanno configurando in capo al governo italiano.
* In particolare, ad una nave con naufraghi a bordo deve essere sempre data
la possibilita' di accedere al porto, senza che si possa rifiutare
l'approdo in ragione del fatto che non era il punto piu' vicino al punto di
salvataggio. Di certo, di fronte alle acque territoriali, il punto piu'
vicino di salvataggio adesso e' Porto Empedocle. E' uno, infatti, il
principio fondamentale che l'Italia e' tenuta a rispettare: gli Stati
devono facilitare lo sbarco dei naufraghi, a prescindere dal loro status. I
37 sulla Cap Anamur devono quindi poter scendere a terra prima possibile e
ottenere adeguata protezione.
* In secondo luogo, in base al diritto internazionale dei rifugiati ed al
Regolamento di Dublino II, deve essere dato regolare accesso alla procedura
di richiesta di asilo a tutti coloro che desiderino beneficiarne. Affinche'
cio' avvenga, deve essere consentito ai 37 profughi di entrare nel
territorio italiano e poter presentare la domanda sulla terra-ferma.
Sarebbe infatti contraria allo spirito della Convenzione di Ginevra
un'analisi delle domande a bordo della nave, ancorche' essa entrasse in
acque territoriali, per l'assenza di tutte le dovute garanzie (ad es.
interpreti).
* Se non vengono rispettati i suddetti criteri, il governo italiano e'
responsabile della violazione del diritto internazionale sotto i vari
profili illustrati.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 8 luglio 2004
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it

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