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Filo spinato inglese

Il centro di detenzione di Harmondsworth si trova in sesta zona, ben lontano dagli occhi della gente, a quasi due ore di distanza dal centro di Londra e dall'immagine dell'Inghilterra multirazziale.
A vederlo da fuori incute timore e angoscia, con quei rotoli di filo spinato che lo avvolgono anche nei punti piu' impensati.
Figuriamoci da dentro.

La posizione del centro di detenzione e' pero' strategica per altri motivi. E' infatti praticamente attaccato all'aereoporto di Heathrow, per rendere piu' agevoli le operazioni di trasferimento di coloro che non risultano in regola all'ingresso, e soprattutto quelle di deportazione verso i paesi di origine degli immigrati.
Quella di costruire centri di detenzione vicino agli aereoporti e ai porti e' una prerogativa tutta inglese: infatti ci sono altri centri di detenzione presso l'aereoporto londinese di Gatwick e quello di Manchester, nonche' presso il porto di Dover e a Longport (il punto
di ingresso dell'Eurotunnel).

Harmondsworth attualmente ospita meno di 100 persone, ma e' in via di ristrutturazione e si appresta a diventare il piu' grande e moderno centro di detenzione del Regno Unito. Alla fine dei lavori potra' "ospitare" 550 persone, con spazi appositi anche per famiglie
e per disabili. La ben nota scrupolosita' inglese.

Qui in realta' di scrupoloso si respira solo il razzismo.
Circa 1500 immigrati, dei quali il 90% sono richiedenti asilo politico, sono detenuti in centri di detenzione o prigioni senza aver commeso alcun reato. Quasi due terzi di queste 1500 persone sono in prigione, sottoposte al regime carcerario. Il governo britannico ha intenzione di triplicare questo numero entro il prossimo anno e per questo sta costruendo nuovi centri di detenzione e riorganizzando i posti disponibili nelle prigioni.

Molti di coloro che, giunti sul suolo inglese, chiedono come loro diritto asilo politico vengono imprigionati; la decisione spetta ad un ufficiale che non ha l'obbligo di fornire motivazioni. L'unico criterio applicato sembra essere quello di riempire tutti i posti disponibili nei centri di detenzione e nelle prigioni.
Nelle carceri poi le condizioni applicate ai richiedenti asilo politico sono anche peggiori rispetto agli altri detenuti. In alcuni casi non possono ricevere fax o telefonate e possono telefonare per non piu' di 5 minuti al giorno.

I richiedenti asilo vengono detenuti senza una motivazione scritta, senza un processo, senza un limite di tempo. Mediamente passano circa 5 mesi prima della probabile deportazione. In alcuni casi gli immigrati sono rimasti in prigione per piu' di un anno.

Non poteva mancare il profitto.
I centri di detenzione sono infatti gestiti da aziende private, la britannica Group 4 e le multinazionali statunitensi Wackenhutt e Burns. Sono stati piu' volte segnalati casi di violenze e abusi compiuti dal personale che si occupa di "gestire" il centro.

Tutto questo alla faccia della Convenzione di Ginevra del 1951 sui diritti dei rifugiati, firmata da 137 stati, tra i quali anche tutti gli stati membri dell'Unione Europea.
C'e' da temere pero' che il modello britannico venga importato da altri paesi europei (in particolare Spagna e Italia), che di recente si sono allineati a quanto disposto dagli accordi di Schengen e di Helsinki in materia di immigrazione, con il varo di leggi
discriminatorie e l'apertura di centri di detenzione.

Contro la politica discriminatoria del governo inglese, che sembra riprendere vigore dopo la conferma elettorale, e per la chiusura dei centri di detenzione si sono svolte sabato scorso (30/6) due manifestazione di protesta di fronte ai centri di Harmondsworth e Campsfield.

Maggiori informazioni sulle campagne in corso e sulle prossime iniziative sui siti
http://www.barbedwirebritain.org.uk
http://www.ncadc.org.uk
http://www.closecampsfield.org.uk

Infine una piccola notizia positiva.
Il 5% dei ricavi del film di Ken Loach "Bread and Roses" (in Italia "Pane e Rose") va alla campagna per la chiusura dei centri di detenzione. Volantini sulla campagna vengono distribuiti nelle sale cinematografiche insieme alla proiezione di uno spot informativo.

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