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Dopo lo tsunami: insieme agli aiuti umanitari,libertà di circolazione. Una richiesta, una proposta per i migranti coinvolti nella tragedia.

Apriamo la Fortezza

19 gennaio 2005
Fulvio Vassallo Paleologo (Consorzio Italiano di Solidarietà (Ics) - Palermo)
Fonte: Il Manifesto - 31 dicembre 2004

Di fronte alle immagini trasmesse in queste ore dalle televisioni di tutto il mondo emerge ancora una volta nel modo più crudele il divario tra le zone più ricche e quelle più svantaggiate della terra. Il disastro naturale si è abbattuto su zone dove i diritti dei popoli e dei singoli erano già violati da decenni. Proprio in quelle zone la povertà nella quale quegli uomini e quelle donne erano stati tenuti, con la colpevole connivenza dei paesi più ricchi, risulta adesso un fattore che ha moltiplicato le conseguenze del disastro, colpendo soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Tra i parenti delle tante vittime che vediamo ancora ammucchiate senza sepoltura, e dei tanti che sono sopravissuti, ma che sono consegnati ad un destino tremendo, ci sono moltissimi migranti, persone che vivono da tempo tra noi, e che adesso sono ancora in attesa di notizie sulla loro famiglia, sulla loro casa. Molti di loro, come i Tamil di Palermo (oltre cinquemila) piangono già numerosi morti.E'certo importante che alle famiglie delle vittime del maremoto, a tutti i sopravissuti, giungano aiuti economici e materiali al più presto.

La cooperazione internazionale, boicottata da molti paesi che in questi anni hanno preferito le guerre umanitarie e le organizzazioni non governative «embedded», alle dirette dipendenze dei poteri militari, deve ripartire dal basso, con progetti mirati, concreti, gestiti dalle organizzazioni non governative indipendenti, in collegamento con le associazioni, già presenti in Italia, associazioni italiane e associazioni dei migranti provenienti dalle aree colpite.Vanno inviate al più presto delegazioni e corpi volontari costituiti dalle associazioni e dagli enti locali,in collegamento con le grandi agenzie umanitarie indipendenti. Le offerte vanno canalizzate sugli operatori no profit e devono corrispondere ad interventi concreti, verificabili da parte dei sovventori ed autogestiti con la partecipazione delle comunità locali.Una particolare attenzione va alle popolazioni delle zone che sono ancora in una situazione di guerra civile o ne sono appena uscite (come è il caso dei Tamil e dei Cingalesi nello Sri Lanka). Le inondazioni hanno spazzato decine di campi minati ed ora, in paesi già dilaniati da anni di conflitto interno si rischiano altre disgrazie per colpa delle mine «made in Italy».

Tra i compiti dei soccorritori dovrà esserci anche lo sminamento e la bonifica delle aree dove sono state disseminate migliaia di mine antiuomo.Ma i doveri di solidarietà non si esauriscono portando (o ritenendo di portare) aiuti direttamente nelle zone colpite dal maremoto. Occorre elevare la soglia di solidarietà nei confronti dei migranti provenienti da quelle zone, e delle loro famiglie, evitando che le normative e le prassi in materia di immigrazione, attualmente in vigore nel nostro paese, possano produrre altre vittime.Bisogna innanzitutto sospendere tutte le espulsioni ed i respingimenti verso i paesi colpiti dal maremoto, consentendo alle persone provenienti da quei paesi, e che si trovano a qualunque titolo nel nostro paese, di spostarsi per ritornare nel paese di provenienza, o di restare in Italia con un permesso di soggiorno straordinario. Occorre stabilire immediatamente una moratoria per la scadenza dei permessi di soggiorno di quanti abbiano bisogno di interrompere il rapporto di lavoro in Italia per tornare nel proprio paese a ritrovare i propri cari, ad aiutare i familiari sopravvissuti, a seppellire le vittime. Quando queste persone potranno rientrare in Italia dovranno potere contare sul proprio lavoro, od avere il tempo necessario per trovarsi un'altra occupazione (ben oltre i sei mesi previsti dalla legge Bossi-Fini).Occorre attuare nella maniera più estesa tutti i ricongiungimenti familiari che saranno richiesti, con il concorso degli enti locali per il reperimento di un alloggio idoneo e semplificando le pratiche burocratiche, attualmente lunghissime.Il concetto di ricongiungimento familiare va esteso oltre i figli minori e gli ascendenti non autosufficienti, fino a ricomprendere anche i figli minori ed i parenti di terzo grado (cugini, zii).

Un favore particolare dovrà essere rivolto ai minori che sono rimasti senza genitori, ma che hanno parenti prossimi che vivono in Italia.Va garantita libertà di circolazione nel paese di provenienza anche a chi gode o ha fatto richiesta di asilo, senza che questo comporti la decadenza dallo status di asilante.Per queste persone occorre costituire gruppi di supporto che li accompagnino, se necessario, fino ai confini dei paesi di provenienza, con l'obiettivo della ricostituzione dei nuclei familiari allargati.Il Governo italiano per consentire a quanti provengono dalle aree colpite il rilascio di uno speciale visto d'ingresso e del relativo permesso di soggiorno per motivi umanitari, deve emanare un decreto ai sensi dell'art.20 del T.U. sull'immigrazione, d'intesa con i principali partner europei,ma senza attendere un accordo tra tutti i paesi Ue (allo stato attuale impensabile).

Occorre in definitiva portare gli aiuti, nella misura del necessario ed oltre, là dove servono, con il coinvolgimento diretto della società civile, delle organizzazioni umanitarie indipendenti e degli enti locali che si sono già in passato distinti per queste forme di intervento.

Altrettanto necessaria la libertà di circolazione da garantire ai migranti che si trovano nei nostri paesi, in entrambe le direzioni, mettendo una volta per tutte da parte quelle disposizioni legislative e quelle prassi applicative che negli ultimi anni hanno sbarrato, anche per i richiedenti asilo, ogni canale legale d'ingresso in Europa.

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