Moro stava rivelando segreti Nato alle Brigate Rosse
Il video di Report è qui e dall'inchiesta di Paolo Mondani viene estratta una delle parti più significative. Quella in cui Moro stava rivelando segreti Nato alle Brigate Rosse.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Dal Memoriale rinvenuto il 10 ottobre 1990 nel covo di Via Montenevoso a Milano risulta che Moro rivelò alle Brigate Rosse che in ambito Nato era «stato previsto un addestramento alla guerriglia da condurre contro eventuali forze avversarie occupanti e alla contro guerriglia da condurre contro forze nemiche impegnate sul nostro territorio». Un riferimento non immediato ma chiaro alla struttura segreta anti-invasione denominata Gladio. Durante la prigionia, il 10 aprile del '78, le Br renderanno noto una parte del memoriale di Moro rivolto polemicamente contro l'ex ministro Paolo Emilio Taviani, che si era detto contrario alla trattativa con le Br per la liberazione del prigioniero. "Taviani ha ricoperto - scriveva Moro - i più diversi ed importanti incarichi ministeriali. Tra essi vanno segnalati... il Ministero della Difesa e quello dell'Interno. In entrambi i delicati posti ha avuto contatti diretti e fiduciari con il mondo americano. Vi è forse nel tener duro contro di me, un'indicazione americana e tedesca?”
ROBERTO PERSIA
Moro si rivolge a Taviani, perché proprio a lui?
ILARIA MORONI - PRESIDENTE ARCHIVIO FLAMIGNI
Perché Taviani è a capo di Gladio. Moro lo sa. E quindi vuole da una parte dare un messaggio e dire: Io so tante cose, dovete trattare per la mia liberazione. Perché tutta questa ostinazione a non volere trattare sulla salvezza di un uomo? Questo lo dice in vari passaggi di molte lettere. "C'è forse nel tener duro contro di me una volontà americana o tedesca?". Quindi lui capisce quello che sta succedendo, solo che forse non immagina che quello che succede è questa campagna diffamatoria nei suoi confronti. Cioè l'ostaggio viene infamato, viene screditato, viene sminuito: non è lui, è
vittima della sindrome di Stoccolma, l'identificazione con l'assassino, è sotto droghe, non sappiamo... quello non è Moro.
PAOLO BOLOGNESI - EX DEPUTATO E COMPONENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA CASO MORO 2014-2018
Questo comunicato numero 3 fa notare come Moro conoscesse bene determinate situazioni che stavano avvenendo all'interno delle strutture di intelligence e a livello Nato per l'Italia.
ROBERTO PERSIA
E questo allarma chiaramente chi sa...
PAOLO BOLOGNESI - EX DEPUTATO E COMPONENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA CASO MORO 2014-2018
Esatto. Allarma chi sa queste cose e da quel momento si comincia a valutare attentamente cosa può conoscere Moro e non solo l'allarme viene lanciato nelle strutture italiane, ma anche a livello internazionale.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Il ministro dell'Interno Cossiga sbianca e affida immediatamente a Fulvio Martini, numero due del Sismi, il servizio segreto militare, il compito di capire cosa Moro sa. E come ispirato da un angelo, Martini corre a controllare il dossier Gladio nascosto nella cassaforte del servizio.
ROBERTO PERSIA
Martini inizia queste indagini e cosa scopre?
PAOLO BOLOGNESI - EX DEPUTATO E COMPONENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA CASO MORO 2014-2018
Scopre che questo dossier è scomparso. Non c'è nella cassaforte. Teniamo anche conto che nell'ambito della, del poter entrare in quella cassaforte erano addetti tre persone non di più.
PAOLO MONDANI
In Commissione Stragi emerse che Moro fu in grado di fornire ai brigatisti durante i famosi interrogatori molti particolari di Gladio.
LIBERO MANCUSO - EX MAGISTRATO E CONSULENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE STRAGI 1996-2001
Questa ipotesi viene confortata dalla scomparsa dall'archivio del Sismi di documenti della Gladio che per un qualche periodo di tempo non si trovano più e vengono poi ritrovati successivamente al loro posto. Tutto questo lascia immaginare che Moro potesse disporre di questi archivi alla VII Divisione del Sismi.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Molti anni dopo Libero Mancuso farà una scoperta sensazionale: documenti sconosciuti persino all'autorità giudiziaria che si era occupata del caso Moro.
PAOLO MONDANI
Lei è consulente della Commissione stragi nel 2001 quando improvvisamente con un altro collega, con un suo collega, scoprite presso la Digos di Roma degli archivi particolari.
LIBERO MANCUSO - EX MAGISTRATO E CONSULENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE STRAGI 1996-2001
Sì, due faldoni dove c'è un esplicito riferimento di appartenenti alla Gladio inseriti come coinvolti nel sequestro Moro.
PAOLO MONDANI
Quanti erano i gladiatori inseriti all'interno di questa lista, più o meno?
LIBERO MANCUSO - EX MAGISTRATO E CONSULENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE STRAGI 1996-2001
206.
PAOLO MONDANI
E non facevano parte della...
LIBERO MANCUSO - EX MAGISTRATO E CONSULENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE STRAGI 1996-2001
E non facevano parte dei 622.
PAOLO MONDANI
Che era la lista ufficiale...
LIBERO MANCUSO - EX MAGISTRATO E CONSULENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE STRAGI 1996-2001
Che era la lista ufficiale ampiamente rimaneggiata da parte di coloro che erano i detentori, possedevano questi documenti. Quando ci fu il disvelamento di questa organizzazione da parte del Presidente Andreotti…
PAOLO MONDANI
...nell'ottobre del '90...
LIBERO MANCUSO - EX MAGISTRATO E CONSULENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE STRAGI 1996-2001
...a ottobre del '90 ed ebbero tutto il tempo per manipolarlo.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Manipolata la lista di Gladio e certamente incompleti gli scritti di Moro trovati nel covo brigatista milanese di via Montenevoso nel 1978 e nel 1990. Fu il colonnello Umberto Bonaventura a prelevare il carteggio del Presidente della Dc nel '78. E il 23 maggio del 2000, audito alla Commissione stragi, il colonnello sorprese tutti.
LIBERO MANCUSO - EX MAGISTRATO E CONSULENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE STRAGI 1996-2001
Davanti alla Commissione Stragi improvvisamente riferì, questo colonnello, che il carteggio era stato portato quella mattina stessa a Roma perché venisse sottoposto all'esame dei vertici dello Stato, che poi erano Andreotti e Cossiga. Per cui quelle carte possono essere scomparse in forma libera.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
“Moro era a conoscenza di segreti militari tali che la sua collaborazione con le BR avrebbe messo a repentaglio la sicurezza del sistema difensivo atlantico», scrive il giudice Priore, che si è occupato a lungo del caso Moro, nel suo libro “Intrigo internazionale che il “governo italiano venne quasi subito esautorato di ogni potere nella gestione del sequestro. Il caso era stato avocato a sé dalla rete Gladio della Nato, che in quel momento era gestita da un direttorio composto da Germania federale, Francia e Gran Bretagna”. Ecco, in questo contesto è fondamentale fare attenzione alle date. Il 10 aprile viene pubblicato il quinto comunicato delle Brigate rosse. C’è allegato anche un brano del memoriale di Aldo Moro, l’unico originale che è arrivato a noi dove parla di Taviani. Moro sa che Taviani è il capo di Gladio in Italia e gli manda un segnale preciso parlando dei suoi incarichi al ministero della Difesa e dell'Interno, tenuti entrambi a lungo, scrive Moro, con centri di potere e diramazioni segrete che comportano... In entrambi i delicati posti ha avuto contatti diretti con il
mondo americano. E accenna poi anche alla mancata apertura di una trattativa per salvare la sua vita, per liberarlo. “Vi è forse, nel tener duro contro di me, un'indicazione americana e tedesca?”, scrive Moro. Le sue parole però vengono
ignorate, addirittura svilite dalla commissione che si sta occupando di gestire la crisi al Viminale, messa su da Cossiga, che si scoprirà più tardi essere composta sostanzialmente da P2isti. Tra i più accaniti a delegittimare Moro c’è il prof. Ferracuti, un criminologo molto vicino a Cossiga, raccoglie le firme di 75 intellettuali che sostanzialmente ipotizzano che Moro non fosse nel pieno delle sue facoltà mentali, addirittura sotto uso di droghe o in balìa dalla Sindrome di Stoccolma. Questo ovviamente non è vero. Ferracuti, bisognerà ricordarlo, è sostanzialmente un uomo che collaborerà con i servizi segreti italiani e americani. Moro capisce il gioco e scrive immediatamente alla moglie e alla Dc e dice: “Sono in perfetta lucidità. Non è giusto dire che non sono capace”. Screditare lo statista serviva sostanzialmente ad attenuare la portata delle sue informazioni alle Br, e cominciare a far accettare, rendere meno dura la morte, la sua scomparsa, agli italiani. Cinque giorni dopo il comunicato delle Br, infatti si cambia passo, si cambia la strategia nella gestione della prigionia di Moro da parte delle Br. Cinque giorni dopo, il 15 aprile, uscirà il comunicato n. 6 dove c’è sostanzialmente la condanna a morte di Moro e le Br non pubblicheranno più altro. Non pubblicheranno nonostante avessero elogiato la collaborazione di Moro nei precedenti comunicati e avessero annunciato di condividere con il popolo tutte le informazioni. Non pubblicheranno sopratutto quell brano di Moro il memoriale che riguardava Andreotti. Andreotti era stato dipinto da Moro come l’uomo più vicino, con Taviani, agli apparati americani, uomo della Dc. E poi critica con asprezza la sua
«incredibile spregiudicatezza» nella gestione e nell'esercizio del potere. Parla di Andreotti anche del suo coinvolgimento nella vicenda Italcasse nel pieno dell'inchiesta giudiziaria. E se Taviani ormai era fuori dai giochi istituzionali, Andreotti era nel pieno della gestione del suo potere, era il leader, era il premier in quel momento. Perché le Brigate rosse non pubblicheranno quel brano del memoriale che rimarrà segreto per altri dodici anni, fino al 1990 e verrà pubblicato quando ci sarà un contrasto aperto tra Andreotti, Cossiga e Craxi, anche quando c’è un po’ di fibrillazione tra i servizi segreti dopo la parziale pubblicazione delle liste Gladio da parte di Andreotti. Perché le Br non hanno pubblicato quelle informazioni su Gladio? Avrebbero potuto mettersi una medaglia nel pieno della lotta armata, nel momento più alto avrebbero potuto appendersi una medaglia e avere la conferma di quello che dicevano sempre, cioè che l’Italia era un Paese sottoposto al giogo americano. Ecco, perché non hanno pubblicato quei documenti?
L’eliminazione di Moro dalla scena politica si verificò proprio nello stesso periodo in cui lo statista stava perseguendo una concreta alleanza di governo con il Partito comunista. Una mossa strategica fortemente osteggiata dal governo statunitense. Già dalla fine del 1968 Moro espresse apertamente al proprio partito la volontà di collaborare con l’opposizione comunista, al fine di garantire un governo stabile tra il PCI e la DC. Tale convergenza politica, definita come «strategia dell’attenzione», risultò chiaramente agli occhi degli Stati Uniti e da Kissinger come l’inizio di una possibile spaccatura interna al blocco occidentale. Su tale questione il punto di vista del Dipartimento di Stato americano sembrò essere stato piuttosto chiaro e netto. Il comunicato del 12 gennaio 1978 del Pentagono alle istituzioni italiane non lasciò dubbi su come si sarebbe dovuto agire:
"Esperti del Governo hanno ripetutamente espresso tali vedute sulla questione della partecipazione dei comunisti ai governi dell’Europa occidentale. La nostra posizione è chiara: noi non siamo favorevoli a tale partecipazione e vorremmo veder diminuire l’influenza comunista nei paesi dell’Europa occidentale. Come abbiamo detto in passato, riteniamo che il modo migliore per conseguire questi obiettivi sia attraverso gli sforzi dei partiti democratici per soddisfare le aspirazioni popolari di un governo efficiente, giusto e aperto alle istanze sociali".
Si trattò della cosiddetta “dottrina Kissinger”, secondo la quale i governi democratici (in particolare quello italiano) avrebbero dovuto seguire una linea politica di intransigente condanna nei confronti dei partiti comunisti. Nata alla fine degli anni sessanta quando Kissinger divenne Consigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza di Richard Nixon, questa strategia diplomatica d’intolleranza verso il blocco sovietico si originò a partire dal quadro internazionale che ormai fin dalla crisi della guerra in Vietnam sembrava instabile per gli Stati Uniti.
Tratto dal saggio di Francesco Landolfi qui consultabile
https://journals.openedition.org/diacronie/5162
Allegati
Il segreto delle Brigate Rosse
Paolo Mondani
Fonte: Report 7.1.20245076 Kb - Formato pdfIl più tragico degli eventi, l’agguato di via Fani e l’assassinio di Aldo Moro, per anni si è cullato su una verità rassicurante e riconosciuta, quella contenuta nel memoriale Morucci - Faranda. Ma le domande politiche che 46 anni fa gravavano sull’azione del commando brigatista oggi si ripropongono.
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