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Riportiamo l'editoriale apparso sul foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

E' Genova, nel 2001

Non e' la Russia di Stalin, non e' il Cile di Pinochet, non e' l'Uganda di Amin, non e' la Cambogia di Pol Pot, non e' Guantanamo, non e' Abu Ghraib
Peppe Sini
Fonte: La nonviolenza e' in cammino. 868 - 14 marzo 2005

Un manipolo di sadici rapisce molti uomini e donne, spesso poco più che ragazzi.

Li porta nella camera delle torture. Minaccia, umilia, sevizia, rompe corpi ed anime per sempre.

Non è la Russia di Stalin, non è il Cile di Pinochet, non è l'Uganda di Amin, non è la Cambogia di Pol Pot, non è Guantanamo, non è Abu Ghraib.

E' Genova, nel 2001. E il manipolo dei sadici agiva in nome e per conto dello Stato italiano. Ma per le leggi dello Stato italiano, come per la coscienza di ogni essere umano, quella condotta era un crimine, un crimine orribile. E il comma quarto dell'articolo 13 della Costituzione della Repubblica Italiana non lascia adito a dubbi: "E' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà".

"Meditate che questo e stato", ha scritto una volta per sempre Primo Levi. Dinanzi alla violenza scatenata non si può fingere che non ci riguardi, essa riguarda sempre l'umanità intera.

E proprio perché da persone amiche della nonviolenza abbiamo sempre sostenuto senza esitazione gli operatori delle forze dell'ordine nella lotta contro il crimine, per la sicurezza di tutte le persone, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; e proprio perché da persone amiche della nonviolenza abbiamo sempre denunciato e contrastato i violenti, gli squadristi e i provocatori al male sovente infiltrati fin nei movimenti che si dicono di pace ma che non sono movimenti di pace finché non decidono di opporsi sempre alla violenza assassina, finché non scelgono la nonviolenza; proprio perché da persone amiche della nonviolenza ci sta a cuore la difesa dello stato di diritto e delle istituzioni democratiche, della civile convivenza e del retto condursi, delle leggi quando sono - come devono essere sempre - il sostegno del debole e il soccorso dell'oppresso, della democrazia come metodo e come sistema; proprio per questo a maggior ragione possiamo e dobbiamo chiedere verità e giustizia, piena verità e compiuta giustizia, anche per quanto accaduto a Genova nel 2001.

Senza esitazioni, senza ambiguità. La verità, la giustizia, la misericordia: la comune umanità.

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