La storia delle bugie
Come funziona il controllo del pensiero nelle società che si dicono libere? Perché giornalisti famosi sono tanto ansiosi, quasi per riflesso incondizionato, di minimizzare la colpevolezza di leader politici come Bush e Blair che condividono la responsabilità dell’attacco non provocato a un popolo indifeso, della devastazione della sua terra e dell’uccisione di almeno 100mila persone, in gran parte civili, dopo aver cercato di giustificare questo crimine atroce con menzogne comprovate? Perché un reporter della Bbc descrive l’invasione dell’Iraq come "una vendetta di Blair"? Perché le emittenti radiofoniche e televisive non hanno mai associato Gran Bretagna e Stati Uniti al terrorismo? Perché tali comunicatori privilegiati, con accesso illimitato ai fatti, si sono allineati nel descrivere un’elezione non controllata, non verificata, illegittima, cinicamente manipolata, effettuata sotto una brutale occupazione, come "democratica" e con l’immacolato proposito di essere "libera e giusta"?
Sarà che non leggono la storia? O la storia che conoscono, o che preferiscono conoscere, è soggetta a tali amnesie ed omissioni da produrre una visione del mondo attraverso uno specchio morale unilaterale? Questa medaglia di una sola faccia assicura che la maggior parte dell’umanità sia trattata in base alla sua utilità per "noi", la sua necessità o meno, il suo merito o demerito dal nostro punto di vista. Un esempio: la nozione di curdi "buoni" in Iraq e di curdi "cattivi" in Turchia. La convinzione infallibile del fatto che "noi" nell’Occidente dominante abbiamo modelli morali superiori ai "loro". Uno dei "loro" dittatori (spesso un nostro vecchio cliente, come Saddam Hussein) uccide migliaia di persone ed è descritto come un mostro, un secondo Hitler. Quando uno dei nostri leader fa lo stesso, è trattato, nella peggiore delle ipotesi, come Blair, in termini shakespeariani. Coloro che uccidono persone con autobombe sono "terroristi"; coloro che uccidono molte più persone con bombe cluster sono i nobili occupanti di un "pantano".
L’amnesia storica può diffondersi rapidamente. Appena dieci anni dopo la guerra del Vietnam, che io seguii come giornalista, un sondaggio negli Stati Uniti rivelò che un terzo degli americani non riusciva a ricordare quale parte il loro governo avesse appoggiato. Questo mostra il potere insidioso della propaganda dominante sul fatto che la guerra fosse essenzialmente un conflitto di "buoni" vietnamiti contro "cattivi" vietnamiti, in cui gli americani erano stati "coinvolti" per portare la democrazia al popolo del Vietnam del sud che affrontava la "minaccia comunista". Tali supposizioni false e disoneste permeano la copertura dei media, con onorevoli eccezioni. La verità è che la guerra più lunga del XX secolo fu condotta contro il Vietnam, del nord e del sud, comunista e non comunista, dagli Stati Uniti. Fu un’invasione non provocata della patria e della vita dei vietnamiti, come l’invasione dell’Iraq. L’amnesia assicura che, mentre le morti, relativamente poche, degli invasori sono costantemente riconosciute, la morte degli oltre cinque milioni di vietnamiti è consegnata all’oblio.
Quali sono le radici di questo fenomeno? Certamente, la "cultura popolare", specialmente i film di Hollywood, può determinare cosa e quanto poco ricordiamo. L’educazione selettiva in età precoce svolge la stessa funzione. Mi hanno inviato una guida per studenti di storia contemporanea internazionale, ampiamente utilizzata, riguardo al Vietnam e alla guerra fredda. Il suo contenuto è appreso da ragazzi delle scuole britanniche dai 14 ai 16 anni che si preparano per il critico esame Gcse. Riguarda la comprensione di un periodo storico fondamentale, che dovrà influenzare il modo in cui leggeranno le notizie di oggi sull’Iraq e su altro.
È scioccante. Afferma che in base all’accordo di Ginevra del 1954 "il Vietnam era diviso tra nord comunista e sud democratico". Con una sola frase, la verità è sbrigata. La dichiarazione finale della Conferenza di Ginevra divideva il Vietnam "temporaneamente" fino all’indizione di elezioni libere nazionali da tenersi il 26 luglio del 1956. C’erano pochi dubbi sul fatto che Ho Chi Minh avrebbe vinto e formato il primo governo democraticamente eletto del Vietnam. Il presidente Eisenhower non aveva certamente dubbi riguardo a questo: "Non ho mai parlato con una persona esperta di questioni indocinesi che non fosse d’accordo con me - scriveva -: l’80% della popolazione avrebbe votato per il comunista Ho Chi Minh come leader".
Non solo gli Stati Uniti si rifiutarono di permettere all’Onu di amministrare le elezioni fissate due anni dopo, ma anche il fatto del "democratico" regime del sud era un’invenzione. Uno degli inventori, il responsabile della Cia Ralph McGehee, descrive nel suo magistrale libro "Inganni fatali" (Deadly Deceits) come un brutale mandarino espatriato, Ngo Dinh Diem, fu importato da New Jersey per fare il "presidente" e come un governo impostore fu collocato al potere. "Fu ordinato alla Cia – scrive – di sostenere tale illusione attraverso la propaganda dei media".
Realizzarono elezioni falsificate, salutate in Occidente come "libere e giuste", con responsabili americani impegnati a fabbricare "un’affluenza dell’83% malgrado il terrore Vietcong". La guida non dice niente di tutto ciò, neppure che "i terroristi", che gli americani chiamavano Vietcong, erano anche persone del sud che difendevano la loro patria dall’invasione americana e la cui resistenza era di popolo. Per Vietnam leggasi Iraq.
Il tono di questo opuscolo è dal "nostro" punto di vista. Non c’è informazione del fatto che esisteva un movimento di liberazione nazionale del Vietnam; semplicemente quella di "una minaccia comunista", semplicemente la propaganda che "gli Usa erano terrorizzati dal fatto che molti altri Paesi potessero diventare comunisti e aiutare l’Urss ed essi non ne volevano un numero più alto"; semplicemente che il presidente Johnson "era deciso a mantenere il Vietnam del sud libero dai comunisti" (il corsivo è nell’originale). Si prosegue rapidamente fino all’Offensiva del Tet nel 1968, "terminata con la perdita di migliaia di vite americane – 14mila nel 1969 – in gran parte giovani". Non c’è alcuna menzione dei milioni di vite vietnamite perse nell’offensiva. E l’America iniziò solamente "una campagna di bombardamento": non c’è riferimento al maggior tonnellaggio di bombe mai sganciate nella storia della guerra, a una strategia militare concepita deliberatamente allo scopo di forzare milioni di persone ad abbandonare le proprie case e ai prodotti chimici utilizzati in modo da alterare profondamente e geneticamente l’ambiente, lasciando nella rovina una terra prima generosa.
Questo opuscolo riflette le deviazioni e le distorsioni dei manuali ufficiali come il prestigioso manuale di Oxford e Cambridge utilizzato da tutto il mondo come modello. La sua sezione sulla guerra fredda si riferisce all’"espansionismo" sovietico e alla "diffusione" del comunismo, non c’è una parola sulla "diffusione" predatoria degli Stati Uniti. Una delle sue questioni chiave è: "Quanto effettivamente gli Usa hanno contenuto la diffusione del comunismo?". Il bene contro il male per menti non orientate.
"Caspita, una marea di cose potrai imparare qui…", dicono gli autori dell’opuscolo, "per apprendere in maniera corretta". Caspita, l’impero britannico non è esistito; non c’è nulla sulle atroci guerre coloniali che sono state un modello per la potenza che è venuta dopo, l’America, in Indonesia, Vietnam, Cile, El Salvador, Nicaragua, per nominarne appena alcune lungo la scia di sangue della moderna storia imperiale di cui quella in Iraq è la più recente.
E ora l’Iran? I tamburi di guerra sono già partiti. Quante altre persone innocenti devono morire prima che coloro che filtrano il passato e il presente si risveglino alla propria responsabilità morale di proteggere la nostra memoria e le vite degli esseri umani?
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