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In morte di un uomo che parlava di pace

Non sono le parole che modificano la vita. È la volontà degli uomini. Un grande uomo, come Karol, ha saputo prestare le parole a chi non sapeva o poteva farle sentire. Un uomo che ha avuto la ventura di ricoprire un ruolo ben visibile.
Ciò che fa male alla mia mente è il pensiero che tutto, il Bene e il Male, possano essere attribuiti a unica persona, a un'unica "bandiera". Che si dimentichi che certi valori etici sono prerogativa di tanti... Che pace, giustizia, solidarietà si fondano su ognuno di noi. Dentro ognuno di noi. Che non si possono aspettare "dall'alto", parole che tutti riconosciamo valide...
8 aprile 2005
Paola Maccioni

Muore un UOMO, prima che il papa. Conclude la sua vita biologica un grande uomo. È la sua eccezionale umanità che l'ha portato ad essere un papa carismatico. Personalmente l'ho apprezzato in alcuni momenti, in cui era l'uomo che parlava, lontano dalle tante ipocrisie ecclesiali. Non mi sembra giusto comunque farne un'apologia di pace, perdono ecc.: sono e sono stati sempre in tanti i leader spirituali di ogni religione che hanno teso per primi la mano... solo non si è voluto "pubblicizzare" questo, nella cattolica Italietta, mai che "pace e perdono" possano diventare dominio di un dio diverso...
Grandi uomini muoiono ogni giorno. Piccoli grandi uomini che nessuno conoscerà mai. E che con il lavoro delle loro mani, con il peso che portano ogni giorno sulle spalle, contribuiscono a cambiare e rendere migliore questo mondo.
Non sono le parole che modificano la vita. È la volontà degli uomini. Un grande uomo, come Karol, ha saputo prestare le parole a chi non sapeva o poteva farle sentire. Un uomo che ha avuto la ventura di ricoprire un ruolo ben visibile.
Ciò che fa male alla mia mente è il pensiero che tutto, il Bene e il Male, possano essere attribuiti a unica persona, a un'unica "bandiera". Che si dimentichi che certi valori etici sono prerogativa di tanti... Che pace, giustizia, solidarietà si fondano su ognuno di noi. Dentro ognuno di noi. Che non si possono aspettare "dall'alto", parole che tutti riconosciamo valide...
Sono morte più di duemila persone, qualche giorno fa. E ancora prima... e ancora ogni giorno... quante persone eccezionali c'erano tra loro? Non si è fermato niente... Di numero UNO ce ne può essere solo uno sul podio... ma sono tutti gli altri numeri che gli consentono di essere tale.
Il rispetto della vita e della morte è dovuto a tutti. E non in funzione di un ruolo, per quanto importante e carismatico possa essere.
Si è cercato di fare di lui una bandiera di pace, ma la parola Pace non è identificabile con una persona, con una associazione, con un qualsiasi movimento.
Tutti nominano la pace. Tutti la vogliono e cercano di ottenerla con i mezzi che ritengono più idonei: c'è chi come Bush bombarda, c'è chi gli da ragione e lo segue e aiuta; c'è che si da fuoco; chi digiuna; chi muore per l'Ebola o per altri virus; c'è chi si fa saltare in aria insieme a persone che la pensano diversamente. C'è chi, per la pace, accetta "il meno peggio"...chi in silenzio fa del suo meglio.
In nome della pace universale non sarebbe il caso di fermarsi a riflettere sulla possibilità di una strategia comune, non basata sulla guerra agli strumenti che altri usano, per quanto iniqui possano essere? Pace è perdono, comprensione, accettazione... farsi ultimi... per riuscire a fare tutto questo, molte volte, solo il Silenzio aiuta. Solo in silenzio si può ascoltare quanto ognuno di noi è intimamente pronto ad ascoltare, perdonare, comprendere,accettare... per poi costruire realmente la PACE diventando in prima persona, strumento di pace: un mattone di pace, un pane di pace, un orto, un medico, un giornalista di pace. Senza bisogno di parole o manifesti. Senza bisogno di bandiere. Senza bisogno di articoli. Per ogni uomo che muore si dovrebbe poter dire: è morto in pace, dopo aver vissuto (non battuto o combattuto che sono termini della stessa area semantica di guerra) per la pace.
La pace è una responsabilità individuale. Non si è uomini di pace solo leggendo un giornale. Solo perché cattolici. Perché si vota in un certo modo. Perché si è occidentali.

Sono una donna di pace perché riconosco in chiunque altro la bella copia di me stessa. Abituata al silenzio di parole che non sempre capisco, ho imparato a distinguere chi la pace la fa, da chi la predica.

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