Agonia e vocazione dell’Occidente
Una attenta analisi e una acuta riflessione sulla guerra che, partendo dalla contingenza del nostro tempo, arriva ad indagarne le più profonde radici antropologiche, economiche e giuridiche. È quello che riesce a fare, “con passione e rigore argomentativo” – come scrive Ottavo Di Grazia nella prefazione – Raniero La Valle nel suo ultimo libro, appena arrivato nelle librerie e nelle botteghe del commercio equo e solidale: Agonia e vocazione dell’Occidente (Altreconomia – Terre di Mezzo editore, Milano, 2005, pp.108, 8 euro).
Un tradimento che va contro la modernità e contro lo stesso Occidente, in una sorta di suicidio, inaugurando la stagione della “guerra globale e infinita”, analizzata da La Valle fin dalle sue origini più remote, andando a scovare i fondamenti e il “principio” del pensiero di guerra attraverso il lungo cammino del pensiero occidentale, da Eraclito a Freud. Per poi ritornare alla contemporaneità, al post-1989, che invece di aprire un’epoca di pace e di giustizia – come molti osservatori, al tempo, ipotizzavano – recupera la guerra, “richiamata dal suo esilio, eticamente riscattata e di nuovo adornata e agghindata come una sposa”.
Fino alla nascita della “guerra preventiva”, teorizzata nel settembre 2002 nel documento The national security strategy of Usa – che La Valle legge e interpreta come “il manifesto del nuovo Impero” – e praticata da Bush e dai neocon, che sempre più assomigliano a teocon, banditori di un nuovo pensiero apocalittico e secolarizzato in cui anche Dio viene arruolato nelle armate dell’esercito del Bene: “Quello che è accaduto, che sta accadendo, è che il mondo intero si sta trasformando in una ‘fiammeggiante apocalisse’ [...] perché Bush, dopo l’11 settembre, interpreta il mondo e la storia di oggi come il teatro dello scontro tra due mondi, l’uno destinato a vincere, l’altro destinato a perire. La lotta tra il Bene e il Male predicata dalla Casa bianca, la guerra contro il terrorismo, lo scontro di civiltà, progettato dai professori di Harward, e quindi la rottura dell’unità umana in mondi irriducibilmente contrapposti e nemici, sono i nomi e le traduzioni politiche di questa visione gnostica, apocalittica e manichea che si è insediata sul più alto trono del mondo. Con una differenza, però, rispetto all’apocalittica classica. Che qui si tratta di un’apocalittica secolarizzata, destinata a realizzarsi non alla fine dei tempi, ma in questo nostro tempo, qui ed ora, ed è quindi dentro la storia di oggi che un mondo viene rifiutato, nella migliore delle ipotesi abbandonato tra i detriti, ed è qui ed ora che la rottura dell’unità del genere umano si consuma”.
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