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Trekking nel Nepal

9 maggio 2005
MARLA RUZIKA

La storia del Nepal assomiglia a quella di molti altri stati falliti. La sua situazione attuale mi ricorda quella dell‘Iraq – quando il governo americano congedò l’esercito dopo la caduta di Saddam e fallì nel tentativo di creare opportunità di lavoro – , e quello che incombe ora sul territorio nepalese è una minacciosa rivolta.

Tutti vivono nella paura sia delle Forze Armate che dei Maoisti, e c’è chi sostiene che i Maoisti abbiano il 70% del controllo totale sul territorio (sebbene appaia esagerato usare la parola “controllo”). I Maoisti operano liberamente su gran parte del territorio in quanto il governo è assente. Ho sentito storie di persone che sono state costrette ad abbandonare i loro villaggi a causa delle intimidazioni ricevute dagli stessi. I Maoisti, infatti, entrano nelle abitazioni chiedendo cibo e riparo, e poi il governo provoca problemi ai proprietari di casa. Tuttavia anche le Forze della Sicurezza hanno sottratto viveri ai poveri abitanti, con il pretesto che fossero per i Maoisti.

La domanda che sorge spontanea è : “ Come mai i Maoisti danno sostegno quando sono così brutali? “. Il lavoratore sociale della rete Diritti dei Bambini , che sta cercando di creare dei luoghi di pace per i bambini, ha affermato semplicemente: “ Non c’è alternativa. Non c’è niente nel villaggio. Il governo non provvede a nulla”.

Facendo una perlustrazione del luogo, nel giro di una settimana ho visto solo tre scuole ed una clinica. Al coprifuoco vedevo soldati che circondavano l’abitazione di bellissime e giovani ragazze. Per le ragazze, la prostituzione è la loro unica possibilità di guadagno, ed il tasso delle donne è del 20,3%.

Non pretendo di essere una grande conoscitrice del Nepal, ma nelle prime settimane trascorse qui ho avuto oltre venti incontri con gli NGO e i sopravvissuti a Katmandu, e ho molte idee di come noi possiamo dare un sostegno ai difensori dei diritti umani.

Domani andrò in campagna, dove i Maoisti e le Forze della Sicurezza sono entrate in conflitto. La zona è al sicuro ed farò un incontro con i sopravvissuti di entrambe le forze brutali.

La storia di Jit Man :

Questo pomeriggio ho incontrato Jit Man Basket. A 29 anni Jit Man è un editore e un giornalista di una rivista sportiva. Mi ha salutato con un cordiale “Ciao Miss Marla”, e poi mi ha raccontato la storia che segue:

Circa un anno fa egli scrisse un articolo su un azione militare in cui sedici Maoisti disarmati vennero scoperti durante un raduno e successivamente uccisi. (Loro avrebbero dovuto essere arrestati, non uccisi sul luogo, e l’ Amnesty International condannò l’atroce gesto).

Due mesi dopo, quando l’articolo venne pubblicato, Jit Man stava sorseggiando un thè nel locale di un amico vicino all’aeroporto, quando tre uomini in abiti civili lo afferrarono, gli legarono i polsi e lo bendarono, dopodiché venne portato in una base militare. Lì gli venne ordinato di sedersi sul freddo pavimento, poi venne colpito, quindi interrogato.

Per 251 giorni i polsi di Jit Man rimasero legati e i suoi occhi bendati. Egli dimenticò cosa significasse vedere la luce del sole e ascoltare il timbro della voce umana. Con l’intervento dell‘Amnesty International e altri gruppi di diritti umani egli venne finalmente rilasciato.

A distanza di quasi un anno la sua schiena è ancora segnata dalle frustate, ha problemi a camminare e soffre di perdite di memoria.

Ogni mese egli deve tornare alla base militare per essere interrogato. Un paio di giorni fa un altro giornalista è scomparso, e Jit Man ha paura di essere portato via di nuovo.

Una torcia accesa a Katmandu:

Martedì pomeriggio sono stata al Tempio principale di Katmandu, con l’Associazione dei Diritti Umani del Nepal. Lì mi è stato comunicato che un leader di un gruppo costituito da insegnanti e membri dell’associazione Sopravvissuti dei Maoisti è stato recentemente assassinato a sangue freddo dai Maoisti. Prima della sua morte era stato rapito due volte nelle aree rurali, ma poi fu rilasciato.

Ho assistito al funerale di questo insegnante e ne ho incontrato molti altri che dovettero abbandonare i loro villaggi a causa delle azioni dei Maoisti. Un’insegnante, Sunia, mi confidò che dovette lasciare la scuola rurale per ragioni di sicurezza. Nel ricordare il suo collega assassinato mi disse:” Lui era il migliore e il più brillante. Ogni giorno loro ne prendono uno”.

Nella religione indù il parente più prossimo al defunto accende una fiaccola per dare inizio alla cremazione. Il figlio di tre anni di questo insegnante mantenne la torcia mentre suo zio reggeva lui e intanto le sue lacrime cadevano sul piccolo.

Perché i Maoisti rivendicano che sono per l’educazione e la salute delle masse quando uccidono gli insegnanti e distruggono le cliniche?

Cosa si può fare?

Il senatore Leahy sponsorizzò un emendamento che adesso è una legge U.S., che pone le condizioni dei diritti umani sul soccorso militare per l’esercito nepalese. (Io sono contro il soccorso militare U.S., visto che non vogliamo un governo maoista). Ho parlato con altri riguardo l’organizzazione di case sicure per gli attivisti dei diritti umani che si sentono minacciati, e linee dirette dove le persone possono denunciare gli abusi subiti.

Avrei così tanto altro da dirti! Sono ancora molto concentrata sulla situazione dell’ Iraq e dell’ Afghanistan, ma essendo stata nel Nepal voglio dedicare almeno poche ore a settimana a questa causa. Il mondo ha bisogno di porre attenzione su questo conflitto. Il Nepal ha bisogno di pace.

Note: Tradotto da Irma di Paolo per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando le
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