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Rimosso parroco di Roma

Schierato per la pace, il vicario gli dichiara guerra

25 maggio 2005
Redazione Adista
Fonte: Adista - 21 maggio 2005

Il processo di normalizzazione avviato nella diocesi di Roma dal card. Camillo Ruini ormai quasi quindici anni fa e diventa vieppiù visibile dai frequenti provvedimenti di rimozioni, o trasferimenti nei confronti di parroci o preti considerati troppo progressisti sul versante politico o ecclesiale, o che abbiano, sulla scia del Concilio, concesso eccessivo spazio e autonomia ai laici nella organizzazione e gestione della pastorale parrocchiale. Il primo caso a verificarsi sotto il nuovo vescovo di Roma, Benedetto XVI, è quello della parrocchia di Santa Galla, nel quartiere romano della Garbatella.

Sull'ultimo numero del bollettino parrocchiale, "Pentecoste 2005", si dà notizia dell'improvviso allontanamento del parroco, don Franco Amatori, dalla chiesa del popoloso quartiere, dove il sacerdote si trovava da ben 21 anni. A don Franco, a partire dal prossimo 30 Giugno, è stata assegnata quella che in gergo clericale è considerata una sine cura, la rettoria di S. Maria in via Lata, antica chiesa del centro storico. 71 anni, ordinato prete nel 1964, Amatori ha una lunghissima esperienza pastorale ed ecclesiale. È stato assistente al Seminario Romano Maggiore; poi, vice parroco a Donna Olimpia (quartiere Monteverde); quindi assistente di Gioventù Studentesca di Roma dal 1965 al 1970 e quindi parroco, a S. Gelasio nel quartiere di Rebibbia dalla metà degli anni '70 (anni che, significativamente, il sito internet di quella parrocchia descrive come animati da "un forte impegno sociale e politico, sotto la spinta degli insegnamenti conciliari"); a partire dal 1984, Don Franco è parroco di S. Galla, una parrocchia che ha contribuito a rendere la Garbatella, negli anni, una tra le più efficienti e frequentate della zona Roma-sud, particolarmente attenta alla formazione di un maturo e consapevole laicato, ricca di iniziative sociali e culturali come il sostegno ai malati di Alzheimer e l'associazione onlus "Il porto", creata per promuovere e gestire in modo autonomo la collaborazione tra la comunità parrocchiale ed il municipio Roma XI.

Le motivazioni ufficiali del trasferimento restano quanto mai oscure. Nel bollettino parrocchiale è stata pubblicata la lettera inviata il 22 febbraio scorso dal cardinal vicario a don Franco. In essa Ruini comunicava laconicamente la decisione "di non protrarre ulteriormente" il mandato di parroco, parlando genericamente di "avvicendamento". I parrocchiani si rifiutano di credere a questa burocratica motivazione e vedono nell'improvviso arrivo in parrocchia di don Maurizio Mirilli, appena ordinato prete, inviato dal cardinal Ruini come viceparroco, il vero inizio dei guai per la parrocchia e per don Franco. Infatti, dopo un solo mese di permanenza a S. Galla, il nuovo viceparroco avrebbe segnalato prima al vescovo ausiliare del Settore Sud di Roma, mons. Paolo Schiavon e, per suo tramite, allo stesso Ruini, una lunga serie di "errori dottrinali" a suo avviso al limite dell'eresia, rilevati nell'attività pastorale e nella predicazione del suo parroco, riguardanti nientemeno che la cristologia, l'eucaristia, la liturgia e la verginità della Madonna. A nulla sarebbero valse le ampie spiegazioni fornite al riguardo dallo stesso don Franco, né la solidarietà e la stima di centinaia di parrocchiani, che hanno inviato una lettera al cardinale Ruini.

Alcuni dettagli di questa vicenda sono contenuti in un lungo memoriale scritto da don Franco per informare i parrocchiani sui termini della sua vicenda. In esso, il sacerdote racconta di essere stato convocato da Ruini il 4 febbraio, dopo che il cardinale (il 20 dicembre 2004) aveva già inviato a don Franco una durissima lettera che il parroco della Garbatella, rimasto "sconvolto e deluso per le minacce" in essa contenute, non ha voluto riportare. Nell'udienza in Vicariato Ruini, "durissimo e intransigente", chiese a don Franco la disponibilità ad essere trasferito, sotto minaccia di processo canonico.
Adista ha chiesto inutilmente a don Franco un'intervista per chiarire i cosiddetti "errori dottrinali" di cui viene accusato e che sarebbero all'origine del suo trasferimento. Don Franco ha posto un netto rifiuto a rilasciare dichiarazioni ad organi di stampa.

Parlano invece i suoi parrocchiani che giudicano pretestuose le motivazioni di carattere dottrinale ed elencano tra i dispiaceri arrecati da don Franco al card. Ruini innanzitutto quello di aver preso la parola dal palco di piazza San Giovanni durante la grande manifestazione contro la guerra il 13 febbraio 2003, insieme ai leader dei movimenti pacifisti e a suor Tiziana Longhitano, francescana dei poveri, per pronunciare un vigoroso no evangelico ai disegni di guerra "preventiva" in Iraq. Per non parlare del Comitato contro la guerra nato proprio nei locali della parrocchia di S. Galla e del volantinaggio fatto dai parrocchiani nelle parrocchie del quartiere dove non tutti i parroci avevano gradito l'iniziativa. Se a questo si aggiunge la collaborazione e l'amicizia tra la parrocchia e il presidente del municipio Roma XI, il comunista Massimiliano Smeriglio, si capisce bene quali possano essere stati i veri motivi a indurre il card. Ruini alla rimozione di don Franco. Il 10 marzo, inoltre, mons. Ernesto Mandara, direttore dell'Ufficio del Vicariato per l'edilizia di culto ha comunicato alla comunità parrocchiale che il Vicariato non concederà più il nulla osta per la ristrutturazione dell'Opera Santa Galla, un ex ospizio per anziani che la parrocchia aveva intenzione di ricostruire e trasformare in un grande centro di accoglienza. Il progetto già c'era. Le concessioni edilizie anche. I soldi per i lavori, quasi 400mila euro (frutto di donazioni, senza alcun onere per la diocesi), interamente disponibili.

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