Dalla Liberia, al Congo, alla Palestina: come esportare ecografi al posto di armi
Esiste un'umanità generosa, altruista, capace di grandi slanci. A questa umanità ci rivolgiamo quando chiediamo un impegno per la pace. E oggi questo impegno passa attraverso l'aiuto alle popolazioni che sono uscite dalla guerra. E' il caso della Liberia. Lì si è attivata un'importante missione umanitaria per riportare dignità e speranza a persone che per 14 anni sono state vittime di guerre, povertà e ingiustizie. A promuoverla è l'Aifo (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), un'associazione nata grazie allo slancio di Raoul Follereau, il fautore della lotta alla lebbra, nato nel 1903 e scomparso nel 1977. Follereau seppe collegare la lotta ad una delle più spaventose malattie - la lebbra - alla lotta contro la povertà e quest'ultima all'impegno per la pace. Vide nella lebbra lo scandalo più grande della sua epoca in quanto non solo sfigurava le sue vittime ma produceva una tremenda emarginazione. Disse Follereau nel 1954 che per guarire tutti i lebbrosi del mondo bastava il costo di due bombardieri nucleari. Il principio è ancora valido ancora oggi. Sbaglia chi pensa che il movimento per la pace si fermi ai cortei. Va oltre. Esiste infatti un mosaico di iniziative che costruiscono ponti diretti con realtà segnate dalla guerra, come appunto la Liberia. Qui l'Aifo promuove un progetto di riabilitazione su base comunitaria che aiuta delle vittime di guerra. Insieme a Simona Venturoli, project manager dell'Aifo di Bologna, in questo progetto è impegnato Francesco Colizzi, un medico di Ostuni che da anni promuove le missioni dell'Aifo in tutto il mondo. Chi volesse riempire il container che partirà per la Liberia può scrivere a simona.venturoli@aifo.it e sapere cosa occorre di più, anche se un elenco di massima è su http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_10440.html
Sarebbe importante che la Puglia seguisse queste vere missioni di pace e cambiasse ruolo, divenendo una regione capace di promuovere lo sviluppo. Meno bombe in Puglia, più container per il terzo mondo. Centinaia di medici che non sanno dove smaltire interi armadietti di medicinali che ricevono come campioni gratuiti. Si raccolgano questi medicinali e, tramite la base Onu di Brindisi, arrivino là dove c'è bisogno. A volte gli ospedali si disfano di attrezzature diagnostiche funzionanti e che vengono sostituite da modelli più sofisticati. Regioni come il Veneto già fanno questo "riutilizzo solidale" delle attrezzature dismesse con ospedali in Palestina o in Congo, risparmiando sui costi di smaltimento. Se c'è qualche amministratore pubblico capace di raccogliere questo appello, non sia timido, non volti pagina ma si faccia avanti e scriva un'email a volontari@peacelink.it
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
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