Colonia : i giovani aspettano Ratzinger
Quei volti dei ragazzi che inseguono le loro passioni
Anche questa volta sono in tanti a rispondere all’appello di Benedetto XVI che invita i giovani a ritrovare l’orgoglio di essere cristiani in questa XX Giornata mondiale della gioventù ieri a Colonia. Annunciata a Toronto da Giovanni Paolo II, che allora convocò i giovani sul tema «Voi siete il sale della terra», l’incontro di quest’anno ha come metafora di fondo «Siamo venuti per adorarlo». Rimanendo fedeli all’esortazione di Wojtyla, che li aveva spronati a proseguire il loro cammino, circa un milione di giovani, ancora affezionati al papa polacco, ha gremito i vari luoghi deputati agli incontri e l’imponente cattedrale dedicata alla memoria dei magi, per adorare come loro Cristo, pronti ad ascoltare B XVI, come simpaticamente ora i ragazzi chiamano il papa tedesco. È commovente toccare con mano quanto i nostri giovani, che vivono il tempo della disgregazione e della contrapposizione di mondi opposti, che assistono impotenti e apparentemente indifferenti alla lacerazione delle famiglie, siano così attratti da una chiamata all’unità. Certamente è importante constatare che, in questo tempo contrassegnato dalla precarietà, dal dubbio e dal nichilismo ogni qualvolta ci sia una proposta significativa, capace di aprire gli orizzonti e offrire prospettive che portino al di là delle barriere create dai falsi bisogni di una società opportunista, i giovani siano pronti, come i magi, a seguire la cometa che illumina la notte.
Tuttavia spesso mi sono chiesto se i tanti giovani convocati per le Giornate mondiali della gioventù, o i tanti che ogni anno si recano a Lourdes o ad altri santuari pronti ad offrire solidarietà ed aiuto a chi soffre, siano davvero mossi dalla fede, se davvero seguano la luce di Cristo o sono una chimera. Basta creare aggregazione per suscitare la fede? Quanti dei Papa-boys o dei giovanissimi barellieri sono motivati a continuare il cammino di fede nel loro quotidiano fatto di discoteche, di fumo e dalle folli corse del sabato sera? Quanti giovani più che dalla fede sono attratti dalla curiosità, dalla nuova esperienza, dal turismo a basso costo, dalla voglia di una vacanza diversa? Le mie osservazioni non nascono certo da una volontà disfattista ma credo che sia necessario fare attenzione a non lasciarsi prendere da facili entusiasmi. Sta di fatto che questo straordinario movimento di giovani, nato con Giovanni Paolo II, nel corso di questi anni non sembra aver arricchito la pastorale delle parrocchie, se si fa eccezione per alcune comunità dove i giovani non sono stati ancora travolti dal facile benessere. Questa è anche la preoccupazione di Papa Ratzinger che si appresta ad arrivare a Colonia per proporre un cristianesimo non emotivo, non da «minestra riscaldata». Certo è che i magi quando andarono a Betlemme per adorare Cristo, non andarono a mani vuote, perché chiunque voglia seguire Gesù deve essere pronto a donare qualcosa di importante o a lasciare qualcosa che gli appartiene, come la samaritana che, riconosciuto il Salvatore, lasciò la sua brocca accanto al pozzo. Cosa sono pronti a donare questi giovani che affollano le piazze o che una settimana all'anno si dedicano agli ammalati? Molti di loro nulla di più di una passione che dura il tempo di una cometa. Ma è proprio questo che deve indurci a riflettere perché quella passione, quel fuoco acceso da eventi straordinari, non vada sciupata, ma possa continuare a bruciare nella vita ordinaria fatta di impegni e di scelte. Forse sarebbe tempo che le parrocchie si adoperassero per rendere straordinario l'ordinario e proporre ai giovani una chiamata diversa. E allora saranno in tanti a cantare con il cuore l'inno che adesso entusiasti cantano per la prima volta insieme a Colonia: «Perché i re lasciarono i loro palazzi? Perché i pastori lasciarono di notte le loro greggi? Perché si inginocchiarono davanti ad un bambino? Quando venne chiesto loro, essi dissero: Venimus adorare eum. Per questo siamo qui, per adorarlo. Per questo siamo qui, per incontrarlo nel pane e nel vino, in te ed in me».
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