Un referendum che riguarda l'umanita' intera. 18
Forum comunitario di lotta alla violenza: Morii in una rissa, e non c'entravo. Un appello per il si' al referendum
[Ringraziamo Maria Eunice Kalil per averci inviato questo appello per il si' al referendum del 23 ottobre per la proibizione del commercio delle armi diffuso dal "Forum comunitario di lotta alla violenza" di Bahia. Maria Eunice Kalil e' responsabile del "Forum comunitario di lotta alla violenza" di Bahia, Brasile. La traduzione - in endecasillabi e un settenario - e' di Benito D'Ippolito]
Sognavo il mio futuro: diventare dottore, esser di quelli che tenaci riescon nella vita vittoriosi. D'un tratto il primo pugno, la sberla poi, e subito il ceffone, e vidi l'arma, l'attimo del colpo: ed era il mio il corpo che cadeva. Gente che corre, gente che gridava. Morii in una rissa, e non c'entravo. Io non ho vinto dunque nella vita. Vinca la vita allora anche per me: vota per il disarmo: scegli il si' salvate gli altri, voi che mi leggete.
Il 23 ottobre vota si'.
Per saperne di piu' sul referendum e sul processo di disarmo visita i seguenti siti:
Paola Del Zoppo: Si'. E una speranza
[Ringraziamo Paola Del Zoppo per questo intervento. Paola Del Zoppo, acuta germanista, autrice di un ponderoso studio sulle traduzioni ottocentesche in lingua italiana del "Faust" di Goethe, sottile traduttrice di autori come Peter Bichsel e Heinz Czechowski, svolge attivita' di ricerca all'Universita' di Siena su temi di letteratura comparata e traduzione del testo letterario; ma e' anche da sempre impegnata nell'Agesci, e in molteplici iniziative di educazione e formazione, di solidarieta' concreta, di difesa dell'ambiente, di pace, di nonviolenza. Ed e' persona limpida e generosa, alla cui scuola sono maturati ragazze e ragazzi divenuti anch'essi persone impegnate e valorose - e questo non e' l'ultimo dei meriti suoi]
Le armi non sono solo oggetti pericolosi, bensi' rappresentano la
razionalita' dell'uomo applicata alla violenza, alla volonta' di supremazia
di un uomo sull'altro. Ogni piu' piccola arma ha, in se', un concentrato di
tutti gli elementi negativi della natura umana.
In un'epoca come la nostra, in cui le armi sono ormai di tutti i tipi, e
possono uccidere da vicino, a distanza, tante o poche persone insieme, dire
no alle armi e' un atto di forte presenza pubblica.
Anche se la violenza e' in chi usa le armi, ancor piu' che nell'oggetto
stesso, e anche se, forse, il ritiro delle armi dal commercio non eliminera'
ogni arma in circolazione, l'operazione rendera' molto piu' rari i casi in
cui le armi vengono usate come strumento per dirimere ogni sorta di
conflitto, come minaccia, come espressione della violenza piu' grande che si
possa compiere, e cioe' l'annullamento dell'altro da se'.
Per questo, un appello per il si' al referendum, insieme alla speranza che,
in un tempo non troppo lontano, in un paese come il nostro possa verificarsi
la stessa azione politica.
Beppe Pavan: Si'. Una grande notizia
[Ringraziamo Beppe Pavan per questo intervento. Beppe Pavan e' impegnato nella bellissima esperienza nonviolenta della comunita' di base e del "gruppo uomini" di Pinerolo (preziosa esperienza di un gruppo di uomini messisi all'ascolto del femminismo con quella virtu' dell'"attenzione" di cui ci parlava Simone Weil), ed in tante altre esperienze di pace e di solidarieta']
Comunque, e' una grande notizia. In Italia, nessuno ha mai pensato di
proporlo. Mentre credo che sarebbe una buona carta per le primarie e per le
prossime elezioni.
No alle armi. Se non ci fossero non si farebbero le guerre (o si tornerebbe
ai colpi d clava in testa?), perche' non ci sarebbero gli eserciti e i
relativi addestratori/addestramenti...
Qualche anno fa la Fim-Cisl aveva provato a contrattare per la riconversione
dell'industria bellica, ma con scarso seguito. Il problema (uno dei
problemi) e' che, se le costruiscono, poi le vendono, in un modo o
nell'altro.
Resta il fatto che se in Brasile davvero vincesse il desiderio popolare di
mettere fuori legge le armi da fuoco e il loro possesso e uso, potremmo
forse trovare il coraggio di fare altrettanto anche nel "civile" occidente,
cominciando dall'Italia: facendo anche riferimento all'articolo 11 della
Costituzione. Per non far guerra, aboliamo le armi.
E aiutiamoci vicendevolmente a crescere nella capacita' di stare nelle
relazioni con ascolto, scambio e rispetto verso ogni creatura diversa da me.
Le donne non sono solo quelle che subiscono le conseguenze, dirette e
indirette, della violenza: ci insegnano anche l'amore per la vita e per la
vita di relazione, senza se e senza ma.
Che la vittoria del popolo brasiliano in questo referendum significhi anche
un passo avanti nella consapevolezza di dover abbandonare la cultura
mortifera del patriarcato, per progredire verso quell'altro mondo possibile.
Porto Alegre e' sempre in Brasile.
Rachele Farina: Si'
[Ringraziamo Rachele Farina per questo intervento. Rachele Farina, storica e docente, presidente dell'Unione Femminile Nazionale nel 1985-1988, ha fondato nel 1986 il centro di studi storici "Esistere come donna"; promotrice di ricerche e organizzatrice di varie mostre di rilevanza internazionale. Tra le sue opere: (con Anna Maria Bruzzone), La Resistenza taciuta, Milano 1976, nuova edizione Bollati Boringhieri, Torino 2003; Dizionario biografico delle donne lombarde, Baldini & Castoldi, Milano 1995; Simonetta: una donna alla corte dei Medici, Bollati Boringhieri, Torino 2001]
Vorrei anch'io sostenere come posso il si' al referendum brasiliano contro il commercio delle armi.
Luca Salvi: Si'
[Ringraziamo Luca Salvi per questo intervento. Luca Salvi fa parte del gruppo di iniziativa territoriale della Banca Etica a Verona; e' impegnato in molte iniziative per la pace, la giustizia, i diritti umani]
Per dire il mio sostegno al si' al referendum brasiliano ho ripreso e velocemente aggiornato una lettera che avevo pubblicato su "Nigrizia" lo scorso anno.
Dal business delle armi a quello del disarmo
L'elezione di Lula nel 2002 aveva suscitato entusiasmi e acceso speranze non
solo in Brasile ma in tutto il mondo, fra coloro che credono in un altro
mondo possibile.
Purtroppo, la sua azione di governo negli ultimi tempi e' stata azzoppata
dalle accuse di corruzione e molto criticata anche all'interno del movimento
per mancanza di coraggio nel realizzare delle svolte radicali in politica
economica. Io credo che cambiare il mondo sia difficile e non possiamo
pretendere di avere tutto e subito, il cambiamento purtroppo richiede tempi
lunghi.
Comunque Lula ha dato dei buoni segnali e ha compiuto dei gesti che possiamo
definire profetici, come quando ha lanciato il programma "Fame zero", quando
ha annullato la commessa per alcuni bombardieri o, ultimamente, con
l'indizione del referendum sulle armi.
Il Brasile, potenza emergente ma con ancora enormi sacche di poverta', e'
anche uno dei paesi piu' armati al mondo. Secondo un rapporto delle Nazioni
Unite e' addirittura al quarto posto per numero di omicidi dovuti ad armi da
fuoco.
L'anno scorso, contro la proliferazione delle armi, per cinque mesi e' stato
sperimentato con successo nello Stato di Parana' un programma di acquisto
dalla cittadinanza delle armi in loro possesso per distruggerle. Nel periodo
considerato sono state tolte dalla circolazione 20.000 armi e gli omicidi
sono diminuiti del 30%. Forte di questo risultato il governo verdeoro ha
deciso di estendere il programma a tutta la nazione. Il programma prevede
l'acquisto da parte dello stato dei fucili dei cittadini al prezzo di 100
dollari e delle pistole a 33.
Si calcola che, grazie a questo programma, 80.000 armi saranno tolte dalla
circolazione, con una spesa complessiva che si dovrebbe aggirare intorno ai
3,3 milioni di dollari. Inoltre e' iniziato un giro di vite che prevede
regole rigidissime per il rilascio delle licenze, la creazione di un
registro nazionale e il divieto di detenzione di armi nei luoghi pubblici.
Il piano di Lula prevede infine un referendum per scegliere se vietare per
legge il commercio di armi.
Se l'esempio di Lula fosse stato seguito dalla coalizione americana in Iraq
un anno fa, forse oggi l'Iraq sarebbe in una situazioni migliore, se non
altro perche' le armi del regime non si sarebbero cosi' diffuse tra la
popolazione. E dal business delle armi, in un paese sull'orlo della
poverta', si sarebbe passati al business del disarmo.
Non si potrebbe tentare di applicare questa semplice ricetta sia in Iraq che
in tutti i paesi teatro di guerre, conflitti, violenze, magari con una
grande iniziativa dell'Onu? Nel mondo si spendono ormai mille miliardi di
dollari all'anno in armamenti, e' ora di invertire la rotta e iniziare a
spendere per il disarmo e la ricostruzione.
Attivo dagli anni '70 (dapprima con la denominazione "Comitato democratico contro l'emarginazione - Centro di ricerca per la pace"), nel 1987 ha coordinato per l'Italia la campagna di solidarietà con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a "Primo Levi, testimone della dignità umana". Dal 1998 ha promosso una "campagna contro la schiavitù in Italia".
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