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Rientro dalla missione in Kanem (CHAD)

9 dicembre 2005
Michele Pierpaoli

Ciao a tutti,
eccomi finalmente di ritorno dal Kanem.

Sto preparando un resoconto della missione, quindi tutti i dati tecnici li troverete lì, per ora accontentatevi di qualche commento. A parte la bellezza e la tranquillità che ho trovato non appena lasciata Ndjamena, la missione è stata anche un modo per scoprire più da vicino un pò delle usanze e della cultura di questo paese.

Per realizzare la missione mi sono servito di una macchina di Acra (300CFA/km) e di un autista di Acra, Mahamat Ousmaine, in quanto la Console Favaretto non mi garantiva il ritorno entro il 15 dicembre, giorno in cui ho l'aereo (propongo di fissare già da adesso una riunione il 15 pomeriggio ore 15:30 al Cirps, perché poi il 16 Andrea non ci sarà e probabilmente neanche io).
Per tutta la missione siamo stati accompagnati dal presidente dell'associazione Adivim, Moustafa, che ci ha introdotto ovunque e soprattutto ci ha tradotto ovunque (grazie a lui sono quindi riuscito a fare a meno di prendere un traduttore a pagamento).

Non sto qui a descrivere i luoghi (per quello c'e' qualche foto che ho fatto, anche se sono decisamente fatte male e non renderanno mai l'idea come dal vivo).
Abbiamo da principio visitato la sede dell'associazione Adivim, che si trova a Mombou, sulla strada tra Massaguet e Mondo.
E' stata la conferma dal vivo di quanto mi avevano esposto a parole: da soli hanno costruito scuole, pozzi, centre de santé, mulino, piantumazione alberi e organizzano il lavoro per lo sfruttamento razionale delle ouaddis circostanti.
Hanno inoltre il riconoscimento come ONG per lavorare su tutto il territorio nazionale. Insomma, sicuramente dei buoni futuri partner.
Quindi siamo arrivati a Mao dove ho alloggiato nella sede del PAM per due notti, aspettando che arrivasse la Console in modo da stabilirimi con la sua equipe nelle tende della UE piazzate alla direzione dell'idraulica di Mao.
Dopo le presentazioni d'obbligo alle autorità locali, ho visitato il villaggio della lista più vicino a Mao: Fadalari, dove grazie all'aiuto di Moustafa e Issen (presidente associazione artisans reparateurs di pompe manuali del Kanem) ho organizzato una piccola MARP (analisi partecipata dei bisogni).
Non è che sia venuta poi un granché, ma mi ha dato comunque una mano a capire meglio dove mi trovassi. Per i risultati vedi relazione che vi manderò.
I giorni seguenti, arrivata la console (che ringrazio, perché si è comportata da vera mamma per tutta l'équipe) ho fatto i villaggi tra Mao e Mondo insieme ai suoi animatori, che stanno svolgendo un'indagine in tutto il Kanem.
Tutti gli altri 11 villaggi li ho fatti invece da solo, con Moustafa, in quanto i nostri tragitti non coincidevano con quelli degli animatori della Console.
Ho seguito le istruzioni che mi sono state impartite e ho voluto fare i 18 villaggi indicati da Pasquale, ma quello che velocemente posso concludere è che il livello di bisogno è veramente sbilanciato. Alcuni di questi villaggi sono messi veramente male, altri rispetto alla situazione circostante strafogano nel benessere (in termini sempre relativi).
Probabilmente i villaggi che sono stati indicati a Pasquale, riflettono solamente il fatto che quel giorno in quella riunione ci fossero o meno persone di quei villaggi lì presenti. Dico questo perchè in rapporto ad altri villaggi sempre della zona - che non sono stati presi in considerazione - stanno molto, ma molto meglio.
Per quanto riguarda Mondo, posso concludere - dopo due mesi qui in Tchad - che è la città-villaggio con più acqua che io abbia trovato in tutto il Tchad (qui a Ndjamena per esempio è da 3 settimane che mi sveglio all'1 di notte, scendo in cortile e riempio il mio secchio d'acqua, altrimenti prima non c'è mai l'acqua).
Hanno acqua tutto il giorno, in tutte le 9 fontanelle sparse per la città.
Alle 6 e mezza di sera, con sole tramontato già da un pezzo, ancora l'acqua buttava con una buona pressione.
Inoltre ho chiesto a tutti quelli che ho incontrato in giro, oltre che nell'incontro realizzato con le organizzazioni di cui vi parlerò dopo, se l'acqua a Mondo fosse un problema.
Tutti mi hanno risposto che a Mondo il problema dell'acqua non c'era proprio, si, ogni tanto quando c'è un pò di tempo nuvolo (praticamente tre giorni l'anno).
Semmai quello che chiedono è acqua per sfruttare l'agricoltura delle ouaddis. Ad ogni modo nella zona il problema acqua c'è, Mondo è solo una piacevole eccezione.
A Mao ho incontrato inoltre un'altra associazione che si occupa di sfruttamento delle oasi vicino a Mao, nonchè di lotta alla desertificazione, piantando alberi e preparando pepinieres (germogli) da dare ad altri villaggi, perché anche loro facciano lo stesso. Anche loro sono molto attivi e alla ricerca di qualcuno che gli dia una mano, soprattutto per quanto
riguarda formazione ed inquadramento. Oltre a loro, un'associazione presente dal '73 circa, anche lei molto ben strutturata, che si occupa degli stessi temi e che con l'ambasciata americana ad esempio sta facendo lotta alla desertificazione, mediante l'ausilio di reti per recintare le zone di piantumazione che spostano poi ogni due anni, quando gli alberi sono in
grado di andare avanti da soli.
Ho anche incontrato l'associazione degli artisans reparateurs del Kanem di cui vi parlavo prima, che chiedono un corso di formazione tecnica e gestionale. Quindi, prima di finire la missione, ho organizzato una riunione con tutte le
organizzazioni di Mondo, portando con me i rappresentanti di queste associazioni di Mao e Moustafa di Adivim.
Alla riunione doveva partecipare anche Sandro, il coorinatore di Acra, che sarebbe dovuto venire su a titolo personale a darmi una mano, ma purtroppo è rimasto a casa immobilizzato, causa mal di schiena dovuto all'accensione un pò maldestra del gruppo elettrogeno.
Anche a Mondo comunque esistono raggruppamenti, che non hanno però ancora lo statuto di associazione e che si occupano per lo più di maraichage e di colletta per fare piccoli commerci. Io ovviamente, dopo una breve presentazione dell'associazione Pane & Rose, ho evitato di parlare, lasciando la parola ai diretti interessati.
La riunione ci ha messo un po' a decollare e dopo la prima mezz'oretta in cui andavano veramente imbeccati, hanno cominciato tutti ad animarsi e soprattutto sono nati legami e accordi di collaborazione e sostegno tra le organizzazioni di Mao e quelle di Mondo per progetti futuri.
La riunione si è conclusa con gli uomini di Mondo che presi bene si erano messi a suddividersi i compiti per realizzare 3 sale per il Centre di santé.
Unico inconveniente, al posto del montone che avevo chiesto al sottoprefetto di preparare per i partecipanti alla riunione, ci siamo ritrovati a mangiare pollo. Ci sarebbero tanti particolari che potrebbero essere precisati, ma sinceramente in questi ultimi giorni voglio mettermi giù a preparare una bozza di progetto da presentarvi.

Ritornato a Ndjamena, ho preparato una piccola presentazione del metodo per realizzare i forages con la macchinetta dell'Unicef - che avevo seguito il fine settimana prima di partire per il Kanem - e l'ho presentata alla delegazione UE e all'Unicef. Sono tutti abbastanza interessati, soprattutto l'Unicef che, oltre a mettere a disposizione la macchina, ha acconsentito ad un'eventuale finanziamento se gli presento un progetto con una certa grazia nei termini che gli ho descritto.
Per quanto riguarda la UE, li reincontrerò martedi mattina e vediamo se sarà possibile ottenere qualcosina di più di un semplice patrocinio. Ho presentato questa presentazione in Power Point anche alla ditta che ha eseguito il forage e che sta cercando di farsi pubblicità. Puntando su questa comunione di interessi, gli ho chiesto un preventivo (ovviamente a prezzi ridotti, perchè anche lui ha i suoi interessi nel farsi pubblicità grazie a noi) che mi darà lunedi mattina.

Quello che vorrei fare quindi è considerare il nostro intervento come uno studio delle potenzialità tecniche di questa macchina in cinque villaggi del Kanem (identificabili tra quelli indicati da Pasquale) quindi a una profondità di 40-45m ed affiancare questo studio a quello che sta facendo ora l'Unicef sui forages manuali, che in quella zona non sono realizzabili (li fanno ma con % di successo del 50%).
La realizzazione verrebbe fatta da questa impresa che ha messo a punto la macchinetta, mentre qualcuno dell'università di Roma (vedrei molto bene Matteo di ISF) in collaborazione con l'università di Ndjamena farebbe una pubblicazione su questa tecnica e procederebbe alla sua standardizzazione. I risultati di questo studio sarebbero poi presentati alla UE, che sta per lanciare il 9°FED e che prevede 250 forages nel Kanem, se lo prendessero in considerazione (è un pò tardi, ma non è detto) e se tutto andasse come dovrebbe, potrebbero almeno triplicare o quadruplicare il numero di forages fattibili con la stessa cifra. Quindi mi sembra che rientriamo a pieno negli obiettivi di Pane&rose).
Ad ogni modo lo studio rimarrebbe e sarebbe utile per future realizzazioni anche in altre zone del Chad.
In tutto questo, bisogna aggiungere formazione e accompagnamento delle attività di formazione dei CGPE (comitati di gestione dei punti di acqua), per le quali - vista la loro dinamicità - proporrò di utilizzare le associazioni locali, già identificate, coordinate e formate da Acra, che ha esperienza in questo campo.
Mettiamo poi insieme a questo la formazione in tecniche di sfruttamento razionale delle oasi e piantumazione delle oasi, in cui Acra ha esperienza, prevedendo l'acquisto delle pepinieres a queste associazioni e di reti (da verificare) e formandole perchè siano le stesse che vadano nei villaggi a sensibilizzare e a piantare alberi.
Tutti i villaggi hanno dimostrato di essere pronti a mettersi a piantare alberi, se qualcuno gli da una mano nel campo della formazione e dell'assistenza tecnica.
Stessa cosa per le quotizzazioni per la realizzazione di forages o altro: nei villaggi i soldi ci sono (a mio avviso, molto più che in molte altre zone del Chad), il problema è che non si sa come spenderli, perché al mercato non c'è niente da comprare, in quanto i trasporti non arrivano e le ouaddis vengono spesso sfruttate male.
Quello che verrà a realizzare il manuale, a mio avviso potrebbe installare degli anemometri nelle zone sopra le oasi, per verificare le potenzialità o meno del vento da utilizzare per irrigare le ouaddis stesse.
Inoltre l'università di agraria potrebbe mandare giù una persona, per cercare di fare ricerche su uno sfruttamento ancora più razionale delle ouaddis stesse.
Il solare per l'irrigazione, a mio avviso non è sfruttabile perché le oauddis sono lontane dai villaggi e quindi la gente si fregherebbe i pannelli, ancora più di quanto già facciano.

Questo a grande linee la sintesi.
Per il resto, ci vediamo in Italia.

Ciao a tutti
Michele

Note: Pane e Rose (http://www.paneerose.com)

Informazioni sul Chad (Ciad)
http://www.continentenero.it/directory/ciad.shtml
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