Un popolo che crede nella pace
11/04/03
Sette mesi fa nasceva "Pace da tutti i Balconi!", una campagna che è riuscita in un'impresa che solo un gruppo di sognatori poteva credere realizzabile: cambiare il volto delle nostre città e dei nostri paesi, cambiare il corso della storia. In questo momento, stimiamo ci siano tre milioni di bandiere della pace sventolanti sulle case, ma anche sulle chiese, sulle scuole, sui municipi, che è come dire che almeno dieci milioni di persone si sono riconosciute in questo simbolo.
Questa fortissima adesione ha certamente contribuito a rafforzare la campagna tesa a fermare la guerra in Iraq che ha avuto il suo apice nella manifestazione di Roma del 15 febbraio scorso, quando sotto una marea di vessilli arcobaleno hanno sfilato circa tre milioni di cittadini, nella più imponente manifestazione pacifista di tutto il mondo, ed ha contribuito a far sì che la mobilitazione per la pace continuasse anche a guerra in corso, con centinaia di migliaia di persone che partecipano quotidianamente a manifestazioni, veglie, fiaccolate, sit-in per la pace, nei circa cinquanta - sessanta eventi (considerando solo quelli più rilevanti) che ogni giorno continuano a costellare l'Italia.
Quello che questi numeri dicono è il risultato di una campagna che il mondo intero guarda stupefatto. Le lettere che ci giungono da chi ha avuto occasione di visitare il nostro paese ultimamente ne sono testimonianza. Quello che le cifre non possono descrivere è il popolo dell'arcobaleno, nato e cresciuto in questi mesi. Un popolo che non è una massa indistinta, ma una folla di volti, ciascuno unico ed irripetibile. Volti, persone che hanno preso posizione sul tema della guerra, con un gesto semplice ma non per questo meno impegnativo o importante.
Questa mobilitazione non è riuscita ad impedire la guerra, ma siamo coscienti che mai come in questo caso l'opinione pubblica abbia influito in maniera determinante sugli eventi: il nostro governo, nonostante abbia sostenuto politicamente la guerra e fornito basi e supporto logistico è stato impossibilitato a intervenire nel conflitto con una partecipazione diretta di soldati e mezzi militari italiani.
Anche a livello europeo si è innescata una reazione a catena che ha isolato e messo in minoranza gli Stati che hanno appoggiato la guerra. La guerra stessa, nelle riflessioni degli interventisti è stata vista come guerra ingiusta ma dolorosamente necessaria! Ciò ha portato ad includere nei piani di chi ha preparato l'attacco il dovere di limitare al massimo le perdite fre i civili, per non perdere del tutto la faccia. Può sembrare poco, ma tutto questo non era affatto scontato, ed è stato possibile grazie ad ogni singola famiglia, scuola, parrocchia, associazione, movimento, istituzione, che ha esposto e mantenuto esposto il vessillo della pace per tutti questi mesi.
Grazie a questo impegno, è cresciuta la consapevolezza rispetto alla guerra ed al problema della giustizia nei Paesi del Sud del Mondo. Sono state smascherate le ipocrisie di chi voleva giustificare la guerra con la lotta al terrorismo o con l'impegno per la libertà e la democrazia. Molta gente ha capito che questa guerra, come tutte le guerre, nasce per soddisfare gli interessi di pochi, mentre crea morte e sofferenze indicibili per i popoli che la subiscono. Il no a questa guerra è diventato il no a tutte le guerre, anche quelle più lontane e dimenticate. Il sì alla pace ha aperto le porte all'impegno quotidiano per nuovi stili di vita più attenti alla giustizia e all'impatto dei nostri comportamenti sull'ambiente e sulle condizioni di vita in tutto il pianeta.
Il frutto più bello della campagna "Pace da tutti i balconi!" è però aver fatto capire una cosa fondamentale: che la pace si costruisce con il contributo di tutti e di ciascuno, per quanto piccolo possa sembrare. Insieme si può arrivare a risultati grandi, a piccoli passi e con sacrificio si possono modificare situazioni che sembravano fuori portata. Ora è importante che questa inestimabile ricchezza umana non si disperda.
Il valore politico di questo movimento non può e non deve essere ingabbiato all'interno di partiti e schieramenti elettorali. Il popolo dell'arcobaleno è e deve restare trasversale, capace di spronare tutti i partiti a compiere gesti di pace, incoraggiando tutti e ciascuno a testimoniare i valori della pace all'interno dei programmi elettorali che vorranno proporre al vaglio degli elettori. Ci auguriamo infatti che i partiti politici facciano tutti la loro parte, dando sempre maggiore spazio alla fame e sete di giustizia e pace che i cittadini in maniera così eterogenea, hanno voluto testimoniare.
Sappiamo che forte potrebbe essere la tentazione da parte delle forze politiche di appropriarsi della bandiera della pace per scopi elettorali. Non è così che potranno rispondere ai cittadini! In Italia tutti hanno percepito che la Pace, lungi dall'essere una parola d'ordine di alcuni partiti politici, era ed è un valore che può essere condiviso da tutti, credenti e non, di destra, centro o sinistra, di qualsiasi razza e ceto sociale.
Le risposte che ci attendiamo dai partiti politici sono altre: vorremmo sapere cosa ne pensano della liberalizzazione del commercio internazionale delle armi (con le modifiche alla legge 185), approvata proprio durante la guerra e passata sotto silenzio; vorremmo sapere qual è la loro posizione sui progetti di difesa comune europea, che prevedono la creazione di altri eserciti ed un ulteriore aumento delle spese militari; vorremmo sapere se si impegneranno affinché, nella futura Convenzione Europea, sia sancito il diritto alla pace, il ripudio della guerra, la neutralità attiva dell'Unione; vorremmo sapere come intendano implementare concretamente il dettato costituzionale che all'art. 11 dice: "L'Italia ripudia la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali".
Ma non solo. Vorremmo anche capire perché ci siamo fermati (dopo le promesse) nel programma di riduzione del debito dei Paesi del Sud del mondo; vorremmo capire quali sono (se ci sono) le proposte per garantire a tutti i popoli l'accesso al cibo, all'acqua, alle cure mediche e sanitarie; vorremmo sapere come i partiti intendono accogliere chi arriva in Italia fuggendo dalle guerre e dalla fame; vorremmo sapere cosa intendono fare di fronte ad un modello economico socialmente ed ecologicamente insostenibile; vorremmo capire che ruolo hanno in mente per il nostro Paese rispetto alle guerre più o meno dimenticate che continuano ad insanguinare il pianeta.
Tutto questo lo vorremmo vedere scritto chiaramente nei programmi dei partiti politici e soprattutto, fin da adesso, lo vorremmo vedere nel loro agire quotidiano in Parlamento e in tutte le sedi Istituzionali. Crediamo che gli Italiani abbiano diritto a queste risposte, per poter decidere di conseguenza. Siamo certi che questa volta non si accontenteranno di barattare queste risposte con qualche bandiera arcobaleno su manifesti e volantini elettorali.
11 Aprile 2003
Hanno sottoscritto l'appello:
Padre Arnaldo De Vidi, direttore del Movimento CEM Mondialità
Padre Alex Zanotelli, missionario Comboniano
Don Luigi Ciotti, Gruppo Abele, Presidente Associazione Libera
Teresa Strada, Presidente di Emergency
Flavio Lotti, Tavola della Pace
Ernesto Olivero, Sermig, Torino
Don Albino Bizzotto, Presidente Beati i Costruttori di Pace
Don Oreste Benzi, Presidente Associazione Papa Giovanni XXIII
Padre Giorgio Beretta, Campagna di pressione "Banche armate"
Padre Marcello Storgato, Direttore del mensile "Missionari Saveriani"
Padre Agostino Rigon, CIMI, Conferenza degli Istituti Missionari in Italia
Don Alessandro Santoro, Comunità delle Piagge, Firenze
Padre Ottavio Raimondo, Direttore EMI
Giovanni Turiano, Presidente Nazionale Gioventù Francescana Minori
Emanuela Imbriaco, Delegata Nazionale Giustizia e Pace Gifra Minori
Daniele Lugli, Segretario nazionale Movimento Nonviolento
Don Franco Tassone, Comunità Casa del Giovane, Pavia
Antonio Vermigli, Direttore Notiziario Rete Radiè Resch
Alessandro Marescotti, fondatore di PeaceLink
Mao Valpiana, direttore della rivista "Azione Nonviolenta"
Massimo Paolicelli, presidente Associazione Obiettori Nonviolenti
Lorenzo Fantacci, presidente nazionale della Gioventù Francescana d'Italia
Padre Mosè Mora, missionario Comboniano
Silvia Marceglia, FEMMIS, Feminine Missionary Information Service
Gianni Novelli, direttore CIPAX, Centro interconfessionale per la Pace di Roma
Suor Patrizia Pasini, Commissione Giustizia e Pace delle Missionarie della Consolata
CNCA, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza
Pax Christi
Manitese
Associazione Botteghe del Mondo
Roba dell'Altro Mondo
Agesci, Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani
Attac Italia
Nigrizia
Missionari Comboniani
Gioventù Francescana Minori
Gioventù Francescana d'Italia
Associazione Papa Giovanni XXIII
Vita, il settimanale
Campagna per la riforma della Banca Mondiale
Medici senza frontiere
Volontari nel Mondo - FOCSIV
Mi.Se.F. Missionari Senza Frontiere
Associazione ONG italiane
CIPAX, Centro interconfessionale per la Pace di Roma
Coordinamento Campagna "Pace da tutti i balconi!":
Massimiliano Pilati, Rete Lilliput, Gruppo di Lavoro Tematico "Nonviolenza e Conflitti"
Francesco Vignarca, Rete Lilliput (Nodo di Como) e Coordinamento Comasco per la Pace
Tiziano Tissino, Beati i Costruttori di Pace
Nicoletta Landi, Rete Lilliput (Nodo di Bologna)
Michele Sciarabba, Rete Lilliput (Nodo di Pavia)
Marco Servettini, Rete Lilliput (Nodo di Como) e Coordinamento Comasco per la Pace
Carlo Burelli, Manitese
Diego Cozzuol, CEM Mondialità
Luca Mucci, presidente Associazione di solidarietà internazionale Modena Terzo Mondo
Lorenzo Salvadorini, Associazione Chiodofisso
Enrico Marcandalli, Peacelink
Francesco Iannuzzelli, PeaceLink
Maria Grazia Bonollo, Vicepresidente Beati i Costruttori di Pace
Giorgio Bugliesi, Commissione Giustizia e Pace, Parrocchia S. Angela Merici, Milano
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