Appello per il filosofo Jahanbegloo, sparito nelle carceri iraniane
Un appello, lanciato in Italia dalla rivista Reset, per la liberazione di Ramin Jahanbegloo, intellettuale persiano dissidente, recentemente arrestato in Iran corre sul web. Ramin Jahanbegloo è un filoso di fama internazionale, già studioso alla Sorbona di Parigi e a Harvard negli Stati Uniti, capo del dipartimento di studi contemporanei dell'università di Teheran, che aveva preso pubblicamente posizione contro Ahmadinejad e dopo l'elezione di quest'ultimo al vertice dello Stato si stava trasferendo a Nuova Delhi. È stato invece arrestato il 3 maggio scorso all'aeroporto di Teheran con l'accusa di «rapporti con gli stranieri», un'accusa che nello stato degli ayatollah equivale a quella di spionaggio e di delitti contro la sicurezza. Ed è attualmente detenuto in una prigione segreta. Di lui si sono, cioè, perse completamente le tracce. Soltanto mercoledì scorso circa duemila studenti dell'università di Teheran hanno manifestato duramente contro il regime e contro la detenzione di Jahanbegloo. La manifestazione, con sassaiole e duri scontri con la polizia iraniana che ha anche fatto irruzione nei dormitori si è conclusa con una quarantina di agenti feriti e un numero a tutt'oggi imprecisato di arresti.
Ramin Jahanbegloo è irano-canadese, ha insegnato anche all'università di Toronto. E probabilmente si trova adesso nella prigione di Evin, tristemente famosa come luogo di tortura e massacri. Proprio là è stata assassinate la fotografa canadese d´origini iraniane Zahra Kazemi per i suoi reportage sugli abusi nelle carceri iraniane. Jahanbegloo era molto attivo su Internet (il suo sito ufficiale di Jahanbegloo: http://iranproject.info/). E attraverso la sua attività nella Rete stava cercando di portare avanti le sue idee di libertà e di critica ai modelli imposti di modernità sia dalle autorità ecclesiastiche iraniane sia dall'Occidente.
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