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La pace è ben altro che assenza di guerra

La testimonianza di un gruppo di lettori
Giacomo Alessandroni29 giugno 2006

Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo una lettera inviataci da Ettore Lomaglio Silvestri un lettore che - insieme ad alcuni concittadini - ha scritto questa memoria sulla pace e sul suo significato profondo.
I firmatari si dichiarano - politicamente parlando - di sinistra e pertanto rivolgono un appello, che PeaceLink estende a tutte le forze di Governo e d'opposizione, di non votare il rifinanziamento della missione in Afghanistan parandosi dietro la misera foglia di fico "non era scritto nel programma di Governo".

Vorrei, se mi consentite, dire la mia sulla questione Afghanistan. La
pace e' spesso stata considerata un valore, quindi un fine, un qualcosa
da raggiungere, e per cui qualsiasi mezzo e' consentito.
Per questo motivo esiste, nel campo militare, il motto "si vis pacem
para bellum", ossia "se vuoi la pace prepara la guerra", considerando la
guerra come deterrente e quindi come mezzo per raggiungere una pace.

Per Gandhi e per tutti i veri pacifisti, tra cui ci sono anche io, la
pace e' un principio, ossia un metodo di vita, un modo di essere che
naturalmente porta alla pace.
Quindi vale il principio "si vis pacem, para pacem", se vuoi la pace
prepara la pace. Si dice anche che si e' in guerra non solo quando la
guerra e' in atto, ma anche quando la guerra e' in potenza, ossia quando
si lavora per prepararsi alla guerra.

Per questo motivo noi viviamo in uno stato di perenne guerra, in quanto
determinate ed istituzionalizzate parti dei nostri popoli sono
addestrate per andare in guerra.
Ponendo dette premesse e per sintetizzare, posto come dovuto ed
indiscutibile il ritiro delle nostre truppe dall'Iraq, teatro di guerra
che non ci appartiene, oggi si discute se bisogna continuare a permanere
in Afghanistan.
Si giustifica tale presenza come necessaria ponendo la questione che gli
afghani hanno bisogno del nostro aiuto non militarmente ma civilmente.
Ma questo non comporta assolutamente la presenza dell'esercito in
Afghanistan.

Come dice Gino Strada, se gli afghani hanno bisogno di ospedali, perche'
mandargli carri armati?
Allora, invece di mandare militari, mandiamo personale civile, medico,
infermieristico, strutture mediche, esperti politici o quant'altro, ma
non militari in armi.
A questo punto sento, e so che non sono solo, il dovere morale e il
diritto civile di chiedere a chi ho eletto a rappresentarmi al
Parlamento e che e' pacifista per principio, di non votare il
rifinanziamento della missione in Afghanistan, ma a porre le basi per un
finanziamento o un sostegno a quelle missioni civili gia' presenti, come
appunto quella di Emergency.

Diversamente potrebbero venire meno le motivazioni di fondo che mi
spingono a sostenere il Partito della Rifondazione Comunista e l'attuale
governo.

IO VIVO IN PACE E VOGLIO LA PACE

1) Ettore Lomaglio Silvestri
2) Norma Bertullacelli
3) Massimo Dalla Giovanna
4) Comitato per la pace "Rachel Corrie"
5) Social Forum Valpolcevera
6) Maria Teresa Morresi
7) Associazione culturale Sconfiggiamo la mafia
8) Piero Cannistraci
9) Serena Pisano
10) Associazione Regionale Lazio per la lotta contro le illegalita' e le mafie  "Antonino Caponnetto"
11) Elena ROMA CIRCOLO L. CIMINELLI P.R.C. Amendolara
12) Ivano Dalla Giovanna - Genova
13) Fabio Eboli
14) Albino Garuti
15) Rosario Fiorilli
16) Andrea Manganaro

Diamo alle forze di Governo diritto di replica che saremo ben lieti di ospitare nelle nostre pagine

Note: Per aderire all'iniziativa è possibile visitare il sito http://www.petitionspot.com/petitions/outAfghanistan

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