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E' la prima volta che accade

Marcia Perugia-Assisi 2003: messaggio del Papa ai pacifisti

Ha detto: "Occorre riconoscere che forse in questi anni non si è investito molto per difendere la pace, preferendo piuttosto, talora, destinare ingenti risorse all'acquisto di armi. È stato come se si 'sprecasse' la pace. Non poche speranze si sono spente. La cronaca quotidiana ci ricorda che le guerre continuano ad avvelenare la vita dei popoli, soprattutto dei Paesi più poveri". (Fonte: Agenzia Misna)
13 ottobre 2003
ANSA

Marcia Perugia-Assisi 2003 (foto LaPresse)

ASSISI (PERUGIA), 12 OTTOBRE 2003, ORE 16.18 - ''Mi rallegro con gli organizzatori e i protagonisti della Marcia Perugia-Assisi che in questa benemerita iniziativa hanno voluto unire le due dimensioni: l'Europa e la pace. Potremmo dire che esse si sostengono a vicenda: l'una richiama l'altra''. E' quanto sottolinea Giovanni Paolo II in un messaggio letto dal vescovo di Assisi, mons. Sergio Goretti, dal loggiato del Sacro Convento, ai partecipanti alla Marcia per la pace Perugia-Assisi. ''Da giovane - scrive il Papa - ho potuto constatare per esperienza personale il dramma di un'Europa priva della pace. Cio' mi ha ancor piu' spinto ad operare instancabilmente perche' l'Europa ritrovasse la solidarieta' nella pace e divenisse, tra gli altri Continenti, artefice di pace, dentro e fuori dei suoi confini. Sono convinto che si tratta di una missione da riscoprire in tutta la sua forza ed urgenza. E' necessario che il Contienete europeo, rifacendosi alle sue nobili tradizioni spirituali, sappia spendere con generosita', a favore dell' intera umanita', il suo ricco patrimonio culturale maturato alla luice del Vangelo di Cristo. E' questo l'auspicio che affido alla materna intercessione di maria, regina della pace, e di san Francesco, profeta di pace''.

Nel messaggio il Papa ricorda che ad Assisi, nel 1986, per la prima volta, invito' ''per un significativo incontro i responsabili delle varie religioni. Oggi, come allora - prosegue il pontefice - ho davanti agli occhi la grande visione del profeta: tutti i popoli in cammino dai diversi punti della Terra per raccogliersi attorno a Dio come un'unica, grande famiglia. E' il sogno della speranza che spinse il mio venerato Predecessore, il beato Giovanni XXIII, a scrivere la 'Pacem in terris', di cui ricordiamo quest'anno il quarantesimo anniversario, e che codesta marcia della pace intende commemorare''. ''Occorre riconoscere - sottolinea Giovanni Paolo II - che forse in questi anni non si e' investito molto per difendere la pace, preferendo piuttosto, talora, destinare ingenti risorse all'acquisto di armi. E' stato come se si 'sprecasse' la pace. Non poche speranze si sono spente. La cronaca quotidiana ci ricorda che le guerre continuano ad avvelenare la vita dei popoli, soprattutto dei Pesi piu' poveri. Come non pensare alla persistente violenza che insanguina, ad esempio, il medio Oriente e, in particolare, la Terra Santa? Come restare indifferenti di fronte ad un panorama di conflitti che si allarga sempre piu' e interessa varie parti della terra?''. ''Che fare? Malgrado le difficolta' - afferma il Papa - non bisogna perdere la fiducia. E' doveroso continuare ad operare per la pace, ad essere artefici di pace. La pace e' un bene di tutti. Ciascuno - conclude Giovanni Paolo II - e' chiamato ad essere costruttore di pace nella verita' e nell'amore''.

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