Terrore nei cieli di Londra Allarme rosso «à la carte»
La polizia ora parla di « suicide notes», lettere di suicidio. E sarebbe il colmo se alla fine avesse ragione l'avvocatessa Gareth Peirce che assiste uno dei 25 arrestati per il presunto complotto terroristico del 10 agosto scorso, il più giovane che ha solo 17 anni: «Non ci sono suicide notes, ci sono solo dei wills », ossia testamenti, atti di ultima volontà. «Sono datati 1995 - dice l'avvocato - quando il ragazzo aveva sei anni, chiamarli suicide notesè scandaloso». Erano in una scatola che la polizia ha trovato dalla madre del giovane: probabilmente erano carte di suo padre, che se n'è andato da un pezzo e negli anni 90 faceva assistenza umanitaria ai musulmane di Bosnia. Noteso willsche siano, sono testi scritti e non filmati di rivendicazione registrati in vista del martirio jihadista ormai imminente. Il materiale video sequestrato rimane segretissimo, come tutte le prove.
Senza rivendicazioni video verrebbe giù così un altro pilastro dell'operazione che ha tenuto il mondo intero con il fiato sospeso e bloccato per due giorni il traffico aereo da e per l'Inghilterra, «il nuovo 11 settembre» sventato dai servizi e dalla polizia di sua maestà britannica, il piano che doveva far saltare in aria «nove o dieci» e poi quattro o cinque aerei di linea sulle tratte dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, forse sull'Atlantico e forse - dicono gli americani - addirittura nei cieli delle città Usa, utilizzando un micidiale e inaudito esplosivo liquido che sfuggirebbe ai metal detector degli aeroporti, pronto per essere innescato nelle toilette.
Che l'attacco più spettacolare del secolo non fosse imminente l'ha ormai rivelato il New York Times, senza ricevere smentite. Gli arrestati, e tra loro gli otto presunti aspiranti martiri, probabilmente non avevano mai fissato la data per entrare in azione, altro che il «go now» ordinato dal Pakistan dal presunto capo Rashid Rauf. Non avevano i biglietti aerei, ha scritto il Nyt, alcuni non avevano nemmeno i passaporti. E soprattutto non avevano a disposizione l'esplosivo liquido, che ancora non si sa bene cosa sia e come funzioni. Secondo la rivista tecnica inglese The Registerdoveva essere un composto di acqua ossigenata, acetone e acido solforico, «un prodotto molto sexy dei film thriller di Hollywood...», ma praticamente impossibile da ottenere in una toilette d'aereo senza bruciare sia l'attentatore che la toilette. Quindi potrebbe trattarsi di giovani arrabbiati che sognavano attentati e jihad a Londra per riscattare l'Afghanistan o l'Iraq.
Di più non si può sapere, la stampa inglese è letteralmente imbavagliata dalle leggi antiterrorismo che vietano la pubblicazione di notizie relative a processi che devono ancora svolgersi. Sembra incredibile ma è vero, la «controinchiesta» che ha impegnato un drappello di giornalisti del Nytnon è stata pubblicata sull' Herald Tribune, il giornale stampato in Europa dello stesso gruppo editoriale, né - almeno in un primo momento - sul sito internet della prestigiosa testata liberal newyorkese, perché l'ufficio legale consigliava di non sfidare le leggi britanniche. La ricostruzione del Nyt, riportata in Italia da Repubblica, a Londra non è apparsa nemmeno sul Guardian, che si è limitato a dar notizia dell'autocensura del giornale Usa.
Dei 24 presunti terroristi arrestati nella notte tra il 9 e il 10 agosto, tutti cittadini britannici d'origine pakistana, di età compresa tra i 17 e i 35 anni, undici sono stati formalmente accusati dalla magistratura di «cospirazione per uccidere persone» e di essere coinvolti «nella preparazione di una atto terroristico». Per conoscere le prove, però, anche gli avvocati devono aspettare. Due degli arrestati rimarranno in prigione fino a una formale udienza, il 18 settembre, in cui verranno accusati di aver preparato l'attentato e di detenzione illegale di armi, ovvero una pistola con silenziatore e un fucile detenuti senza autorizzazione ma che non hanno nulla a che fare con il «nuovo 11 settembre». Altre tre persone, inclusa una giovane madre, sono state accusate di non aver informato le autorità di quello che sapevano del presunto complotto. Il diciasettenne rappresentato dall'avvocato Gareth Peirce dovrà affrontare il 19 settembre, accuse non connesse al piano terroristico. Altri sette invece sono stati rilasciati senza accusa, tre l'altro ieri, dopo 28 giorni di detenzione, il limite massimo consentito dalle nuove leggi antiterrorismo volute da Blair.
Il gruppo era sotto inchiesta da oltre un anno, da prima ancora dell'attentato nella metropolitana di Londra del 7 luglio 2005. Fonti ufficiali confermano che Tony Blair, in vacanza su uno yacht nei pressi delle Bahamas, aveva informato George Bush del complotto prima che scattasse la retata. E dalla mattina del 9 agosto l'ambizioso segretario agli interni inglese John Reid parlava di «minacce» terroristiche incombenti da parte di «fascisti solitari», quasi «islamo-fascisti» come dirà poi Bush.
Su quei pakistani d'Inghilterra la polizia inglese era tornata, di recente, su sollecitazione dei servizi di Islamabad, imbeccati a loro volta dalla Cia, che notoriamente infiltra i gruppi jihadisti tra Pakistan e Afghanistan e in particolare il gruppo al-Muhajiroun. La fonte delle informazioni che hanno portato a considerare «imminente» l'attacco con le bombe liquide agli aerei transatlantici è un uomo detenuto nelle carceri pakistane, Rashid Rauf, cittadino britannico di 25 anni, il presunto «capo» della cellula attiva a Londra, colui che avrebbe dato il «via libera» all'operazione, arrestato ben prima del 10 agosto. Rauf, secondo i pakistani, si sarebbe incontrato alla frontiera afghana con un presunto dirigente di Al Qaeda per ricevere istruzioni sull'assemblaggio delle bombe liquide da usare e sulle tecniche per evitare i controlli aeroportuali inglesi.
Dietro il suo arresto potrebbe esserci lo zampino della Cia e dei servizi americani, che senz'altro sono intervenuti per spingere Londra ad anticipare la retata. E' quello che raccontano all'autorevolissima Nbcamericana «fonti della polizia britannica e Usa», mentre gli inglesi - dice ancora la Nbc- avrebbero preferito continuare a osservare il gruppo per un'altra settimana per raccogliere altri indizi». Addiritura un alto funzionario inglese avrebbe informato la Nbc che gli americani avevano minacciato di rapire dal Pakistan Rauf se le autorità inglesi non avessero proceduto immediatamente agli arresti.
In Italia i servizi e gli apparati di più ortodossa obbedienza atlantista giurano e spergiurano sul lavoro dei colleghi inglesi, «se si deve fare prevenzione bisogna intervenire prima, al massimo si può discutere la tempistica dell'operazione», osserva un alto funzionario dell'intelligence che ha seguito da vicino il drammatico agosto londinese. Altri però, nei servizi come nelle forze di polizia, sono più scettici. «Dal primo momento abbiamo compreso che la portata dell'allarme era stata enfatizzata», confida un investigatore. E infatti, al di là delle misure di facciata e dei controlli eseguiti nell'immediato su realtà collegate all'estremismo islamico internazionale, comprese le «retate» che hanno fatto discutere, al Viminale il 10 agosto sono rimasti calmi e tranquilli. Ancora peggiori sarebbero state, secondo alcune fonti, le reazioni dei servizi di intelligence di altri paesi dell'Ue.
Il complotto sventato ha senz'altro favorito Blair che da luglio affronta la crisi del Labour e della sua leadership. E non ha fatto guadagnare molti punti a Bush nei sondaggi in vista delle elezioni di novembre. Ma a Londra è servito anche a rilanciare la battaglia contro il bagaglio a mano sugli aerei, che approfondisce il conflitto con le compagnie aeree già danneggiate dal blocco del traffico e dalla perdita di decine di migliaia di valigie che si registrò nel caos. Oltre che dalle voci su possibili speculazioni sui loro titoli connesse a quella giornata di paura efollia. Vorrebbero abolire del tutto i bagagli in cabina, per poter controllare i colli uno a uno in assenza del proprietario, o almeno far rispettare il limite dei 5 chilogrammi. A Bruxelles hanno detto picche, Londra ci riproverà.
Mercoledì 9, la linea di Reid
Il ministro dell'interno John Reid, che da giovane era uno stalinista assai energico soprattutto con i suoi compagni di partito, parla di terrorismo al centro studi «Demos» di Londra e afferma che la Gran Bretagna è confrontata «probabilmente alle più gravi minacce dalla fine della seconda guerra mondiale» e suggerisce ulteriori restrizioni delle libertà, puntando l'indici in particolare sulla Convenzione europea dei diritti umani, a stata creata 50 anni fa per proteggerci da stati fascisti mentre oggi, dice Reid, la minaccia viene da «fascisti individuali» svincolati dagli accordi internazionali.
La retata scatta nella notte
Nella notte scatta l'operazione, 24 arresti. Tony Blair rimane in vacanza nei Carabi su uno yacht, ma sempre nella notte parla al telefono con George W.Bush.
All'alba l'annuncio della polizia
La polizia metropolitana di Londra annuncia alle 5,35 che un complotto terrorista è stato sventato, parlando e di «operazione di intelligence pianificata anzitempo». Il livello di allerta dei servizi Mi5 viene aumentato a «critico» che significa «attacco imminente».
Ore 9,30: «Morte e distruzione»
Vice commissario di polizia Paul Stephenson descrive il complotto come «un piano per causare indescrivibile morte, distruzione e assassinio di massa»
Ore 13: «Era al Qaeda»
Il secretario della Homeland Security Usa Michael Chertoff dichiara che le aerolinee prese di mira a Londra erano americane. Per il direttore dell'Fbri c'erano «tutti i segnali di un complotto di Al Qaeda».
11 agosto divergenze Usa-GB
Gli inglesi ammettono che gli attentatori non erano ancora pronti per entrare in azione.Gli Usa «erano vicini allo stadio di esecuzione...Non erano ancora seduti nei sedili degli aerei ma quasi».
La conferma: bomba liquida
Peter Clark capo dell'antiterrorismo della polizia di Londra dichiara il 21 agosto alla Bbc che «il materiale per costruire bombe è stato trovato e include sostanze chimiche e componenti elettronici».
L'ombra della speculazione
Il giornale India Daily pubblica il 22 agosto un articolo sui «put options» contrattati sulle azioni di aerolinee poco prima dell'annuncio del 10 agosto. Dopo l'annuncio del complotto sventato le azioni delle aerolinee sono scese del 28 per cento. Anonimi investitori hanno comprato a man bassa queste azioni prima che risalissero di prezzo.
Mancano i fondi per le bombe
Malgrado la confisca dei conti correnti non risulta che gli investigatori abbiano trovato traccia di finanziamenti per l'operazione terroristica. Uno dei sospetti compra un appartamento a giugno per 250 mila dollari, gli altri hanno solo i risparmi di giovani studenti, lavoratori e impiegati appartenenti a famiglie immigrate di ceto basso o medio.
«Al lupo al lupo» Due anni di bufale
Ricino nel metrò londinese
Nel gennaio 2003, due mesi prima dell'invasione dell'Iraq, la polizia inglese annuncia di aver sventato un attentato al ricino. La sostanza velenosa, sequestrata in un appartamento di Londra, sarebbe servita per un attentato alla metropolitana di Londra su ordine di Abu Musab Al Zarqawi. Mesi dopo risulta tutto falso.
La bomba chimica di Aznar
Il 5 febbraio 2003 il premier Jose Maria Aznar informa il parlamento di Madrid di aver sventato un attentato chimico di 16 terroristi contro la Spagna, organizzato da Al Zarqawi. Tutto falso: per il ministero della difesa «le sostanze chimiche trovate non erano nocive, alcune erano solo detergenti per la casa».
Attacco missilistico agli Usa
Nel febbraio 2003, tre giorni dopo il discorso del segretario di stato Colin Powell all'Onu in cui elencava le false prove sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, la sicurezza antiterrorismo Usa fa salire il livello d'allarme ad arancione per la minaccia di un attacco di Al Queda: missili e veleni contro cittadini americani negli Usa. Secondo fonti della sicurezza queste informazioni insieme al sostegno di Al Queda all'Iraq provano che gli Usa affrontano un pericolo simile all'11 settembre.
L'atomica «sporca» di Powell
Il 10 febbraio lo stesso Powell parla della possibilità di un attacco con uso di una bomba atomica «sporca». Giorni dopo si scopre che l'allerta sulla bomba «sporca» era una bufala: un sospetto terrorista incarcerato si era inventato il piano. Il livello arancione però rimane.
A Natale come l'11 settembre
Il 21 dicembre 2003 la Homeland security Usa annuncia che il rischio di un attacco aereo terroristico durante il periodo natalizio è altissimo e che ci sono «indicazioni che gli imminenti attacchi saranno simili se non peggiori di quelli dell 11 settembr»e. Al Queda stava per dirottare aerei della Air France e schiantarli contro obiettivi americani. Tutto falso, i sei attentatori risultano essere un bambino di cinque anni, una anziana signora cinese, un venditore di assicurazioni gallese e tre francesi innocenti.
Bomba nella notte di Kerry
Il 1° agosto 2004, la notte della convention democratica in cui John Kerry accetta la candidatura per la presidenza degli Stati uniti, la Homeland Security aumenta l'allarme per la sicurezza Usa. Fonti Pakistane informano che sono state trovate nel computer di un esperto internet di Osama Bin Laden piani per attaccare i centri finanziari di New York e Washington. Tutto falso: il materiale risaliva a prima dell'attentato contro le due torri.
Attentato a Los Angeles
Nel febbraio 2006 il presidente Bush in un discorso descrive i successi delle agenzie antiterrorismo e dà notizia di un completto sventato nel 2002 che puntava ad attaccare i grattacieli di Los Angeles. Esperti di anti terrorismo e della Cia rivelano che il piano «non è andato oltre lo statdio di un pensiero».
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