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Il punto e le sue croci

Libano, Migranti, Governo, Movimento, Repressione, Leadership
25 ottobre 2006

Il punto e le sue croci

LIBANO – Il prof. Enrico EULI, in una recente intervista su Nigrizia.it, ha affermato: “Voglio essere cinico: attendo il primo morto italiano e vedremo cosa succederà”.

Bene. Nell’ambito del Movimento, proviamo a prefigurare cosa accadrà quando finiranno i giorni di vacanza in Libano e i militari dovranno cominciare a produrre risultati.
Sforziamoci di aprire al più presto discussioni dedicate a temi specifici.

Per l’intanto, una volta chiarite quali sono le regole d’ingaggio, l’unica cosa che blocca l’azione militare ormai è la partecipazione dell’esercito libanese, i cui soldati non sono ancora disposti a combattere contro gli Hezbollah per disarmarli. Senza tale partecipazione, risulta oltremodo sconveniente che siano i soli militari Unifil a usare le maniere forti delle missioni di pace contro cittadini libanesi nel loro proprio territorio.

MIGRANTI – Su “il manifesto” del 30 settembre Alessandro Dal Lago sintetizza in due righe: “Scopo delle politiche migratorie è filtrare i migranti nella paura e nel timore affinché vadano a lavorare in condizioni servili”.

Visto che nelle nostre città i migranti attendono nella paura dell’arrivo di una volante anche le attese dei bus, è la vita nella sua globalità che trascorre in un modo inimmaginabile.
Inoltre, anche i cosiddetti regolari sono a tutti gli effetti dei soggetti politicamente clandestini.

GANDHI – “L’autodifesa può esser violenta o nonviolenta, io ho sempre insistito sulla difesa nonviolenta. Ma devo riconoscere che essa deve essere imparata così come si impara la difesa violenta. Perciò se non si è in grado di esercitare l’autodifesa nonviolenta, non bisogna esitare a metter in opera mezzi violenti...Che i deboli non si affidino mai a un uomo armato. Un tale aiuto li renderebbe più deboli. Se non sono capaci della resistenza nonviolenta, imparino l’arte di difendersi. Non si richiede un corpo forte ma un cuore forte”.

THE U.S.A. – Il Direttore emerito di Harper’s Magazine, Lewis H. Lapham, dichiara su “il manifesto” del 13/10/6 a conclusione di un’intervista: “La semplificazione impera, cresce l’ostilità verso ogni uso del linguaggio che non si conformi agli standard televisivi. Negli Stati uniti agisce una forte tensione anti intellettuale. Stiamo perdendo le parole con cui dare forma e articolazione alla politica”.

E’ stata data l’autorizzazione: negli Usa fra poco la gente mangerà carne e latticini provenienti da animali clonati.

GOVERNO – Il Consiglio dei Ministri ha approvato recentemente una norma sul prelievo forzoso del Dna di tutte le persone fermate in flagranza di reato per qualunque tipo di crimine punito con pene superiori nel massimo a tre anni. Norma che l’Unione aveva osteggiato quando si trovava all’opposizione ed era allora prevista per i soli reati legati al terrorismo...

I Fondi pensione fanno dipendere dall’andamento azionario una buona parte del nostro futuro.

Le decisioni su tutto ciò che è cultura (tranne che per quanto riguarda l’aumento di spesa a favore delle scuole private) colpiscono scuola pubblica e università così come le rassegne stampa e le citazioni di giornali e riviste (d’ora in poi a pagamento). Nella stessa Finanziaria, è stata inserita la norma europea che prevede il prestito - a pagamento - dei libri delle biblioteche pubbliche (troverà concreta applicazione non appena ci sarà bisogno di liquidità).

E Fassino ha dichiarato su Repubblica che l’agenda nei primi mesi dell’anno prevede accordi sia per “una seria riforma delle pensioni” che per “una sanità più efficiente...”
Nel frattempo, il ddl del Ministro Lanzillotta che liberalizza quasi obbligatoriamente i servizi pubblici locali (trasporti, rifiuti, ecc. tranne la rete idrica) è stato collegato alla Finanziaria in modo da portarlo a una rapida approvazione.

Fino a oggi si diceva che il Governo non aveva dato alcun segnale di discontinuità con il passato. Credo che ormai si debba prendere atto che siamo in presenza di un Governo dannoso.

PRODI – Come vediamo, Prodi è un personaggio che non corrisponde alle caratteristiche odierne di un buon comunicatore.
In qualità di premier, visto l’esito risicato delle elezioni perché non ha deciso di voler restare in carica solo per un anno? Potevano essere 12 mesi in cui una coalizione così eterogenea si amalgamava lavorando bene per l’obiettivo dei 5 anni successivi oppure si sfaldava presentandosi poi meno allargata ma più coesa e decisa. In tal modo, ci si poteva davvero porre l’obiettivo di cambiare qualcosa o di rivoltare l’Italia berlusconiana.

MANIFESTAZIONI – Il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza – del quale fanno parte il sindaco Walter Veltroni e il prefetto Achille Serra – ha vietato qualsiasi manifestazione davanti Palazzo Chigi. “Non era mai accaduto, nemmeno ai tempi di Berlusconi” (da “il manifesto” del 20/10/6).

ASSEMBLEE – Se le iniziative pubbliche della durata di due giorni, come quella recente di Firenze, non prevedono temi quali la repressione in atto, la legittimazione della leadership e i primi abbozzi di strutture del Movimento - a mio avviso - non colgono le priorità.

PROCESSI – Attualmente il sistema neoliberista fa fronte alle istanze sociali esclusivamente mediante risposte giudiziarie. Le lotte, i conflitti, le interazioni e i problemi sociali - in generale – sono tenuti nascosti, reclusi.
Negli anni della lotta armata – dal 1969 al ’89 – sono finite sotto processo circa 20.000 persone per varie fattispecie di reato (stima presente in “La mappa perduta” ed. Sensibili alle foglie, 1994), numero che equivale grosso modo a quello sotto processo dal 2001 ad oggi (secondo i dati forniti nelle varie assemblee di Movimento). E - come sappiamo - nei casi recenti non si tratta di omicidi o gambizzazioni ma si va dalla militanza antifascista alla lotta per il diritto a un tetto.
Al di là di qualsiasi altra considerazione, il tema della repressione deve diventare centrale per il Movimento in tutte le sue iniziative.

SOCIALE – Ogni iniziativa non codificata è trasformata in un potenziale reato da imputare a chi è attivo, in modo tale da arrecare fastidi, danni economici e/o limitazioni detentive.
Se qualche centinaia d’anni fa ci fosse stata una tale repressione, probabilmente la società capitalista non avrebbe preso vita. Essa – come si sa - nasce dalla capacità inventiva, imprenditoriale di soggetti sociali all’epoca qualificati come devianti quali gli stranieri, gli ebrei e i protestanti.

CIVILTA’ – Leggendo in giro: “Non esiste nessun reale scontro di civiltà poiché nessuna di esse rimette oggi in gioco le regole economiche”.

ITALIA 2006 – Luca Cordero di Montezemolo nelle cronache ha dichiarato: “La sinistra massimalista frena il Paese. Non possiamo più averla al Governo”. Tale ragionamento si suppone sia riferito in primo luogo al Ministro della solidarietà sociale (unico del PRC), Paolo Ferrero. Quest’ultimo – a mio avviso – sembra invece compiere il minimo indispensabile rispetto a ciò che ha sempre detto e scritto. Ma forse il Presidente di Confindustria ha da proporre qualcuno che ben fotografa il suo proprio pensiero oppure, più semplicemente, può disporre di amici o parenti.

PROPRIETA’ PUBBLICA - E’ ormai chiaro che il vero delitto della proprietà pubblica non è stato quello dell’inefficienza e della corruzione bensì ridurre lo scarto di ricchezza fra le classi.

ISRAELE – Criminali di guerra e violentatori di genere fra le alte cariche istituzionali ovvero l’autosfacelo di uno Stato.

LA PROSSIMA GUERRA - Se ce ne saranno le condizioni, l’Italia con il suo rafforzato ruolo internazionale – in Libano e nel Consiglio di sicurezza Onu – lotterà ancora per ottenere il comando delle forze armate dell’Impero. E a quel punto, magari con il centrodestra di nuovo al governo, è possibile prevedere che “i nostri ministri” si facciano essi stessi promotori di soluzioni su dove e quando colpire. Il Movimento riesce invece a far prendere posizione al “Governo amico” nonché al Parlamento tanto da vincolarli al riguardo delle prossime guerre in programmazione?

CPT - Istituire nelle città interessate dai campi lager un tavolo di lavoro con un solo, unico obiettivo: “Chiudere il CPT”. Lavorarci con o senza le istituzioni locali e alla fine decidere come muoversi...
Nella nostra cultura giuridica, i CPT non hanno alcuna legittimità. Bisogna mettere in croce i rappresentanti politici nazionali e locali che nel tempo si sono impegnati a “superarli”. Insomma, c’è lo spazio per poter incidere nonché tutte le sacrosante motivazioni per chiuderli.

VOTARE – Occorre lavorare per la formazione di un grande movimento a favore dell’astensione in qualsiasi prossima occasione di voto (sono partite in proposito esperienze sia in Chapas che in Brasile). Di fronte all’attuale degenerazione della democrazia, il Movimento contro il capitalismo e il neoliberismo deve dare l’indicazione di astensione e occuparsi di altro, di contenuti; non disperdere le proprie energie a rincorrere inutili scadenze elettorali. L’elezione di tre o quattro parlamentari che la pensano più o meno come noi, non serve a nulla; abbiamo visto che infatti hanno la durata di uno squillo di tromba. Votare Berlusconi o Rutelli o Prodi, ha l’unico senso di attribuire la nostra personale legittimazione a questo stato di cose e di farci avvilire.

Anche nelle istituzione locali, soltanto in quelle piccole c’è un qualche riscontro di fatti concreti. Nelle grandi città, la formula porta a risultati di nessun rilievo seppur dove si riesce a eleggere una o due persone.

ASSOCIAZIONI – Se il responsabile nazionale di un’associazione (mettiamo ad es. l’ARCI) intende rappresentare la propria organizzazione alla Festa di Alleanza Nazionale è ovviamente libero di farlo. Il problema – com’è altrettanto ovvio – è che non faccia perder tempo durante le iniziative di Movimento.

Le grandi associazioni hanno al loro stesso interno varie correnti di pensiero sedimentate nella storia dell’organizzazione. Possono essere compresenti logiche d’azione diverse, quindi diversi obiettivi, atteggiamenti, comportamenti, valutazioni tali da prefigurare a volte la possibile disintegrazione di una qualsiasi organizzazione.

SINDACATI – I sindacati - d’altro canto - sono fatti per trovare soluzioni, firmare accordi. Non è sempre detto che i momenti siano tutti buoni per portare a casa qualcosa. La loro missione li porta di fatto a non avere mai momenti limitati esclusivamente al lavoro all’interno di se stessi.

Come argomenta il prof. Angelo Pichierri: Associazioni e sindacati sono incastonati, ben radicati nelle società cui appartengono. Sono oggi inseriti in una fitta rete di relazioni caratteristiche di una società di mercato. Spesso sono protagoniste di un percorso che le porta a perdere i loro fini originari e dichiarati per sostituirli con il fine della sopravvivenza che porta con sé reddito, prestigio e potere per una parte di funzionari e dirigenti.

NONVIOLENZA – Un paio di anni fa, ci fu all’interno del Movimento un ampio dibattito relativo al rapporto con la violenza. Si diceva, fra l’altro, che era necessario condannarla, che bisognava prendere tutti posizione, ecc. Io, in quei giorni, mi guardavo intorno e mi chiedevo dove fosse la violenza. Non vedevo alcuno spontaneismo violento né tantomeno gruppi armati organizzati. Quindi, a quali episodi, a chi faceva riferimento in primo luogo Bertinotti con le sue accorate dichiarazioni? Oggi - al di là dell’episodio che ha visto anche il Presidente della Camera interessato questa fine estate a partecipare alla Festa di AN - si possono capire tanti perché.
Bertinotti – come sappiamo - è giunto all’approdo di una vita.
Quel dibattito però ebbe un suo ruolo con il nefasto risultato di dividere, depotenziare e, vista la realtà odierna, istituzionalizzare e cloroformizzare il Movimento.

LEADERSHIP – Con milioni di italiani in piazza contro la guerra, il Movimento non ha espresso nuovi leader e si trova all’età della pietra come strutture su cui fare affidamento.
A Bari, un anno fa i rappresentanti di 13 regioni hanno firmato un documento per la chiusura dei CPT. Il Movimento cosa ha fatto per farlo fruttare? Risposta = Zero.

Insomma, è la soluzione migliore quella che dei responsabili nazionali di associazioni, sindacati, ecc siano anche leader dell’intero movimento? Che ci si appoggi a strutture storiche che prima o poi porranno i loro propri legittimi interessi e linee politiche in primo piano? Se la durata e le modalità dei responsabili delle singole associazioni è un fatto loro interno, per quanto riguarda durata e modalità della leadership di Movimento si dovrà pur avere un criterio, un senso logico da affermare e condividere pubblicamente (tutto ciò anche senza scomodare Weber).

CRIMINI – Quando le condizioni lo permetteranno, chi nel tempo ha rappresentato le più alte cariche istituzionali del Paese verrà naturalmente posto sotto processo in merito alla Costituzione (a partire dall’art. 11) e ai morti durante le guerre; e, ancora, chi nel tempo ha amministrato le città interessate verrà posto sotto processo in merito alle attività dei CPT (a partire dai migranti morti lì dentro).

FIRME – Proposta di raccogliere firme per l’avvio di un percorso avente l’obiettivo di abolire l’art. 11 della Costituzione. Sentite le dichiarazioni del Presidente della Repubblica – Giorgio Napolitano - e poi quelle del Ministro degli esteri – Massimo d’Alema -, in merito al rispetto dell’art. 11, le ipotesi - come ho già avuto occasione di scrivere – sono tre. 1) I Padri della Carta costituzionale erano dei guerrafondai e allora ogni guerra, anche se si fa a migliaia di chilometri di distanza, è una guerra che ci interessa e alla quale si può partecipare. L’interpretazione che si dà attualmente è corretta. 2) I Padri della Costituzione erano degli incapaci o non avevano le idee chiare, cioè – volutamente oppure no - non hanno ben spiegato la loro volontà in merito alla possibilità di partecipare alle guerre; un tema fondamentale per un Paese come l’Italia, appena uscito dalla seconda guerra mondiale. Quindi, l’interpretazione attuale è libera. 3) I Padri della Costituzione erano contro ogni tipo di guerra e hanno scritto l’art. 11 della Costituzione italiana intendendone effettivamente il ripudio. E allora il Parlamento e le alte cariche istituzionali tuttora operano fuori dal dettato costituzionale. L’interpretazione attuale è errata, ma questa è una magra consolazione.

A questo punto, piuttosto che lasciarlo lì, facciamo pulizia. Contribuiamo a disboscare l’Italia da lacci e lacciuoli. Abroghiamo l’articolo 11!

MOVIMENTO – Dobbiamo operare ai vari livelli tenendo conto di ciò che ora siamo. Non raffrontiamoci più con le manifestazioni di milioni di persone contro la guerra o con le iniziative oceaniche di Genova e Firenze.
Il rapporto è asimmetrico, non siamo più i rappresentanti della seconda potenza mondiale. Ogni fatto positivo, anche piccolo, è quindi un evento da valorizzare.

Se si chiedesse alla gente di esprimere il proprio pensiero su quanto sia giusto il diritto di proprietà e ancor più su quello di successione, probabilmente le risposte ci sorprenderebbero positivamente. Così come ci hanno ben sorpreso le tante risposte di chi pone ai primi posti degli eventi negli ultimi anni il ricordo della partecipazione personale a manifestazioni per la pace.
Lavorare per porre la lotta contro il diritto di proprietà come punto centrale.

Si partecipa ad assemblee fino a tarda sera, si producono documenti, si possono avere delle noie, si dedica una parte di tempo e cervello a “Un altro mondo possibile”; perché tutto ciò?
Perché ci crediamo con passione. Noi abbiamo passione, gli altri no. Non fanno ciò che facciamo noi a costo zero. La passione ci contraddistingue; va esaltata e continuamente alimentata.

Attribuire la piena legittimità di tutto il Movimento a strutture già esistenti oppure crearne di nuove, condivise (ad es. mailing list di tutte le realtà e delle singole persone; calendario nazionale delle iniziative sul territorio; abbozzare le linee organizzative; formare gruppi specifici di lavoro).

I nostri simboli, valori e passioni sono da innalzare. Rappresentano il collante che ci fa stare insieme e agire.

SENECA: “Quando avrai disimparato a sperare, io ti insegnerò a volere”.

25/10/6 – Leopoldo BRUNO

Nota:
- le affermazioni di Gandhi sono attinte da: Raffaele K. Salinari in Re-esistenza contro sopra-vivenza, Edizioni Punto Rosso/Carta, 2005, II edizione, pag. 150;
- l’affermazione di Seneca è attinta da: Jean Baudrillard – Edgar Morin in La violenza del mondo, Ibis edizioni, 2004, pag. 67;
- le argomentazioni di Angelo Pichierri sono state qui liberamente riassunte dal suo libro: Introduzione alla sociologia dell’organizzazione, Editori Laterza, da pag 19 a 26.

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