Non ce la fate proprio a stare in silenzio?!
(elenco vittime)
Tacete!, così era titolato l’articolo che pubblicammo 12 mesi fa ( http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_13452.html ). Il secondo anniversario dell’attentato di Nassirya si preannunciava come un diluvio di retorica e discorsi inutili e vuoti. E’ passato un anno e nel frattempo è stato celebrato anche il terzo anniversario. Celebrato, parola grossa, probabilmente del tutto fuori luogo. Perché ancora una volta i politicanti di professione, i cicisbei della politica hanno saputo prendere la palla al balzo per impossessarsi della ricorrenza. In tutti questi giorni i giornali e le Tv sono stati pieni delle parole di segretari, ministri e leader di partito. Ma non uno solo ha ricordato un nome, un volto, una delle persone morte. In tutti questi giorni i nostri bravi governanti non hanno fatto altro che accusarsi a vicenda, che strumentalizzare i morti di Nassirya per mera propaganda politica. Tra sabato e domenica alcune corone di fiori. Piccolo contorno, giusto per dimostrare che ci sono(come se non ce ne accorgessimo tutti i santi giorni, a tutte le ore). Per il resto ore, giorni, settimane a parlarsi addosso, preda di isterismi assurdi nel teatro dell’assurdo dell’agone politico. Ormai da ribattezzare magone. Nelle nostre gole al pensare che le vite di 19 giovani non valgono nulla. Ma alla fine il troppo stroppia e a tutto c’è un limite. Le famiglie dei caduti non hanno resistito più e hanno sbottato, indignati per essere stati dimenticati dai politicanti. Hanno cercato di far sentire la loro voce ma invano. Pochi minuti in qualche tiggì, di sfuggita. Molti probabilmente neanche se ne sono accorti. I nostri mass media erano troppo occupati a porgere il microfono ai cicisbei della politica per rendersi conto della rabbia di chi ha visto il proprio dolore e il proprio lutto offeso e violentato.
E allora ripetiamo quel che scrivemmo l’anno scorso. Oggi, ancora una volta. Domani, all’infinito. Ogni volta che il chiacchiericcio tenterà di occupare(dopo l’Iraq) anche i nostri timpani.
“Non dimentichiamo i nomi, le storie, l'umanità che quel giorno furono violate. Come ogni giorno accade in tutto l'Iraq, da Fallujah a Baghdad. Come accade nei tanti conflitti mondiali. Tutto il resto non è altro che vuotezza, inutilità. Ricordiamo l'unica verità, l'unica certezza di quel giorno. 19 vite che non ci sono più
PIETRO PETRUCCI: 22 anni, di Casavatore (Napoli), caporale dell'esercito. Ne era stata dichiarata la morte cerebrale poche ore dopo la strage. Poi è stata staccata la spina della macchina che lo teneva in vita. Petrucci era un volontario in ferma breve e in missione in Iraq con l'incarico di conduttore di automezzi.
DOMENICO INTRAVAIA:46 anni, di Monreale, appuntato dei Cc in servizio al comando provinciale di Palermo; sposato e con due figli di 16 e 12 anni. Lascia anche l' anziana madre, il fratello gemello e due sorelle. Era partito per l'Iraq quattro mesi fa e sarebbe dovuto rientrare fra tre giorni. Era già stato in missione a Sarajevo. I due figli tenevano un calendario da cui cancellavano i giorni che mancavano al ritorno del padre. La notizia ha gettato la moglie nella disperazione: «Voglio morire, senza mio marito la mia vita non ha senso».
ORAZIO MAJORANA:29 anni, di Catania, carabiniere scelto in servizio nel battaglione Laives-Leifers in provincia di Bolzano. L'anziano padre ha appreso la notizia in Svizzera, dove si trovava per sottoporsi ad alcune visite mediche. È rientrato d' urgenza a Catania.
GIUSEPPE COLETTA:38 anni, originario di Avola (Siracusa) ma da tempo residente a San Vitaliano, in Campania, vicebrigadiere in servizio al comando provinciale di Castello di Cisterna (Napoli); sposato e padre di una bambina di due anni.
GIOVANNI CAVALLARO: 47 anni, nato in provincia di Messina e residente a Nizza Monferrato, maresciallo in servizio al comando provinciale di Asti. Era noto con il soprannome di 'Serpicò. Lascia la moglie e la piccola Lucrezia, 4 anni. Era già stato impegnato in altre missioni in Kosovo e in Macedonia. Era da tre mesi in Iraq e stava per rientrare a casa. Ieri sera aveva telefonato alla moglie: «Sto preparando la mia roba, sabato finalmente torno da te e da Lucrezia. Ho voglia di abbracciarvi».
ALFIO RAGAZZI: 39 anni, maresciallo dei carabinieri in servizio al Ris di Messina, sposato e con due figli di 13 e 7 anni. Era partito in luglio e sarebbe dovuto rientrare a Messina sabato prossimo: i familiari stavano già preparando la festa. Era specializzato nelle tecniche di sopralluogo e rilevamento e il suo compito era quello di istruire la polizia locale.
IVAN GHITTI: 30 anni, milanese, carabiniere di stanza al 13/mo Reggimento Gorizia. Era alla sua quarta missione di pace all' estero, dopo essere stato tre volte in Bosnia. Lascia i genitori e una sorella. Ieri sera lo hanno sentito per l' ultima volta al telefono: «Era assolutamente sereno e tranquillo».
DANIELE GHIONE:30 anni, di Finale Ligure (Savona), maresciallo dei carabinieri in servizio nella compagnia Gorizia. Era Sposato da poco. Era stato ausiliario dell' Arma, poi si era congedato e iscritto all' Associazione carabinieri in congedo. Era ritornato ad indossare la divisa vincendo un concorso per maresciallo.
ENZO FREGOSI:56 anni, ex comandante dei Nas di Livorno dove viveva con la famiglia. Lascia moglie e due figli, un maschio, anche lui carabiniere, e una ragazza che studia all'Università. Era partito per l' Iraq il 17 luglio scorso e stava rientrare in Italia. A casa stavano già preparando la festa per il suo ritorno.
ALFONSO TRINCONE:44 anni, era originario di Pozzuoli (Napoli) ma risiedeva a Roma con la moglie e i tre figli. Il sottufficiale era in forze al Noe, il Nucleo operativo ecologico che dipende dal Ministero dell' Ambiente.
MASSIMILIANO BRUNO:40 anni, maresciallo dei carabinieri di origine bolognese, biologo in forza al Raggruppamento Investigazioni scientifiche (Racis) di Roma. Viveva con la moglie a Civitavecchia. I genitori e un fratello vivono a Bologna.
ANDREA FILIPPA: 33 anni, torinese, carabiniere dall' età di 19. Era esperto di missioni all' estero che lo tenevano costantemente lontano da casa. Prestava servizio a Gorizia presso il 13/o Battaglione Carabinieri. Viveva a San Pier D' Isonzo insieme alla giovane moglie, sposata nel 1998.
FILIPPO MERLINO:40 anni, originario di Sant' Arcangelo (Potenza), sposato. Con il grado di maresciallo comandava la stazione dei carabinieri di Viadana (Mantova). È morto nell' ospedale di Nassirya dove era stato portato gravmente ferito.
MASSIMO FICUCIELLO:35 anni, tenente dell' esercito, figlio del gen. Alberto Ficuciello. Funzionario di banca, aveva chiesto di poter tornare in servizio attivo con il suo grado di tenente proprio per partecipare alla missione «Antica Babilonia». Grazie alla sua conoscenza delle lingue era stato inserito nella cellula Pubblica Informazione del col.Scalas. Questa mattina aveva avuto l' incarico di accompagnare nei sopralluoghi i produttori di un film-documentario sui «Soldati di pace». Prima dell' attentato, il titolo, provvisorio, era stato cambiato in «Babilonia terra fra due fuochi».
SILVIO OLLA: 32 anni, dell' isola Sant' Antioco (Cagliari), sottufficiale in servizio al 151/o Reggimento della Brigata Sassari. Figlio di un maresciallo e fratello di un carrista. Laureato in Scienze Politiche, Olla era in forza alla cellula Pubblica Informazione. È morto insieme al ten.Ficuciello mentre accompagnava nei sopralluoghi i produttori del film. La conoscenza dell' inglese e dei rudimenti dell' arabo lo avevano fatto diventare uno dei punti di riferimento per i giornalisti.
EMANUELE FERRARO: 28 anni, di Carlentini (Siracusa), caporal maggiore scelto in servizio permanente di stanza nel 6/o Reggimento trasporti di Budrio (Bologna).
ALESSANDRO CARRISI: 23 anni, di Trepuzzi (Lecce), caporale volontario in ferma breve, anche lui in servizio nel 6/o Reggimento trasporti di Budrio. Era partito per l' Iraq da poche settimane. Lascia i genitori, un fratello e una sorella. Ieri sera l'ultima telefonata a casa: «Tutto va bene. Sto andando a letto».
LE DUE VITTIME CIVILI - Nell'attentato sono state coinvolte anche due civili. Si tratta dell'aiuto regista Stefano Rolla, 65 anni di Roma, che stava facendo i sopralluoghi per un film documentario che avrebbe dovuto girare il regista Massimo Spano e di Marco Beci, 43 anni, funzionario della cooperazione italiana in Iraq.”
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