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Summit Premi Nobel per la Pace, adottata la Carta sulla nonviolenza

Il documento verrà sottoposto in futuro all’Assemblea generale dell’Onu
Fonte: http://www.misna.org - 20 novembre 2006

“Nessuno Stato o individuo può essere sicuro in un mondo insicuro. I valori della non violenza, negli intenti, nei pensieri e nelle prassi, sono passati da un’alternativa ad una necessità”: inizia così la bozza della prima ‘Carta per un mondo senza violenza’ adottata al termine del VII Summit dei premi Nobel per la pace sul tema ‘Atomo per la pace o per la guerra?’, conclusosi ieri a Roma dopo tre giorni di dibattito con la presentazione dei documenti finali da parte del polacco Lech Walesa, di monsignor Carlos Felipe Ximenes Belo arcivescovo emerito di Dili a Timor Est, e della nord-irlandese Mairead Corrigan Maguire.

“Siamo fermamente convinti che creare una cultura della pace e della non violenza, pur essendo un processo lungo e difficile, sia un obiettivo nobile e necessario… un primo passo, di importanza vitale, per garantire la sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità” si legge ancora nella premessa del documento, che contiene un appello alla comunità internazionale in 12 punti: dal “rafforzamento delle riforme del sistema Onu e delle organizzazioni di cooperazione regionali” alla “cessazione dei conflitti armati tra gli stati e all’interno degli stati”, dalla richiesta di eliminazione di “armi nucleari e di altre armi immorali di distruzione di massa” all’appello per “un riconoscimento significativo delle diversità etniche, culturali e religiose negli Stati nazionali multi-etnici”.

La ‘Carta per un mondo non violento’, un documento di principio al pari di quelli già adottati sui diritti dell’uomo o dei bambini, verrà in futuro sottoposta dal Segretariato permanente del Summit all’Assemblea generale dell’Onu. “Dobbiamo renderci conto che tutti questi problemi possono essere risolti solo con l’impegno comune di tutti i soggetti della comunità internazionale. Questa è una necessità e non solo un auspicio” si legge in un messaggio finale dell’ex-presidente sovietico Mikhail Gorbaciov, assente per motivi di salute, secondo il quale è stato perciò fondamentale la partecipazione dei premi Nobel “con il contributo di tutte le loro molteplici conoscenze professionali, esperienze e convinzioni” e anche di “ospiti d’onore, alti funzionari delle Nazioni Unite e di alcune altre organizzazioni internazionali e del sindaco di Hiroshima”.

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