Signor Ministro, la sua crociata contro Google è un errore
Gentile Ministro,
sono un insegnante di scuola media superiore.
«Intendo tutelare i minori dall’accesso a tutto ciò che possa danneggiare la loro formazione e il loro sviluppo. È assurdo e ipocrita avere una censura sui film vietati ai 14 e ai 18 anni quando poi in Rete c’è di tutto e di più. Una regolamentazione è un prerequisito di civiltà e spero che l’Italia per una volta possa diventare di esempio».
Lo sa che nemmeno gli Usa hanno una norma simile? Che il governo Bush ha provato a chiedere a Google l’elenco dei suoi utenti per individuare i consumatori di pornografia online e Google ha detto «no, grazie»?
«Mi risulta che ci siano altri Paesi invece che sono riusciti a ottenere fior di filtri».
Intende la dittatura di Pechino?
«Sì, anche se i nostri obiettivi sono diversi dai loro: non la libertà d’espressione, ma il rispetto del nostro principio costituzionale di libertà senza danneggiare la libertà altrui. Nella fattispecie, la libertà dei minori di non essere esposti a contenuti violenti o criminali».
Ma a quanto pare nemmeno in Cina i filtri funzionano davvero: gli esperti dicono che, ammesso che sia giusto filtrare, per la natura senza confini di Internet è impossibile applicare tali controlli. Meglio educarli, i ragazzi.
«Dire che è complicato suona come una scusa. Non mi chieda come si fa: io penso a porre il problema, saranno i tecnici a trovare la soluzione».
Entro quando prevede il suo provvedimento per responsabilizzare i gestori sui contenuti pubblicati nei loro siti?
«Stiamo studiando la materia e entro Natale presenterò una relazione, stilata assieme al ministero delle Comunicazioni e a quello della Giustizia, che propone una tale modifica alle norme vigenti».
È al corrente dell’iniziativa, presentata il mese scorso ad Atene al vertice internazionale sulla Governance di Internet promosso dall’Onu, per una Magna Carta dei doveri e dei diritti in Rete? È stata messa a punto da un gruppo di esperti italiani presieduto da Stefano Rodotà.
«Una Costituzione per Internet è positiva, ma troppo complessa: io mi limito a proteggere i minori. Che in Rete, mi perdoni il bisticcio, sono senza rete».
Intervista di Anna Masera
Fonte: http://www.lastampa.it/masera
Il Ministro non conosce il sito del governo che dedica una pagina su "Chi ha paura della rete?"
In questa intervista il Ministro della Pubblica Istruzione dimostra di non conoscere che sul sito del Governo c'è un "software gratuito per la classificazione dei contenuti della Rete (link alla pagina http://www.italia.gov.it/chihapauradellarete/filtri.html) che possa servire ai genitori come ulteriore strumento di tutela nei confronti dei più piccoli. Un'iniziativa che, approvata dal Comitato Tecnico interministeriale per un uso consapevole di Internet, pone l'Italia, insieme a Francia e Spagna, fra i primi paesi d'Europa ad aver adottato questo sistema di protezione nei confronti dei minori e fra i primissimi a renderlo disponibile".
Quindici anni fa, con alcune persone che amavano la libertà e credevano nel valore della nonviolenza, ho fondato PeaceLink, una rete telematica per la pace.
Chi le scrive pertanto è strutturalmente contrario ad ogni tipo violenza, tanto alla guerra di invasione quanto al bullismo nella vita quotidiana. Ripudio ogni sofferenza inflitta a un'altra persona. Mi sono quindi naturalmente indignato di fronte ai video diffusi su Internet che riprendono un ragazzo autistico subire ripugnanti soprusi in un istituto tecnico superiore di Torino.
Tuttavia la terapia che è stata scelta - ossia inquisire i rappresentanti di Google Italia - mi sembra peggiore del male che si vuole curare. E non ho per nulla condiviso la sua opinione secondo cui i siti Internet debbano essere equiparati a testate giornalistiche. Lei ha affermato:
"Ritengo che la decisione della procura sia un motivo in più perchè il Parlamento riveda l'assetto normativo in materia. Come ho più volte sostenuto non possono esserci due pesi e due misure, uno per carta stampata e tv e uno per la rete internet. Il rispetto della dignità umana è uno solo". E ha aggiunto che "il principio di responsabilità non può essere declinato a seconda del mezzo di trasmissione su cui viaggia un reato".
Tutto ciò non porta da nessuna parte, come le "gride" contro i "bravi" di manzoniana memoria.
Se lei consultasse qualche esperto scoprirebbe che Internet è così articolata da farsi beffa di queste dichiarazioni.
Internet continuerà a funzionare come sempre ha funzionato e potremo sempre trovare un sito nel più sperduto posto del mondo che ospiterà un video ripugnante, raggiungibile in quasiasi momento sia per memorizzare sia per scaricare un contenuto immorale, riprovevole e disumano. E anche quando saremo stati capaci di compiere l'impossibile missione di controllare tutti i server del mondo in tutti gli stati del mondo - non ci riesce Bush non vedo come ci riuscirebbe la nostra magistratura - non saremo mai e poi mai capaci di controllare le reti peer-to-peer con cui milioni di utenti mettono i comune i contenuti dei loro hard disk rendendo condivisibili, nel bene e nel male tutti i file, da quelli musicali ai video.
Vuole controllare tutto questo estendendo la legge sulla stampa ai siti Internet?
Tempo sprecato.
Non servirà a bloccare gli odiosi e ributtanti filmati che sono stati diffusi su Interet. Tutto continuerà come prima. Il solo effetto che avrà la sua iniziativa - se andasse in porto - sarebbe solo quella di mettere in seria difficoltà i siti liberi italiani, come PeaceLink.
Fra qualche ora, nella notte, non potremo controllare l'utente che scriverà sul nostro sito. Potremo a posteriori rimuovere un suo messaggio ma non potremo a priori bloccarne la diffusione. Potremo cooperare per riportare dignità nella rete ma non possiamo bloccare i polpastrelli e i neuroni di chi si collega a noi.
Gentile Ministro, la sua scelta di equiparare Internet alle testate giornalistiche non è efficace per lo scopo che lei si propone, se lo faccia dire da chi ha cognizione della materia.
La sua dichiarazione è solo frutto di scarsa esperienza. E un Ministro non può farsi guidare da un impeto di passione sorretto da una sostanziale non competenza in una materia che non padroneggia.
Tutto questo - anche se animato dai migliori propositi - finisce infatti per produrre l'opposto di ciò che si vuole ottenere.
Le mie idealità, finalizzate a costruire una telematica per la pace e la nonviolenza, coincidono completamente con gli obiettivi che lei vorrebbe raggiungere, ma i mezzi da scegliere - per me - divergono completamente da quelli che lei propone.
Occorre responsabilizzare profondamente le famiglie e gli insegnanti, non può essere Google a controllare al posto di un genitore che ha rinunciato a svolgere il suo compito educativo. Non può essere il gestore di un sito a intercettare alle due di notte (e come mai farà?) l'upload di un giovane diseducato ai valori civili e umani, che evidentemente vive in una scuola superficiale, indifferente e formalistica che non si accorge della mostruosità e della violenza che cova dentro di sé.
Il problema è questo: quel giovane potrà anche non fare l'upload ma in ogni caso avrà violentato, o maltrattato un altro essere umano, e vietare un upload non significherà aver ridotto la violenza o aver restituito dignità a chi è stato sfregiato nell'animo e nel fisico. Potremo rompere gli specchi che riflettono la realtà ma - ciò facendo - non avremo sradicato la violenza, ne avremo eliminato solo il riflesso.
Pertanto - gentile Ministro - da nonviolento, da insegnante e da persona che ha vissuto come pioniere la nascita della telematica sociale in Italia, la invito a riflettere, ad aprire un dibattito e a condividere con noi docenti un percorso educativo che porti a fare di Internet un mezzo di libertà, di liberazione e di dialogo. La violenza la potremo eliminare non mandando Google in tribunale e intentando delle cause perse, ma costruendo una società in cui la guerra, la mafia e la violenza vengano contrastate con convinzione. Gentile Ministro, piuttosto che lanciare crociate impossibili per "pulire Internet", cerchiamo almeno di pulire i partiti e di fare una legge che tolga dal Parlamento di tutti quei personaggi che - come hanno documentato Beppe Grillo e Marco Travaglio - non sono in regola con la Giustizia: "Parlamento Pulito" è possibile, signor Ministro. Forse questo darebbe ai giovani il segnale che gli adulti fanno sul serio. E che l'impunità non sempre è garantita.
Non si può gridare contro l'impunità in Rete e poi consentire l'impunità nel Palazzo.
Un cordiale saluto
Alessandro Marescotti
Docente di scuola media superiore
Taranto
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