Ascoltando il cuore dell'uomo
Questo il loro segreto, il segreto che li accomunava e li ha resi straordinari: la dedizione e l'ascolto della persona umana e del suo cuore. E il destino. Che ha voluto partissero per le "grandi ferie", come scherzosamente le definiva l'Abbé Pierre, a poche ore l'uno dall'altro. Tanto diversi quanto incredibilmente simili, il reporter dei grandi orizzonti globali e il monaco delle periferie scartate dalla globalizzazione.
L'incontro con gli scarti della società e la fondazione di Emmaus
Dopo una giovinezza già alquanto tumultuosa, la grande avventura di Henri Antoine Grouès, questo il suo nome di battesimo, ebbe inizio abbracciando un barbone, già condannato per omicidio. Da quel giorno divenne l'Abbé Pierre, l'anima nobile della Francia. Quel giorno decise di saltare tutte le convenzioni sociali, tutti i pregiudizi puntando direttamente all'umanità della persona che aveva di fronte: quell'uomo era un uomo e meritava rispetto e dignità, tutto il resto non contava. Le comunità di Emmaus, fondate dall'Abbé a partire da quell'incontro e diffuse oggi in tutto il mondo, questo ci raccontano. La storia degli scarti della società, degli emarginati, che si riappropriano del loro destino e ne diventano protagonisti. Emmaus non ha mai fatto opera di paternalistico assistenzialismo, ma viene costruito giorno dopo giorno dai poveri, dai senzatetto, dagli ultimi che ne sono motore e linfa vitale. L'Abbé Pierre ha così espresso una vera e propria fede nei poveri. La fede in un dio totalmente altro dai ritualismi, santuari e opulenze di una società ingiusta e disumana. Un dio che non è il Dio del sistema e delle religioni formali ma che si incarna nei sotterranei della storia e nei volti dei poveri e degli ultimi, incamminandosi sui loro sentieri polverosi. Una laicissima e vibrante "telogia della liberazione" degli emarginati e degli esclusi che lo accomuna a tantissimi profeti, laici e credenti. Don Tonino Bello, Dino Frisullo, Alexander Langer, Alex Zanotelli, Fabrizio Dé Andre, don Luigi Di Liegro, Ettore Frisotti, dom Helder Camara, Oscar Romero, Ezechiele Ramin, Chico Mendes, Raoul Follereau ma l'elenco potrebbe proseguire all'infinito. La convinzione e la determinazione che i poveri possono irrompere sulla scena della globalizzazione facendo saltare il banco del sistema che opprime i poveri e garantisce i privilegi dei ricchi. Qualsiasi persona ha un cuore che pulsa e una mente che pensa, nessuno è inutile. L'importante è sapersi porre in ascolto e lasciare che l'umanità profonda possa esprimersi.
La sete di conoscenza e il racconto dei grandi avvenimenti della storia
Di questa umanità, delle sue suggestioni e vibrazioni ardente era la sete di Kapuscinski. Il grande reporter che ha sempre scelto di non sedersi sulla comoda scrivania di una grande redazione ma di viaggiare e conoscere popoli, culture e luoghi. La sua vita è stata un grande incontro con l'alterità e i suoi significati. Nei suoi reportages appassionati e coinvolgenti vibravano i sapori, i colori, i suoni, i sentimenti emanati dai luoghi e dalle persone di cui scriveva. Aveva la capacità di immergersi totalmente nella realtà in cui si trovava, trasmettendola al lettore in una maniera totale e profonda. Paolo Rumiz su Repubblica ha voluto ricordarlo raccontando del loro primo incontro e di un particolare che lo colpì molto: la sua gentilezza. Il grande reporter gli disse che era il segreto della sua professione, il rispetto per chiunque abbia davanti. Rispetto che è la chiave per ascoltare ed aprirsi all'altro, comprenderlo e raccontarlo. Rendendo così protagonisti i luoghi e le persone, resistuendo al lettore l'anima che lui catturava nelle corde del suo cuore. Una caratteristica comune ad un altro grande giornalista e scrittore, non a caso anche lui inquieto viaggiatore dei nostri tempi: Tiziano Terzani. Entrambi hanno saputo, senza fronzoli ed inutili schemi e preconcetti mentali camminare sui sentieri di questo mondo, lasciandosi catturare ed appassionare dalle culture, dai popoli e dalle loro vicende. Narrando in maniera commovente e coinvolgente i grandi avvenimenti del nostro tempo e i suoi protagonisti. Ovunque la storia umana veniva scritta loro c'erano.
La Pace imbalsamata
Spesso parliamo di Pace, giustizia, solidarietà a vuoto. Li esprimiamo come fossero concetti formali e freddi. Affermare che la spesa mondiale annuale per gli armamenti permetterebbe di risolvere i problemi di fame, sete, salute e istruzione per tutta l'umanità per almeno 34 anni(che è poi la speranza di vita media in alcuni paesi subsahariani) è certamente giusto. Ma non basta. Le persone potranno essere emotivamente colpite al momento ma, poi, spesso, passeranno oltre proseguendo occasionalmente in una sterile commozione paternalistica, senza rendersi conto di essere corresponsabili dell'ingiustizia e dei suoi drammi. I numeri non bastano perché le persone sono volti, cuori, storie e non variabili economiche e statistiche. Ai deliri razzisti e xenofobi di fascisti e leghisti di casa nostra spesso rispondiamo con dati come il calo demografico(non nascono più bambini quindi ben vengano gli immigrati che figli ne fanno) e disponibilità economiche(le imprese hanno bisogno di nuova manodopera). Al di là di alcuni presupposti quasi aberranti di queste dichiarazioni sono solo freddi calcoli da professionisti del razzismo o della Pace. Cancellano e rinchiudono l'umanità che è dietro le storie e i drammi che vivono le persone. E su questo piano mai e poi mai potrà avvenire "l'insurrezione della bontà", mai e e poi mai si creerano le premesse per un'empatia che sia mattone di giustizia e solidarietà veri. Su questo piano saremo sempre perdenti e lo slogan "buttiamoli a mare" funzionerà sempre, perché sembrerà una cosa lontana e a noi indifferente(cosa interessa nei nostri salotti modaioli e chic di numeri?). Provate invece a chiedere ai figli dei "padroni a casa nostra", anzi alle loro figlie, se sono disposte a ributtare a mare non genericamente gli albanesi, i marocchini, gli islamici ma Kledi, il ballerino albanese protagonista di una nota trasmissione televisiva e giunto in Italia nel 1992 da clandestino. Vediamo se sono d'accordo ...
Rendere protagonisti gli ultimi, liberare la Pace
Dobbiamo sdoganare la Pace e la lotta per un mondo migliore dai "santuari arcobaleno" che ci siamo creati e nei quali siamo imbalsamati. La Pace, i diritti umani non costituiscono una "religione civile" fatta di dogmi e ritualismi ma passione ardente e concreta di donne e uomini che, per aver conosciuto la polvere della Storia, si incamminano verso l'utopia di "cieli nuovi e terre nuove". Affermare che l'ultima finanziaria aumenta le spese militari a scapito di quelle sanitarie è diametralmente opposto al denunciare la morte della figlia dei nostri vicini di casa. Bimba morta in un ospedale dove non l'hanno potuta salvare perché i soldi sono finiti nelle mani insanguinate dei mercanti di morte. Sono pugni nello stomaco che ci sconvolgono nelle viscere e non ci devono lasciar dormire la notte, rendendo i nostri giacigli duri che pietre, citando don Tonino Bello. Ogni giorno avvengono drammi, tragedie, si consumano ingiustizie nell'indifferenza e nella freddezza degli opulenti e di "chi si sente assolto ma è per sempre coinvolto". Vanno portati all'attenzione e resi protagonisti della lotta per la Pace e per un mondo migliore. E' la grande lezione che ci lascia Kapuscinski: ascoltare con rispetto l'Altro, la sua cultura e la sua storia. Rendendo protagonisti, e non passivi spettatori di un teatro paternalistico e ipocrita, gli ultimi, gli emarginati, i sofferenti, gli scarti della società. E questa è la grande lezione dell'Abbé Pierre ...
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Abbé Pierre (1912–2007)
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