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Riappropriamoci della cultura, del potere e di noi stessi

Perché autoaffermarci a spese degli altri?

È in nostro potere unire gli uomini: perciò è nostro dovere farlo.
Non declameremo più belle parole, ma scopriremo in che modo realizzarle.
5 febbraio 2007

Non subiremo più passivamente la pseudo-cultura attuale,
che è uno strumento dei poteri contro le persone

Molti guardano agli intellettuali con riverenza e rispetto, anche troppo, nel senso che considerano le loro idee al di sopra delle possibilità di comprensione e di giudizio delle altre persone.
Invece gran parte delle teorie sono complicazioni inutili, di idee staccate dalla realtà.
L’attuale cultura si è formata separandosi dalla situazione esistente, risultato del procedimento naturale di forza, che appunto va superato.
Però tale superamento, che le idee comportano, ha lo scopo di ritornare all’insieme del reale, a migliorarlo ogni volta.
Questo però non avviene, perché il procedimento si ferma a metà del suo ciclo: si limita a staccarsi dalla vita pratica, ma non vi ritorna a modificarla.
Coloro che incarnano le idee si accorgono che ciò li eleva agli occhi degli altri. E si fermano lì, avendo raggiunto lo scopo del successo personale.
Così fanno deviare le idee, da fine, a mezzo, a strumento di sé stessi.
La dialettica, da quel momento, non si svolge più (come dovrebbe) fra la realtà pratica insufficiente e le idee teoriche che dovrebbero aggiustarla. Ma si svolge solo a livello teorico, fra gli addetti ai lavori, i cultori dei vari campi. Per i quali lo scopo non è di risolvere le cose, bensì di affermarsi personalisticamente. Essi si negano a vicenda complicando sempre più le cose.

Non più gli uomini per le idee,
ma le idee per gli uomini

Le teorie non servono a niente. Servono ai cultori per negarsi tra loro.
Le idee, faticosamente ottenute con le opposizioni vicendevoli, si stanno disperdendo nel nulla. Le teorie, sempre unilaterali perché formulate in termini di negazione, si sono consolidate come posizioni fine a sé. Il metodo delle negazioni ha impedito poi le sintesi necessarie ad utilizzare le idee così trovate.
Che rimangono inservibili perché emarginate, separate dalla realtà e confinate in un limbo teorico; dal quale aspettano di essere estratte e valorizzate, in sintesi fra loro, come guida dell'umanità.
Il procedimento naturale è concluso: le negazioni hanno prodotto le idee in forma di problemi.
È venuto il momento di applicare le teorie e le ideologie, grazie agli incontri esteriori fra i loro portatori: che libereranno le potenzialità dei singoli campi, maturate a questo fine.
Ciò rappresenterà l'inizio della seconda fase: il procedimento umano in ritorno.
L'incontro ad unità comincerà fra i rappresentanti delle varie ed opposte posizioni.
La loro sintesi personale a monte comporterà la soluzione delle idee a valle.
Si scoprirà che il criterio di giudizio, oggettivo e valido per tutte le idee e posizioni (religiose e politiche in primo luogo), risulterà evidente dalla disponibilità dei rispettivi portatori a creare e ad offrire sedi e strutture di collegamento e sintesi con gli altri, in vista di un progetto unitario universale; che realizzerà pienamente le intenzioni autentiche originarie delle singole posizioni, oggi differenti ed opposte solo perché unilaterali, ed insufficienti perciò anche a sé stesse, a realizzare i propri fini ed obiettivi.

Stiamo andando nella direzione sbagliata con sforzo ed impegno, nella convinzione che l’obiettivo di autoaffermarci a spese degli altri sia il cosiddetto “valore”.

La teoria non riesce a concludersi neppure in sé stessa, per gli scopi che si propone di conoscenza; finché è staccata dalla pratica, dal cui contesto solamente ricava il suo significato, viene usata per fini personalistici dai capi, che la impongono ai seguaci spacciandola come loro identità. Mentre è un timbro sul gregge, che indica l'appartenenza a coloro che si sono proclamati guide.
Le ideologie servono a far sentire “nobilitate” le etnie; che così si affermano con la violenza, ritenendo di farlo per il bene dell'umanità.
Le ideologie, deviazione delle idee a strumenti di manipolazione, sono una cappa di piombo sulle menti: impediscono alle persone di ragionare, col dare loro l’illusione di avere già raggiunto la verità assoluta.
Bisogna distinguere fra il valore dei contenuti ideali e la modalità sbagliata di portarli avanti dagli uomini che li rappresentano, il procedimento naturalistico di forza, istintivo ed emotivo: che inoltre consuma le persone di cui si serve.
E questo proprio ai fini degli obiettivi che quelle idealità si propongono.
La saturazione del mondo ritenuto culturale impedisce la cultura.
Oggi tutti vogliono solo intervenire, come affermazione della propria entità separata, individuale o collettiva: che, da punto di partenza (insufficiente, da completare), diventa punto di arrivo, scopo e valore a cui sacrificarsi.
Manca il quadro unitario, di volere intervenire per un fine comune. Manca il cervello, la direzione responsabile dell’ insieme.
Ci si chiude in gruppetti e in conventicole. Ciò evidenzia l'assenza di un vero cervello dell'umanità. Le associazioni pretenderebbero di surrogarlo.
Nessuno è preso sul serio né ascoltato, perché tutti cercano solo di imporsi, utilizzando le idee da pretesto a questo fine.
L'umanità, ritenendosi lo scopo di tutto, è inutile a sé e al mondo: non svolge la funzione per cui la natura l'ha generata.
L'unica preoccupazione è di passare il tempo senza pensare a niente.
Ci si illude di continuare sempre nel modo come è andata finora, ancora per millenni, inutilmente, ognuno per sé, senza scopo e a non fare niente, con domande metafisiche a cui nessuno sa rispondere, e che si sono accantonate perché considerate troppo difficili.
Non si capisce come si possa continuare a rimandarne la soluzione, e senza una prospettiva positiva. E comunque, non si deduce così che la vita e le cose che facciamo sono tutte sbagliate?

“La cultura è ciò che non conta niente”

Ciò che viene fatto passare per cultura è un travestimento dei poteri: che forniscono canali e sostegni solo a quanto fa loro comodo.
È la politica che stabilisce cosa deve essere la cultura: ciò che non conta niente.
Le idee vengono asservite a giustificare il loro opposto, la forza. Gli aiuti delle amministrazioni e i perfezionamenti tecnologici e organizzativi contribuiscono a fissare le idee e la creatività nella forma di sudditanza all'arbitrio dei poteri. L'attuale cultura parte dal potere e vi ritorna, in un sostegno reciproco di complicità, ai danni dei cittadini.
La politica e la vita viaggiano senza testa.
Gli incontri creduti culturali sono inutili e noiosi, appunto perché non servono alla vita, non servono a niente. Servono soltanto agli operatori addetti ai lavori, per brillare un momento agli occhi degli spettatori, utilizzati da sostegno psicologico e piegati ad applaudire per evitare di passare da “ignoranti”.
Gli spettatori li percepiscono come sopraffazioni, analogamente ai discorsi dei politici. Applaudono perché costretti, ma poi scappano per sottrarsi alla cappa di piombo che sentono pesare sopra.
Gli intellettuali e gli artisti sprecano il talento che possiedono ai fini di esibizioni e di compiacimento, quando non di lotta fratricida per spartirsi le briciole che i poteri concedono loro magnanimamente.
La situazione è intasata di roba inutile, che blocca tutto.
Non sono tanto le lotte e gli scavalcamenti, che pure comportano i mali e i morti, a complicare e a non fare capire cosa sta succedendo in questo mondo; ma è l'intasamento di roba inutile (carte, parole, riunioni) che devia l'attenzione dal meccanismo sotterraneo che ci manovra.

I capi ci asserviscono con le ideologie

Le teorie degli specialisti (tutte problemi, ipercomplicantisi su sé stessi, e mai soluzioni) ci schiacciano. Ne subiamo l'effetto negativo come impedimento a ragionare con la nostra testa
Le idee, deviate in ideologie, ci sovrastano da padrone. Ne dipendiamo perché non abbiamo fiducia in noi stessi. Non ci riteniamo capaci di giudicare e di pensare in proprio.
La massa vede le idee in alto, in un mondo iperuranico, di cui gli intellettuali sono gli indispensabili intermediari e i sacerdoti, munifici elargitori delle verità nascoste; che rivelano solo quel tanto che occorre ad incentivare e ad invitare la massa a rivolgersi a loro umilmente.
Ma la maggioranza non crede più in nessuna idea, non si aspetta nulla di nuovo né di buono dai pretesi oracoli. Difatti i loro studi si riducono a citazioni vicendevoli di nomi e bibliografie. È vietata ogni originalità.
Gli accademici ritengono di loro esclusiva competenza le questioni di cui si sono appropriati, ai fini di interesse e di successo personale, per parlare solo essi e fare tacere le masse: che essi dovrebbero invece servire.
Le università, a cominciare da quelle del diritto, sono sorte al servizio dell'imperatore, per dargli ragione e giustificarne le conquiste.
Dopo le incoronazioni degli imperatori da parte del Papa, gli imperatori, per contrapporsi al Papa e liberarsene, si costruirono una fonte di legittimazione per loro conto: le università, in cui la cultura era al servizio della politica.
Per questo il diritto codifica lo stato di fatto ed è a sostegno della violenza, il suo contrario.
Le idee diventano una giustificazione per l'autoaffermazione naturale, per le negazioni vicendevoli fra le entità, individuali e collettive, in quanto ritenute separate dalle radici.
La conoscenza umana viene deviata al servizio del suo opposto, la forza del procedimento naturale, in politica e nelle religioni.

Le masse e gli intellettuali dipendono dai capi,
ma i capi dipendono dalle opinioni pubbliche di base
(oggi però manovrate dagli intellettuali, su ordine dei capi)

La teoria, per essere quello che intende anche solo dal suo punto di vista, deve essere applicabile alla pratica, alla realtà. È tutt'altro che quella congerie di larve di attività e di interessi noiosi, staccati e fuori della vita e del mondo, a cui l'hanno ridotta i poteri e l’economicismo.
Esiste il modo di riportare le idee nella realtà dell'insieme della vita.
I tre poli (basi, vertici e intellettuali) si attraggono e si respingono a vicenda. Finora la prevalenza dei capi ha attirato l'opera degli intellettuali a proprio beneficio e a danno delle masse, per mantenerle sottoposte e passive.
Bisogna che siano queste a capovolgere i rapporti di dipendenza con i rispettivi vertici. Così otterranno che le conoscenze degli specialisti tornino a vantaggio dell’umanità, destinataria logica di tutto e perciò anche ultimo giudice dei valori e delle regole del gioco.
L'importante è non lasciarsi impressionare dai giganti. Hanno i piedi di argilla.
Le teorie che codificano il diritto delle posizioni privilegiate sono il risultato della forza, che è il contrario del diritto. I volontari di base diverranno i promotori delle innovazioni e delle soluzioni del mondo: tendendo a unificare l'umanità, la libereranno dai capi.
Creeranno quello spirito unitario che oggi si forma solo all'interno delle collettività grazie alle ideologie, che sono le idee deviate a strumenti dei poteri.
A tal fine non devono lasciarsi impressionare dalle teorie, o meglio da coloro che le rappresentano; i quali sono manovrati dal procedimento naturale come tutti, e si regolano secondo le loro quattro idee di interesse pratico, a cui asserviscono le stesse teorie.
I nuovi emergenti di base capovolgeranno i rapporti di forza coi capi.
Poi le spiegazioni teoriche dei loro diritti seguiranno automaticamente.
Le giustificazioni e le dimostrazioni dei diritti e dei doveri sono sempre al servizio di chi si impone.
È la scelta operativa di partenza quella che conta. Le conoscenze e i riconoscimenti si adeguano in seguito; e serviranno a tale scelta.
Ora gli interessi personali degli operatori coincideranno con quelli dell’umanità.
E le loro modalità di azione coincideranno con le finalità: di predisposizione all’umanità, in forma di offerta e insieme di richiesta di collaborazione.

È LA SCELTA DI PARTENZA A VALORIZZARE LA CONOSCENZA.
LA CONOSCENZA E IL DIRITTO SI METTERANNO AUTOMATICAMENTE AL SERVIZIO DELL'AZIONE CHE SI DECIDERÀ DI INTRAPRENDERE.

Note: Si ricorda che sul sito www.marioragagnin.net
è pubblicato il libro "I Volontari e il Potere",
composto da tre parti:
Il potere ai Volontari;
Il nuovo ordine umano partirà da Israele;
L'autogestione dal basso unificherà e libererà l'umanità.

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