A Vicenza parla la protesta
Inizia il suo intervento con un appello «ai preti e alla chiesa di Vicenza» padre Alex Zanotelli: «Esprimetevi sul Dal Molin, prendete posizione, siate tra la gente, camminate al suo fianco». Ed è subito un'ovazione. I mille e più che ieri mattina hanno affollato il cinema Astra nel cuore della città veneta, volevano sentire anche questo appello da Zanotelli. E lui non li delude: «Parlo da prete e da missionario - dice - non transigo su questa nuova base militare». E aggiunge da «non violento attivo» che «non violenza non vuol dire stare lì fermi a prenderle. Vuol dire che bisogna inventarle tutte per fermare questa base». E' la seconda ovazione alla quale Zanotelli risponde con una emblematica parabola. «Negli Stati uniti sono state arrestate e sono ancora in carcere le suore che protestavano contro la Soa (La scuola delle americhe dove militari statunitensi addestrano soldati latinoamericani. ndr). E qui in sala c'è oggi un giovane che qualche tempo fa venne da me a chiedermi se fosse sbagliato bloccare un F16». Il giovane, avuta la risposta, ha acquistato un martello ed è tornato in Olanda a studiare la base militare dove stavano parcheggiati i due F16. «Un giorno - dice Zanotelli - è entrato nell'hangar, è salito nel F16 e ha preso a martellate il quadro dei comandi». L'uomo si è quindi consegnato alla polizia. «Ed è sotto processo, anche se nessuno ne parla. Questo per dire - insiste Zanotelli tra gli applausi - che voi che siete così brillanti dovete inventare modi nuovi di protestare, con furbizia e intelligenza». Quindi un altro ricordo. «A Desmond Tutu - dice il missionario - ho detto che struggle is great fun, quando si resiste al sistema è una vera gioia». Parole che danno fiducia e ispirazione alla platea composita e variegata del cinema Astra. Perché ieri, all'incontro promosso dall'assemblea permanente No Dal Molin, c'era «la pancia» della città. Famiglie con bambini, cattolici, scout, gente di sinistra delusa, studenti, lavoratori, casalinghe. Tutti determinati che quella base al Dal Molin non s'ha da fare. E non per egoismo localistico o sindrome nimby. Ma perché in gioco c'è la pace. La scelta è tra guerra e pace. Lo dice bene nel suo intervento Cinzia Bottene, donna e mamma. «Il governo - dice - ha ceduto all'ultimatum degli americani: otto giorni. Gli Usa con uno schiocco di dita hanno chiamato a raccolta le categorie economiche di questa città che, come i mercenari, ci hanno venduto per pochi danari. La gente di Vicenza - aggiunge - è stata esclusa dalla possibilità di dire la sua. Ci accusano di antipolitica, ma criticare e chiedere di partecipare alle decisioni è forse antipolitico?» La risposta per Bottene è semplice, «antipolitico è la politica che va contro ai cittadini, che adesso non si fidano più di quelli per cui hanno votato». E aggiunge che «questo è un movimento popolare, soprattutto di donne. E quando le donne si muovono per difendere la loro terra, la vita, il futuro non possono essere fermate. E noi non ci fermeremo».
Una parola, anzi due, su questo governo la dice anche Zanotelli. «Siamo di fronte ad una follia collettiva: permettere di vivere dentro un sistema che non è governato più dai politici ma dai potentati economici. Abbiamo visto - aggiunge - che il passaggio da un governo di destra ad uno di centro sinistra ha cambiato poco o nulla. Bisogna riportare la politica al primo posto: l'economia e la finanza devono obbedire ai nostri rappresentanti».
La gente applaude. Ama Zanotelli, ma soprattutto si sente rincuorata dalle parole del prete. Perché questa è una città profondamente cristiana, lo ribadiscono diversi interventi. Compreso quello delle famiglie per la pace. Ma è una fede che storicamente ha espresso posizioni non conservatrici. Ed è su questo passato che Zanotelli riesce a far leva, ricordando che fu proprio qui che nacque la rete dei Beati i costruttori di pace, con don Albino Bizzotto. «Quando ho letto di quello che stava succedendo a Vicenza, - dice Zanotelli - delle proteste contro la base ho pensato che finalmente è stato distrutto il clichè del nord est».
Ed è importante dunque «unire le realtà in lotta, fare rete, - insiste Zanotelli - mettersi insieme per farsi sentire. Perché stiamo andando alla morte. Quando le chiese avranno il coraggio di dire che la bomba atomica è peccato? - si chiede il missionario - Stiamo andando verso la guerra totale. E questo non possiamo accettarlo». Ma Zanotelli non può accettare «nemmeno una finanziaria che prevede un aumento del 13% nella spesa per le armi, e 4 miliardi per la ricerca militare. Più tradimento di così?». La platea è caldissima. Le parole del missionario pesano come macigni e riflettono i sentimenti di tanti in questa sala. Il senso di tradimento provato dai cittadini di Vicenza non si è spento nella rassegnazione ma si è trasformato in volontà di resistere. «Resisteremo un minuto più di loro», ripete la mamma Cinzia Bottene.
La giornata continua al presidio permanente dove c'è l'incontro con gli altri movimenti, dai no Tav ai no Mose, ai no Ponte, al comitato contro Sigonella. Si parla soprattutto della manifestazione nazionale del 17 febbraio a Vicenza che dovrà essere, concordano tutti, «imponente e unita».
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