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Robert Fisk sui 50 anni di Bin Laden

L’uomo più ricercato del pianeta aveva 36 anni, quando il nostro corrispondente veterano lo incontrò per la prima volta nel deserto
8 marzo 2007
Robert Fisk (Corrispondente di The Indipendent dal Medio Oriente)
Tradotto da per PeaceLink

Aveva 36 anni quando lo incontrai per la prima volta. La barba di Osama bin Laden non aveva tracce di grigio nel 1993. Era un giovane che stava costruendo una nuova strada per gli abitanti dei villaggi poveri del Sudan, un po’ arrogante forse, certamente molto diffidente nei confronti del giornalista occidentale – di 10 anni più vecchio di lui – che, una domenica mattina, era capitato nel freddo deserto sudanese per parlare con lui della sua guerra contro l’Unione Sovietica in Afghanistan.

Avevo forse intenzione di chiedergli del “terrorismo”? No, volevo sapere com’era combattere contro i russi. Una granata lanciata da un mortaio sovietico gli era caduta affianco, raccontò Bin Laden. Nella provincia di Nangahar, era il 1982, probabilmente. “Percepii la ‘Seqina’ (tranquillità, che Allah manda prima della battaglia, n.d.t.), mentre aspettavo che esplodesse”, disse. Seqina significa una tranquillità quasi religiosa. La granata – e molti devono maledirla per aver fatto cilecca – non esplose. Altrimenti, Osama bin Laden sarebbe morto a soli 25 anni.

Quando lo incontrai nuovamente nel 1996, aveva 39 anni e stava inveendo contro la corruzione della famiglia reale saudita, sprezzante dell’Occidente. Quando, nel 1990, Saddam Hussein invase il Kuwait, Bin Laden disse alla Casa Reale saudita, che la sua legione araba era in grado di distruggere l’Iraq, senza bisogno di portare gli Americani nella terra dei due luoghi più sacri dell’Islam. Il re respinse la sua offerta. Così, gli Americani diventarono, da quel momento, anche l’obiettivo della rabbia di Osama.

E’ diventato più saggio con l’età? L’anno successivo mi disse che cercava l’aiuto di Dio “per ridurre l’America ad un’ombra di se stessa”. Ed io scrissi “retorica” a margine del mio taccuino – un errore. L’età stava dando a Bin Laden una pericolosa fiducia in se stesso. Ma, con il passare degli anni dopo l’11 settembre 2001, guardavo, nelle registrazioni video, la barba del leader di al-Qa'ida diventare grigia. Parlava sempre più di storia: la Dichiarazione Balfour, l’accordo Sykes-Picot, la fine del Califfato Ottomano. I suoi discorsi politici si appellavano agli Arabi, i cui dittatori filo-Americani non avrebbero mai il coraggio di dire a George W. Bush di riportarsi a casa i suoi soldati.

Non c’era alcun pentimento sincero. L’età – se conferisce saggezza – non permetteva comunque a Bin Laden di mettere in dubbio le proprie ragioni, di manifestare qualsiasi dubbio personale. Nelle registrazioni, le sue lunghe vesti erano ricamate. Appariva come un Mahdi, un profeta. Ma, con il passare degli anni, mi chiedevo se fosse ancora così importante. Gli scienziati nucleari hanno inventato la bomba atomica. Quale sarebbe stato lo scopo di arrestare tutti gli scienziati dopo? La bomba già esisteva. Bin Laden ha creato al-Qa'ida. Era nato il mostro. A quale scopo allora ricercare ancora il cinquantenne Bin Laden?

Cinque anni fa, la rivista Time si offrì di comprare una delle mie foto di Bin Laden in Afghanistan per la sua copertina. Mi sono rifiutato di vendergliela. Per quanto mi hanno riferito dal service picture desk, il Time voleva usare un computer per “invecchiarlo” nella foto istantanea che gli avevo fatto. Mi sono nuovamente rifiutato. “Allora, quanto vuoi?” mi hanno chiesto dal picture desk del Time. Non capivano. Bin Laden poteva anche non avere un’integrità morale, ma le mie foto l’avevano: esse mostravano un uomo nei suoi 30 – 40 anni e non tra i 60 – 70 anni.

Ma adesso ha 50 anni. Non credo che li starà festeggiando nella sua caverna. Riflettendo proprio sul fatto che, sebbene adesso la sua barba sia chiazzata di bianco, lui rimane comunque il target numero uno dell’Occidente, tanto iconico quanto un qualsiasi diavolo, talmente imbarazzante per Mr. Bush che il Presidente non osa neanche più pronunciare il suo nome, per paura che questo ricordi ai suoi ascoltatori che Bin Laden è quello che se l’è svignata.

Ho letto gli “esperti” dirmi che Bin Laden ha un cancro, che ha bisogno di macchinari medici per sopravvivere. Ma questo diciamo di tutti i nostri nemici. Adesso, Bin Laden utilizza un bastone per camminare – insolito per un uomo di 50 anni – ma sappiamo anche che è stato ferito in Afghanistan. La verità è – e dimenticate gli “esperti” che potrebbero raccontarvela diversamente – che Bin Laden è ancora vivo. Può ben essere dannato ed inafferrabile come la Primula Rossa, ma rimane comunque su questa terra. E ha 50 anni.

Un incontro storico con i Paria mondiali

”Il guerriero Anti-sovietico mette le sue armi sulla strada per la pace”
Pubblicato su ‘The Indipendent’ del 6 Dicembre 1993.

Osama bin Laden sedeva nella sua lunga veste ricamata d’oro, scortato dai fedeli mujahedin arabi che combatterono al suo fianco in Afghanistan.

Personaggi barbuti, taciturni - disarmati, ma a non più di poche iarde dall’uomo che li aveva reclutati, addestrati e che poi li spedì a distruggere l’esercito sovietico – guardavano, senza sorridere, gli abitanti del villaggio Sudanese di Almatig, mentre si mettevano in fila per ringraziare l’uomo d’affari saudita, che sta per concludere l’autostrada che collega le loro case a Khartoum.

Con i suoi zigomi alti, gli occhi stretti e la lunga veste marrone, Mr Bin Laden, da capo a piedi, ha l’aria del guerriero di montagna della leggenda dei mujahedin….

“Ho aiutato alcuni dei miei compagni a venire qui in Sudan dopo la guerra” disse. Non è stato forse un po’anticlimatico per loro, gli chiesi, combattere i Russi e ritrovarsi poi a costruire una strada in Sudan? “A loro piace questo lavoro e anche a me”.

Note: Articolo originale (inglese) http://news.independent.co.uk/world/fisk/article2326225.ece
Tradotto da Antonella Serio per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile per scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e il traduttore.

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