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Il consiglio di sicurezza dell’ONU spiana la strada alla guerra contro l'Iran

29 marzo 2007
Mohsen Hamzehian

IL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU SPIANA LA STRADA ALLA GUERRA CONTRO L’IRAN

Con l’approvazione della risoluzione n. 1747 da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che estende la precedente n. 1737, le sanzioni sono divenute ancor più penalizzanti per i popoli dell’Iran.
In questa risoluzione si notano, oltre la sospensione dell’arricchimento dell’Uranio:
- il divieto di esportazione di armi convenzionali iraniane ( misura di dubbia efficacia, visto che fino a questo momento le armi sono fornite alla guerriglia irachena, a Hezbollah e ad Hamas, in piena clandestinità)
- il divieto di erogare finanziamenti all’Iran ( alcuni analisti dichiarano che è il punto peggiore per i popoli dell’Iran)
- limitazioni verso i viaggi all’estero di personalità iraniane; delle 12 persone elencate, 7 sono dei Passdaran, attualmente rappresentanti da Ahmadinejad .

La società civile internazionale usa due pesi e due misure, dimenticando i suoi compiti

I 5 membri permanenti dell’ONU, assieme alla Germania, hanno votato unanimemente ( anche se Cina e Russia, hanno manifestato qualche riserva). Nella stessa riunione il presidente Ahmadinejad non ha potuto parlare poiché non ha ottenuto il visto per gli USA.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con questa risoluzione in continuità con le precedenti espresse in tutti i questi anni, mette in atto processi che più che indebolire il regime colpiscono i popoli aggravandone la povertà. Allo stesso tempo mostra di usare criteri assolutamente differenti a seconda della collocazione di uno Stato nel quadro delle alleanze internazionali. Nei confronti di Israele, in riferimento al bombardamento della popolazione inerme palestinese e libanese, non ha mosso un dito. Né le Nazioni Unite sembrano preoccupate per le conseguenze di quei bombardamenti, ignorando che la presenza delle bombe e delle mine inesplose in Libano hanno sostituito le coltivazioni di Tabacco e Ulivi dei contadini in quel martoriato fazzoletto di Terra chiamato Libano.
La vendita di armi, che alimenta conflitti su scala planetaria, nonostante decine di risoluzioni prosegue indisturbata. Gli stati che vogliono imporre limitazioni alla proliferazione nucleare sono tutti membri di un solido club di nazioni in possesso di armi atomiche, il cui capofila è l’unico paese che ha provato l’ebbrezza di atomizzare centinaia di migliaia di civili a Nagasaki ed Hiroshima.
La coscienza vigile delle persone amanti della libertà e dell’uguaglianza non può dimenticare che le sanzioni economiche ai popoli dell’Iraq hanno causato centinaia di migliaia di morti tra i bambini, un vero e proprio silenzio “ degli innocenti dell’Unicef” ( i dirigenti del quale sono pagati profumatamente).
La politica degli USA nel grande disegno mediorientale insegue strategie fallimentari, come un giocoliere che cerchi disperatamente di non far cadere i propri attrezzi ma produce solamente sofferenza ai popoli.
Anche la conferenza di Baghdad, con la partecipazione del governo iracheno filo americano, della Siria e dell’Iran, mostra questo caotico cambiamento di posizioni: la guerriglia di Moghtada Al Sadr, da terrorista è diventato per gli USA, il giorno dopo la riunione; “una opportunità” !?
Tutto questo ci spinge a credere che l’ONU agisca per preparare l’attacco degli USA, e dei loro alleati, all’ Iran.

Il Regime di Ahmadinejad fa di tutto per essere attaccato militarmente

Il regime della Repubblica Islamica ed il sig. Mahmoud Ahmadinejad sono consapevoli di tutto ciò e si preparano ad essere attaccati. I segnali di questa preparazione si vedono nella strumentale campagna nazionalistica attorno alla questione nucleare, un modo per compattare l’orgoglio nazionale e nella contemporanea forte repressione contro qualsiasi manifestazione di categorie di lavoratori ( insegnanti, autotramvieri, studenti, giornalisti, avvocati, operai e ecc.). La mobilitazione dei lavoratori, peraltro, è un indicatore della grave situazione economica del paese e l’impotenza del regime a farvi fronte è, essa stessa, un elemento che spinge verso l’accentuazione di una sfida alla comunità internazionale.
Il regime criminale della Repubblica Islamica, grazie anche a questa confusione politica, continua ad impiccare molto di più rispetto al precedente governo ( in soli 4 mesi oltre 90 impiccati con una crescita annuale del 140% in più). Anche quest’anno l’Iran detiene la medaglia d’argento, dopo la Cina, per l’uso della pena di morte e per la violazione dei diritti umani.
La crisi interna ed esterna dell’Iran, è stata creata ad hoc.
Bisogna meditare: questa crisi appare come la continuazione di un lungo periodo di instabilità dell’Iran, nel senso di stato, dal grande ruolo strategico, finito con l’avere una propria autonoma dimensione politica. Questo periodo di instabilità si sviluppa, dopo la rivoluzione khomeinista, con la crisi creata con l’occupazione dell’Ambasciata degli USA a Teheran e l’agonia di decine e decine di ostaggi per oltre un anno ( 1979), la guerra contro l’Iraq, la crisi nucleare e non per ultimo la cattura di 15 marinai britannici. Sono fatti che sinergicamente potenziano la crisi iraniana. Ma, in realtà, la R.I.I. non sarebbe sopravvissuta senza una crisi continua.
Senza l’incredibile sequenza di errori dell’amministrazione americana non sarebbe mai stato possibile che un regime che mira a destabilizzare tutto il Medio Oriente ( insieme ai belligeranti occidentali e ai terroristi nell’area), oggi diventi il riferimento per la sicurezza dell’area, membro permanente di qualsiasi conferenza di pace che si possa fare in Afghanistan, in Iraq, in Libano ed indirettamente anche in Palestina.!

La proposta di alcune personalità iraniane ( tra queste la premio Nobel per la Pace, sig.ra Shirin Ebadi), di indire il referendum per il nucleare, dimostra che le priorità politiche per costoro non sono chiare. Esclusi i mercenari del Regime, oggi la gente in Iran ( oltre 12 milioni di persone al di sotto della soglia della povertà, 2 milioni e mezzo di tossicodipendenti con l’aumento di circa 90.000 persone anche per quest’anno, riduzione del poter d’acquisto dei lavoratori grazie soprattutto alle sanzioni economiche in atto, repressioni feroci che ci ricordano gli anni 80 con l’uso dei Carceri speciali come Evin), vive d’angoscia di un’altra guerra come quella precedente contro l’Iraq, che ha provocato un milione di morti. Il referendum per il nucleare diventerebbe un momento di confronto tra proamericani ed antiamericani ( pro Ahmadinejad), che alla fine farà sorgere il club nuclearista, con evidente consolidamento del potere del sig. Ahmadinejad. Qualsiasi referendum dovrebbe essere indetto solo e soltanto dopo questo regime, lo stesso che annienta qualsiasi diritto di opinione con continua censura e repressione dei Pasdaran al potere, lo stesso che ha controllato le schede delle due precedenti elezioni( politiche ed amministrative), con ritardi e brogli a non finire.

Per potere risolvere la situazione iraniana bisognerebbe che si determinassero alcuni eventi politici:
1. dimissione del governo giureconsulto
2. riforma costituzionale, nei suoi punti che riguardano il giureconsulto, diritto della donna, della giustizia e ecc. Non esiste una forza negli apparati dello stato iraniano che sostenga tale tesi ( Khamenei, Rafssanjiani, Khatami, Ahmadi Nejad, sharoudi, Broujerdi, Messbah Yazdi e ecc.)
3. istituzione di una assemblea costituente, ove si possa decidere liberamente la data di una elezione libera con la partecipazione di tutte le forze, senza la censura sui candidati
La libertà e l’indipendenza dell’Iran dipendono dai suddetti fattori e gli iraniani, sono gli unici che possano risolvere questo problema.
Il presunto intervento degli USA e degli alleati in Iran, oltre che distruttivo per quest’ultimo, mette in pericolo la sicurezza del pianeta stesso e potrebbe determinare la creazione di un’orizzonte ancor più incerto e meno sicuro.
Italia li, 29.3.2007
Mohsen Hamzehian

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