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Il fallimento della presunta sinistra pacifista

Una mano sporca (di sangue) l'altra?

Le dichiarazioni desolanti di Diliberto e l'inequivocabile deserto della piazza attaccano duramente i bizantinismi, i silenzi e le ambiguità di Rifondazione Comunista, Verdi e Comunisti Italiani. Negli anni scorsi alfieri di una presunta sinistra pacifista. Oggi sempre più presunta e sempre meno pacifista. E sinistra, ma da spavento ...
14 giugno 2007

Flop. Questa la parola più associata nei giorni scorsi alla manifestazione di Rc,PdCI e Verdi durante la visita di Bush. Un flop subito ricondotto al deserto quasi totale della piazza occupata(circa 500 persone!) mentre, poco distante, un'altra piazza contava secondo alcune stime 149.500 persone in più ( in proporzione 300 volte di più), convocate proprio in opposizione alla prima. Ma le dimensioni e il peso del fallimento vanno oltre i numeri di una giornata. E' un fallimento che denuncia vuote retoriche che non hanno più ascendente sui sostenitori e di un progetto, ormai ripiegato su se stesso, schiacciato dalle caccie alle poltrone all'epoca dei manuali cencelli, dai bizantinismi e dalle ambiguità "di governo" e dai silenzi, sempre più imbarazzanti e sempre più conniventi, di fronte a rapimenti, terrorismi e mercenari di Stato. Una situazione che interroga su qualsivoglia credito si voglia ancora dare ai Diliberto, ai Giordano, ai Pecoraro Scanio e ai piazzisti dei 3 partiti e sulle reali possibilità di dialogo costruttivo con loro. Una situazione che diventa emblematica nelle dichiarazioni, sinceramente desolanti, di Oliviero Diliberto. Dichiarazioni rilasciate sabato ai giornalisti, mentre le manifestazioni erano ancora in corso, che testimoniano quanto Pace, disarmo, democrazia, libertà e nonviolenza per il compagno Diliberto siano solo merce di scambio. Stimolato dai cronisti Diliberto afferma che è ancora convinto che, come ha già detto in altre occasioni, le mani di Bush grondino sangue (aggiungendo che non crede nel frattempo se le sia lavate), sangue iracheno e sangue afghano. Peccato nessuno gli abbia rammentato che quel sangue è anche responsabilità del governo italiano, del governo che il compagno Diliberto non ha mai mancato di sostenere. Quel governo che lui ha appoggiato e sostenuto mentre dichiarava che "tutte le missioni italiane all'estero sono di pace", mentre inviava mercenari in Iraq e mezzi militari in Afghanistan. Senza dimenticare cosa accadeva, a pochi chilometri di distanza, mentre Diliberto parlava. Nelle stesse ore sabato Romano Prodi e Giorgio Napolitano quelle mani sporche di sangue le stringevano calorosamente. Verrebbe da pensare: si sporcheranno anche Prodi e Napolitano le mani di sangue? E prima di stringerle in futuro a Diliberto se le laveranno? Vuoi vedere che, alla fine, anche Diliberto se l'è sporcate dello stesso sangue di Bush? Anche perché c'è un altro piccolo particolare da non dimenticare: la manifestazione era stata convocata per protestare contro la politica estera di Bush ma in appoggio a quella italiana. Infatti Prodi, incontrando Bush, ha dichiarato che l'Italia sarà sempre un alleato affidabile e leale del governo USA e Napolitano, spingendosi ancora più in là, parlava di comune visione in politica estera.
Nelle stesse ore Emergency rilasciava notizie clamorose e gravissime: Rahmatullah Hanefi, il direttore dell'ospedale Tiziano Terzani di Lashgar-Kah rapito dai servizi segreti di Karzai, è in pericolo di vita. La durissima detenzione (piccolo inciso: l'Italia ha avuto il compito di costruire l'ordinamento giudiziario afghano spendendo 50 milioni di euro del bilancio pubblico) ne ha provato il fisico e si sono presentati gravissimi problemi renali. Hanefi è stato abbandonato dal governo italiano che nulla ha fatto in tutte queste settimane per lui. La sorte di Hanefi ricade interamente su Prodi, D'Alema, Parisi, Patrizia Sentinelli che continua a cianciare di cooperazione internazionale e poi si acquieta davanti ai diktat del suo ministro. E su chi li appoggia, Diliberto e i (pochi!) manifestanti di sabato compresi. Le cui mani, se mai dovesse succedere, saranno sporche fino al midollo del sangue di Hanefi, del sangue dei soldati mandati in guerra con il loro voto e del sangue di tutte le vittime civili di queste guerre, avversate a parole ma sempre sostenute nelle urne parlamentari.
La seconda dichiarazione, facilmente saldabile alla prima, è, se possibile, ancora più grave. Testualmente il compagno Diliberto ha dichiarato, parlando del no a Bush e del si a Prodi, "sono comunista ma non sono stupido". Dichiarazioni a dir poco antidemocratiche, illiberali, opportuniste e arroganti. Dichiarazioni che portano a conclusioni gravissime. La prima è che chi non la pensa come lui, comunista intelligente, è stupido. Una dichiarazione che richiama quella di D'Alema dopo il rapimento di Daniele Mastrogiacomo sulla imbecillità di chi chiedeva il ritiro dei soldati italiani dall'Afghanistan. Sono passati 14 mesi da quando Berlusconi, nella deplorazione e nell'indignazione generale, insultò metà degli italiani definendo coglione chi non avesse votato per lui, e questa è la condizione di chi si pone in alternativa alla cashbah berlusconiana, promettendo un'Italia diversa. La seconda conclusione chiude definitivamente il cerchio. Diliberto è dirigente del PdCI, partito di maggioranza e di governo, partito titolare di scranni e poltrone comode, lussuose e di prestigio. E quindi non sacrificherà mai, per nulla al mondo, tutto questo sfarzo. Testimonianza definitiva e inequivocabile del sacrificio più totale del pacifismo, della nonviolenza, dell'antimilitarismo, del disarmo e della democrazia sull'altare del gran sacerdote DC Cencelli.

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