Un altro quattro novembre, non ipocrita e non subalterno
Ricorrendo il 4 novembre l'anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, varie persone impegnate per la pace - ed anche amici carissimi da cui tanto abbiamo imparato - pensano di doversi presentare in sparutissimi gruppi alle celebrazioni militari per dare volantini, inalberare cartelli, sventolar vessilli arcobaleno, esporsi al rischio di esser pretesto e scaturigine di indecenti schiamazzi in una situazione in cui si fa memoria di innumerevoli vittime, ed a tutti e' richiesta quindi la massima compostezza.
E' un errore, un errore di subalternita'. Poiche' quale e' il messaggio che ne deduce chi osserva (poiche' quando si manifesta, si manifesta affinche' altri veda e pensi)? Che i pacifisti guastano le altrui cerimonie (e una cerimonia di commemorazione di caduti), che i pacifisti sono quattro gatti consapevoli di esserlo, che i pacifisti non sanno rispettare la dignita' altrui e la serieta' delle occasioni solenni; nella migliore delle ipotesi: che i pacifisti sono quella minimissima minoranza in cerca di pubblicita' che approfitta delle iniziative altrui e vi si scava la sua nicchia, e che purche' non disturbi il manovratore e si limiti a far colore sulla piazza viene paternalisticamente recuperata e quindi neutralizzata. Non e' questo il messaggio da dare.
Il messaggio da dare e' che il 4 novembre deve esere ricordo delle vittime della guerra, e questo ricordo non puo' essere affidato a quelle strutture che quelle vittime hanno assassinato: gli eserciti tutti. Il messaggio da dare e' che i pacifisti non sono affatto una minoranza di guastafeste o di anime belle confuse; bensi' consapevoli portatori di valori che la stessa Costituzione italiana afferma, e rappresentativi della volonta' di vita e dialogo dell'intera umanita'. Sono i poteri militari ad essere l'arcaico inaccettabile residuo di una troppo lunga epoca di barbarie che avrebbe dovuto essere finita per sempre sotto il lampo sinistro dell'orrore assoluto di Hiroshima.
Di qui l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" che a Viterbo abbiamo gia' realizzato lo scorso anno e quest'anno ripeteremo. Noi ricorderemo le vittime della guerra, noi renderemo loro omaggio il 4 novembre in silenzio e austerita', con una nostra cerimonia di deposizione di un omaggio floreale dinanzi al loro sacrario, in assoluto silenzio, in orario diverso e lontano da quello dell'ipocrita rumorosa sagra degli eserciti assassini.
Questo significa la nostra posizione ed iniziativa nonviolenta: che non gli eserciti assassini hanno diritto a render omaggio alle loro vittime, ma chi alle guerre si oppone e quelle vite avrebbe voluto salvare; che solo chi e' costruttore di pace e si batte affinche' mai piu' si diano guerre puo' ricordare le vittime delle guerre senza offenderle ancora. E nel ricordo delle vittime delle guerre corroborare un impegno di pace e di nonviolenza.
Noi pensiamo che perseverando in questa azione rigorosamente nonviolenta anno dopo anno riusciremo a rendere sempre piu' partecipate le nostre iniziative di memoria, e rendere sempre piu' evidente l'ipocrisia e l'immoralita' dei militari scandalosamente in festa innanzi alle tombe delle vittime loro.
Noi pensiamo che, perseverando in questa azione rigorosamente nonviolenta e sempre piu' persuadendo altre persone ad unirsi a noi, il 4 novembre possa e debba diventare, da oscena festa delle forze armate assassine, giornata di memoria e di impegno per la pace, e celebrazione infine del superamento e quindi dell'abolizione dell'istituzione militare.
Superamento ed abolizione gia' oggi possibili con la realizzazione del programma costruttivo della difesa popolare nonviolenta, dei corpi civili di pace, con quella "Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta" cui in molti in varie forme si sta gia' lavorando, e che e' merito del movimento delle donne e segnatamente di Lidia Menapace aver tematizzato e proposto con grande tenacia e lucidita'.
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