T E R R O N I A L I B E R A !
DICHIARIAMO
che la Terronia, originariamente situata nel Sud della penisola italiana, terra attraversata da vari popoli, storie e culture, ma ora presente ovunque ci sia un legittimo terrone e i suoi amici, è un paese libero, senza frontiere, aperto a tutti coloro che vogliono viverci.
Siamo nati in Terronia o da terroni in tutte le parti del mondo. Abbiamo imparato ad amare la nostra casa e la nostra terra, il sole e il mare, anche quando ci chiudono il loro cuore e il ventre e ci fanno soffrire; anche quando gli altri ci disprezzano e deridono per la nostra parlata; anche quando ci trattano da delinquenti e figli di mafiosi; anche quando ci fanno lavorare all’estero, ci pagano male e ci vogliono mandare a casa. Magari lo potessimo fare! Magari potessimo lavorare e amare, avere la nostra terra e la nostra casa dove l’avevano i nostri antenati. La miseria e il potere ce l’hanno tolte e molti di noi sono stati costretti ad andarsele a cercare dappertutto.
Troppe frontiere ci hanno separato dalla vita e dalla giustizia. Troppi hanno saccheggiato le nostre case e le nostre terre. Troppi hanno sparso il nostro sangue lo fanno ancor oggi. Troppi ci disprezzano e ci rubano. Non per questo rinunciamo a queste terre di tante culture e popoli, di tante storie e differenze, di tante lingue e tradizioni, tanti quanti sono i frutti che Dio ci dona. La povertà ci ha tolto tutto, ma ci ha fatto solidali. La violenza ci ha ferito, ma ci ha resi fratelli. La storia ci ha disperso, ma oggi ci riunisce.
Alcuni di noi si sono persi per strada. Di molti parenti, familiari ed amici non sappiamo più niente. Di altri, preferiremmo non sapere. Se ne sono andati, non solo geograficamente, ma anche col cuore. Si sono fatti “stranieri”, si sono scordati il dialetto, hanno abbandonato le migliori tradizioni e hanno seguito quelli che vincono nella vita. Altri ancora si credono superuomini e disprezzano le donne e i bambini e maltrattano e sfruttano gli “extracomunitari” (mamma mia, che parolaccia!). Hanno imparato a fare i soldi e a vivere in società. Si sono integrati. Ma hanno tradito la nostra terra.
Non vogliamo essere integrati ad una società che ci obbliga a vivere per lavorare e non a lavorare per vivere insieme e trasformare ‘sto mondo. Né vogliamo che i valori della famiglia e della fedeltà siano usati per legittimare mafie e ingiustizie. La fedeltà alle nostre tradizioni ci ricorda che da secoli siamo sfruttati e oppressi e che molti hanno cercato di vincere le frontiere stabilite dai soldi, dal falso onore, dalle politiche “straniere” (anche se in Terronia nate) perché contrarie alla felicità e alla speranza dei nostri popoli.
Chi ha vissuto da straniero per secoli si porta dentro il dolore della solitudine, del disprezzo, della lontananza; del silenzio di chi ti circonda; dell’esclusione e della derisione per causa di una lingua parlata male; di altri costumi, di altri affetti e ricordi.
Chi ha vissuto da straniero si porta dentro, però, anche le migliori tradizioni dei suoi avi e i migliori ricordi della terra: siano i Sassi di Matera o il mare del Gargano, le pendici del Vesuvio o la terra inaridita. Si porta dentro il ricordo dei suoi cari, insieme al sole, al mare, ai vigneti, ai campi di grano, agli ulivi, agli agrumi, al pane... Benedetto pane! Sono cose che non si possono dimenticare. Né svendere, né abbandonare. E che si vogliono condividere: in treno, per strada, coi vicini e coi nuovi parenti, in fabbrica... e con chi vuole.
Chi ha vissuto da straniero ha imparato anche a scoprire che gli stranieri sono fratelli e sorelle, che nel cuore si portano la stessa dignità, la stessa voglia di vivere, lo stesso desiderio di umanità. Quante volte ci siamo detti: “E pure chiss’ è da famiglia! Chiss è com’e nuie!”. Perciò... siate i benvenuti: terroni nel cuore, meridionali d’adozione e tutti voi che v’incontrate con dei terroni in qualunque parte del mondo! Avremo sempre la possibilità di rallegrarci insieme, di far festa, di condividere un po’ di soldi (o ve li volete tenere tutti per voi?) e di felicità.
L’amicizia e la fraternità ci aiuteranno a riscoprire le cose più importanti della vita e ci libereranno da catene, pregiudizi, ingiustizie ed anche frontiere - fisiche, politiche e sociali. Laddove ci sarà un vero terrone ci sarà la possibilità di costruire una società a misura di uomini, donne, bambini, famiglie... accogliente e solidale. Viviamo nella speranza di costruire questa nuova terra dappertutto. Senza frontiere e senza discriminazioni, dove ogni persona possa trovarsi a casa e coi suoi, in qualunque parte si trovi.
TERRONIA LIBERA!
Perché per essere liberi siano nati!
Post Scriptum:
Senatur,
se la Padania nasce con quest’anima e ’sto sogno
che abbia lunga vita, che trionfi e sia felice.
Ma non vogliate disprezzare nessun terrone,
neanche quello che portate dentro di voi.
Abstract, chiù o men’:
(in angloterrun language, new esperanto)
In this page, you encontr’ a brief proclam of Indendence of Terronia, country che na vota stave in the Sud of Italy, but mo’ stace in every pizz’e munn’. The terroni have proclaming ’sta cos’ only for helping the Senatur and a leguist company to undeleting a raggion’.
You dont vive senz’ l’aria, and also senz’acqua, and sole mio, and very bell’ gran’, olive, vine, pizza, mare, cielo and many other bell’cose che in Terronia you encontring and also are exporting - quann’ possible - whit canzon, allegria and - why not? - lavorann’ e sudann’.
It’s very difficult viver’ senz’ ’sti bell’ cose... and terroni - p’ non muri’ ’e nostalgi’ - s’i portan’ appriss’ everywhere and always chiam’ tutt’ quant p’ fa’ festa. This spirit, i terroni nu vogghion’ perd’, therefore they proclaming her sovereignty with the sovereignty of liberty, dignity, community, fraternity, justice and peace, nu core ’e tutt’ quant’, very important and necessary, cose che i nostr’ nonn’ c’ contavan’ e volevan’ mantené a tutt’i cost’.
Pecché ’sti cose don’t have frontier and are chiú ’mportant’ di’ sold’, di’ properties, da paranz’ (prestige), do poter’ e de quann’ ne tin’. A faccia do Senatur che non ha ancor’ imparat’ nient’ o s’e’ scurdat quill’che l’hann insegnat’. I believe... Senatur, please, fatt’ na pizza e no bicchier’ de vin’ e recordat’ di quill’ che è megghi’ p’ viver felici. T’i puoi fa’ pur’ aggratis, se vin’ a’ casa mia...
TERRONIA LIBBERA!
pecché p’esser’ libber’ c’hann’ fatt!
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