I capi sono i primi infiltrati
I CAPI SONO I PRIMI INFILTRATI
Oggi si diventa capi, e così si esiste pienamente, col liberarsi dalle negazioni altrui dirottandole su altri, sempre più distanti.
Così si forma il nemico esterno, necessario alla creazione dell'armonia interna, ossia della costruzione della collettività. Che in tal modo dipende dal promotore, il capo. Il quale diventa tale con l'impedire agli altri di fare altrettanto.
È sempre una negazione primitiva, ma configurantesi in forma più sofisticata.
Il sapere che uno prende le difese del debole per emergere e diventare capo, significa capire il meccanismo delle cose.
I promotori di iniziative (politiche, religiose, culturali, sociali) all'inizio sono in buona fede; seguono la via del procedimento senza rendersi conto che è un gioco della natura. Si comportano secondo le regole del sistema perché non possono fare altrimenti.
Infatti ci si libera e si esiste pienamente liberando e facendo esistere gli altri, i prossimi, col negare i più distanti. Così si formano i poteri.
Non si tratta di eliminare il procedimento, che è ineliminabile; bensì di renderlo autentico, impedendone la degenerazione strumentale che di esso finora veniva fatta col bloccarlo al primo passo, per fissare la posizione eminente come necessaria intermediaria col resto.
L’AUTOGESTIONE DAL BASSO È OGGI POSSIBILE, NECESSARIA E URGENTE
Oggi ogni pretesa guida dei leaders consiste solo nell'indicare un’opposizione all'esterno.
I capi si riducono a guide inutili e dannose, perché servono solo a mantenere le separazioni, provocando i conflitti e i mali del mondo.
Ormai abbiamo a disposizione tutte le idee possibili, ma ognuna è unilaterale.
I capi non servono più; la loro funzione è terminata. Bloccano il procedimento evolutivo.
Il mestiere di capo si riduce a coordinare specialisti grazie ad altri specialisti che fanno da coordinatori.
I capi sono privi di idee guida.
La guida oggi consisterà nell'idea che è emersa dell'unità umana, realizzabile attraverso la cooptazione dei popoli terzi, che verranno elevati al livello dei primi.
L’autogestione dal basso è oggi possibile, necessaria e urgente.
IL LOCUS OF CONTROL PASSA DALL’ESTERNO ALL’INTERNO
Il procedimento naturale è finito. Siamo al giro di boa dell’evoluzione: il locus of control passa dall’esterno all’interno. Questo permette di prevedere ed anticipare gli eventi, includendo i fatti naturali nel progetto attivo della loro armonizzazione e sintesi.
Dobbiamo responsabilizzarci al posto dei capi, direttamente e coscientemente, della conduzione del procedimento generale, naturale e umano.
Non possiamo più servire da mattoni per costruzioni macroscopiche esteriori (Stati e blocchi ideologici) perché siamo troppo complessi. Però questo comporta anche che siamo diventati capaci di gestire le cose direttamente.
Responsabilizzandoci al posto dei capi, li svuoteremo di funzioni e di necessità, e li renderemo inutili. Sono diventati di impedimento alla continuazione ed al completamento della loro stessa finalità: l'unificazione umana progressiva, loro logica conclusione; che però si scontrava con la necessità del nemico esterno.
INQUADREREMO L’AZIONE LOCALE NEL PROGETTO GLOBALE UNIVERSALE
Inquadrando l'azione locale nel progetto globale universale, sapremo come intervenire.
I capi hanno formato le nazioni e i blocchi ideologici, politici e religiosi; che sono come dei gomitoli attorno ad un'idea. Il vuoto però tra essi è la causa di ogni male.
Il nuovo procedimento salverà e valorizzerà tutte le conquiste realizzate finora.
Risolverà per via anche i problemi teorici e metafisici, oggi prodotti dalle complicazioni strutturali esterne.
Non occorreranno più intermediari fissi fra le collettività e il mondo. Ci sarà il rapporto diretto fra tutte le collettività, armonizzate fra loro potenzialmente in partenza dalla nuova progettualità di base.
è pubblicato il libro “I Volontari e il Potere”,
composto di tre parti:
Il potere ai Volontari,
Il nuovo ordine umano partirà da Israele,
L’autogestione dal basso unificherà e libererà l’umanità.
Mario Ragagnin
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