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Lettera aperta alla tavola della pace contro il pericolo di un attacco militare in Iran

Gli interventi militari americani in Afghanistan, in Iraq, la guerra Israelo-Libanese, il dramma della Palestina hanno prodotto una destabilizzazione e rinforzato le forze integraliste del medio e vicino oriente, creando un unico vincitore nell’area, l’Iran, favorendone l’uscita dal suo isolamento internazionale .
5 ottobre 2007
Mohsen Hamzehian (responsabile Unione per la Democrazia in Iran)

Lettera aperta alla tavola della pace contro il pericolo di un attacco militare in Iran

I popoli dell’Iran da 28 anni vivono sotto un regime repressivo, barbarico teocratico, senza precedenti nella storia dell’ era moderna e con una campagna discriminatoria del mondo industriale ed in particolare dalle amministrazioni USA che si sono succedute fino alla peggiore della sua storia, cioè quella di Gorge w. Bush Junior. Sin dal 1953( dal rovesciamento del governo nazionalista del Dr. Mossadegh), tutti gli interventi del governo americano hanno contribuito all’annientamento della libertà e della democrazia in Iran.
Gli interventi militari americani in Afghanistan, in Iraq, la guerra Israelo-Libanese, il dramma della Palestina hanno prodotto una destabilizzazione e rinforzato le forze integraliste del medio e vicino oriente, creando un unico vincitore nell’area, l’Iran, favorendone l’uscita dal suo isolamento internazionale .
Vien da chiedersi se il mondo ora sia più sicuro.

Il regime della Repubblica Islamica si è insediato ingannando i popoli dell’Iran, ha distrutto i principi della rivoluzione popolare del 1979, che aveva deposto il regime monarchico filo americano di Pahlavi, ha istituito i Passdaran, i comitati khomeinisti, distruggendo i più elementari diritti acquisiti durante la rivoluzione.
In Iran la società civile viene sottoposta quotidianamente a continue repressioni da parte del regime, ogni voce di dissenso viene repressa con l’isolamento, il carcere fino alla pena di morte. I giornali liberi vengono chiusi e i giornalisti messi in carcere, i lavoratori non hanno diritto a manifestare liberamente per i loro diritti sindacali e non possono formare le loro associazioni sindacali indipendenti dal regime. Una parte degli insegnanti sono costretti ad accettare di essere confinati per avere manifestato pubblicamente davanti al parlamento rivendicando un salario equo e compatibile avendo un’ inflazione a due cifre. I referenti della protesta sono ancora in carcere. Dopo un’esecuzione per lapidazione di un innocente , Jiavad Larijani, membro del governo e responsabile per i diritti umani del potere giudiziario del regime, dichiara “ che la condanna a morte con la lapidazione viene eseguita quando una persona commette adulterio e confermato da 4 testimoni riconosciuti dal tribunale come idonei , oppure quando il colpevole è reo confesso per 4 volte”.
Ci si chiede come possano comportarsi i giudici iraniani quando lo stesso responsabile per i diritti umani non si vergogna di far rispettare il codice islamico favorevole alla pena di morte.
Il numero chiuso con esame di ammissione alle università in Iran, riguarda gli studenti non filo governativi, alcune minoranze religiose come i Bahaii, che vi possono accedere solo per apostasia, (in Iran l’apostasia dalla fede islamica è condannata con la pena capitale ). Il corpo docente, i presidi e i rettori dell’università nella loro totalità sono stati scelti dal clero attualmente al potere e i docenti non comodi al regime vengono allontanati dalle cattedre, la maggior parte degli studenti universitari, sono controllati, espulsi e repressi mediante il carcere e l’impiccagione in pubblico.
Le donne in Iran, numericamente parlando, rappresentano la maggioranza, ma i loro diritti( penali, civili e patrimoniali), sono calpestati quotidianamente da un giureconsulto inciso in ogni articolo del codice civile, penale e dalla costituzione islamica. Esse, si battono per l’ottenimento dei loro diritti negati dal governo, dalla religione al potere e da una cultura miope che purtroppo non ha minimamente ridimensionato il maschilismo che infarciva la post rivoluzione antimodernista Khomeinista e ha prodotto, al contrario, un generale atteggiamento antidonna, teorizzato e giustificato. In un clima così teso, chi può essere più emarginato della donna?
Tutto questo succede in un Paese definito da “Transparency International”, nel suo rapporto annuale, per quanto riguarda il grado di affidabilità e la degenerazione finanziaria al 131 posto. Precisamente peggiorato di 16 posizioni rispetto al precedente rapporto. Niente male, per un regime che doveva portare la rendita del petrolio sulla tovaglia di ogni famiglia iraniana.

Partecipanti alla marcia per la pace, i nostri popoli vivono in una condizione difficile in un Paese con una situazione complessa, come abbiamo scritto e riscritto, condanniamo fermamente l’attacco militare in Iran( le due guerre in Afghanistan e in Iraq, dimostrano che un presunto attacco comporterebbe un fallimento di altre vie, e un rafforzzamento dell’integralismo capeggiato dal regime della repubblica islamica in Iran), gli interventi di organizzazioni umanitarie internazionali, presso gli organi competenti, prima di tutto l’ONU, non ha prodotto risultati, poiché ogni volta che si parla di Nucleare iraniano e di sanzioni economiche la repressione in Iran aumenta in modo vertiginoso, basta pensare che in un anno il numero di uccisi dal regime, è aumentato del 100%. Il consiglio di sicurezza delle nazioni unite deve condannare e sanzionare un regime per le violazioni dei diritti umani non certo per le ambizioni di arricchimento di Uranio, già in possesso dei membri con diritto di veto, ma a nostro avviso oltre a non essere necessario e non sicuro, comporta una quantità elevata di scorie a carico delle future generazioni ( basta pensare che non riusciamo a far fronte allo smaltimento dell’amianto). E’ diritto sacro santo di tutti i popoli ed in particolare di quello iraniano, con un passato di ben tre rivoluzioni pacifiche( 1906, 1953 e 1979), ad avere una democrazia che rispetti i diritti umani . Infine chiediamo all’ONU un segnale forte da dare ai popoli dell’Iran: rivendicare senza se e senza ma la libertà per tutti prigionieri politici in Iran.
Mohsen Hamzehian 5.10.2007

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