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4 novembre

Non retorica festa militarista ma lutto per i morti di tutte le guerre

Proposta del Movimento Nonviolento e di PeaceLink
31 ottobre 2007
Associazione PeaceLink

Si prega di diffondere il piu' possibile questo messaggio

Ci dissociamo dalle celebrazioni ufficiali del 4 novembre.

Ci dissociamo in nome della pace e della Costituzione.

Ci dissociamo in nome di tutti quegli italiani pacifici che furono condotti a combattere e a morire perché costretti.

Ci dissociamo in nome di tutti i disertori che non vollero partecipare a quella che il papa definì "un'inutile strage".

Ci dissociamo da ogni retorica celebrazione di eroismo.

Ci dissociamo da ogni ipocrisia.

Vogliamo ricordare che chi non combatteva veniva fucilato dai carabinieri italiani. Il sentimento di pace degli italiani venne violentato da un militarismo che avrebbe poi portato l'Italia al fascismo.

Occorre ricordare che la prima guerra mondiale fu uno spaventoso massacro.

Occorre trasformare il 4 novembre in una giornata di studio e di memoria, in una giornata di ripudio della guerra.

Si leggano le strazianti poesie di Giuseppe Ungaretti scritte in trincea.

Si legga il "Giornale di guerra e di prigionia" di Carlo Emilio Gadda in cui emerge l'ottusità di ufficiali arroganti e l'insipienza criminale degli alti comandi.

Si legga "Addio alle armi" di Ernest Hemingway e "Un anno sull'altopiano" di Emilio Lussu, grandi testimonianze del fanatismo di quella guerra.

Si diffondano le lettere dei soldati che mandavano al diavolo la guerra e il re. Furono censurate. Perché censurarle oggi nelle cerimonie ufficiali e non farne mai la minima menzione?

Per questo PeaceLink e il Movimento Nonviolento stanno facendo un volantinaggio telematico in tutt'Italia

dal sito www.peacelink.it

Stiamo diffondendo la voce di chi ha maladetto la guerra perché voleva la pace. Oramai in tutte le scuole i libri di storia hanno rivisto il tradizionale giudizio positivo sulla prima guerra mondiale e oggi prevale una netta disapprovazione di una guerra che - come sostenne Giolitti - poteva essere evitata portando all'Italia Trento e Trieste mediante una neutralità concordata con l'Austria.

Non comprendiamo come mai a scuola i libri disapprovino una guerra che oggi viene al contrario celebrata in piazza nella sua giornata vittoriosa. Ci chiediamo per quale oscura ragione il livello di consapevolezza raggiunto dalla cultura venga demolito dalla retorica.

Ecco perché ci dissociamo dalle cerimonie ufficiali: quella guerra fu terrorismo e non va celebrata. Il popolo della pace - in nome della nonviolenza - dice ancora una volta no alla guerra.

4 Novembre 89° anniversario della Prima Guerra Mondiale

“Dov’è, o guerra, la tua vittoria?”

Non festa, ma lutto

In occasione dell’ottantanovesimo anniversario della fine della prima guerra mondiale (4 novembre 1918 – 4 novembre 2007), vogliamo proporre a tutti i cittadini che desiderano essere attivi “costruttori di pace” una riflessione ed un’iniziativa.

Per le autorità militari e civili questo è il giorno della festa dell’unità nazionale. Ma cosa c’è da festeggiare? La prima guerra mondiale fu un vero e proprio massacro e quella "vittoria militare" ci portò il fascismo, altre guerre, altri morti. Persino il Papa Benedetto XV la definì “un’inutile strage”. La festa fu una ricorrenza istituita dal fascismo per trasformare le vittime della prima guerra mondiale in eroi coraggiosi che si immolavano per la Patria. Una guerra che costò all’Italia 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di più di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste, i territori ottenuti con la vittoria della guerra che erano gia stati concessi dall’Austria all’Italia in cambio della non belligeranza. La prima guerra mondiale fu un affare per grandi industriali, politici corrotti, funzionari statali senza scrupoli, alti ufficiali che si sono arricchiti con i proventi dell’industria bellica.

E oggi? Ancora una volta (come con qualsiasi governo, di destra, di centro o di sinistra) le spese militari aumentano a discapito di quelle sociali. Quest'anno le previsioni di spesa per la difesa (finanziaria, bilancio difesa, missioni internazionali, programmi sistemi d'arma) arrivano ad oltre 23 miliardi e 800 milioni di spesa: 20 miliardi e 900 milioni in bilancio, più 1 miliardo 550 milioni stanziato dalla finanziaria dell'anno scorso per le armi ad alto contenuto tecnologico, più altri 600 milioni in finanziaria 2008 tra finanziamenti al reclutamento dei professionisti e del finanziamento per gli Eurofighter e le fregate Freem. A questa somma vanno aggiunti gli oltre 800 milioni per il mantenimento delle missioni militari all'estero (compreso l’Afghanistan!).

Quindi il 4 novembre non c’è proprio nulla da festeggiare. Contro la retorica militarista, il 4 novembre invitiamo i cittadini ad esporre dai loro balconi le bandiere arcobaleno, a partecipare alla manifestazioni ufficiali, esprimendo una voce di dissenso (con un volantino, una bandiera che sventola, un cartello appeso al collo … la Costituzione italiana garantisce a tutti i cittadini il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero: facciamolo correttamente, con educazione e civiltà, ma facciamolo!).

Davanti al dramma delle guerre in Iraq e in Afghanistan, nella quale siamo coinvolti come italiani, c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di celebrare con una “festa” la vittoria di una guerra? C’è solo da vergognarsi, e tacere per rispetto delle vittime di tutte le guerre. L’unico vero modo per celebrare il ricordo di una guerra, è quello di impegnarsi con la nonviolenza affinchè non ci siano più guerre. Come ha detto il grande scrittore Lev Tolstoj, profeta della nonviolenza, nel capolavoro “Guerra e pace”, le guerre non si vincono, le guerre si perdono e basta.

ManiFestAzione? nazionale nonviolenta

Domenica 4 novembre a Verona

Quest’anno, in particolare, Il Movimento Nonviolento promuove un'iniziativa pubblica a Verona domenica 4 novembre in ideale continuità con la Marcia Perugia-Assisi e con gli impegni che la contrassegnano a partire dalla prima, indetta da Aldo Capitini nel 1961.

La manifestazione è aperta a tutti gli amici della nonviolenza e ne sollecita la consapevole partecipazione. Si rivolge in particolare a quanti sanno bene che l'affermazione dei diritti umani richiede un impegno di costruzione della pace. Per questo è necessario il rilancio della nonviolenza attiva.

La manifestazione concluderà il XXII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento, "La nonviolenza è politica per il disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti", e ne riprenderà i temi attraverso un percorso che collega luoghi significativi della città.

Partenza alle ore 10 dalla Casa per la Nonviolenza, via Spagna 8, sede del Movimento e della rivista Azione Nonviolenta. Camminata con soste in piazza San Zeno (primo vescovo "extracomunitario" di origini africane), al Tribunale militare (dove veniva processati e condannati gli obiettori di coscienza), all’Arsenale (riconversione a fini civili di strutture militari), al ponte della Vittoria, (quella che fu "un'inutile strage"), per concludere alle ore 12 in Piazza Brà, dove insieme celebreremo un momento di riflessione e di impegno, perchè il rifiuto della guerra sia accompagnato da azioni coerenti a ogni livello di responsabilità.

Un banchetto sarà a disposizione per la raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare per Un futuro senza atomiche.

7 ottobre, marcia da Perugia ad Assisi

4 novembre, manifestazione a Verona

...la nonviolenza è in cammino...

[Riproduciamo ancora una volta un estratto da un comunicato del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo di due anni fa. E' nostra intenzione riproporre ed estendere quest'anno l'iniziativa del 4 novembre di pace, in memoria delle vittime, contro le guerre, le armi e gli eserciti; la nostra iniziativa nonviolenta consiste in una cerimonia silenziosa di deposizione di un omaggio floreale ai monumenti che ricordano le vittime della guerra, in orario diverso e distante dai chiassosi ed offensivi "festeggiamenti" delle forze armate]

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell). Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha formulato la proposta che il 4 novembre in tutta Italia si realizzino cerimonie di commemorazione per le vittime di tutte le guerre da parte delle istituzioni, delle associazioni e delle persone impegnate per la pace; la legalita', la democrazia e la nonviolenza. Cerimonie semplici e silenziose, austere e rispettose del sentire di tutti, di rigoroso impegno al rispetto e alla promozione della dignita' umana di tutti gli esseri umani. Di solidarieta' con l'umanita' intera: contro la violenza e la morte; in applicazione non solo del dettato della coscienza illuminata dalla ragione, ma anche dei principi giuridici e morali espressi nella Carta delle Nazioni Unite, nella Costiuzione della Repubblica Italiana, nella Dichiarazione universale dei diritti umani. E quindi di opposizione nitida ed intransigente all'uccidere, al terrorismo, alle dittature, alla guerra e ai loro strumenti e apparati. La proposta ha ottenuto gia' apprezzamenti e sostegni significativi; confidiamo che altri apprezzamenti ed altre adesioni si aggiungano di qui a quel giorno. Poi ogni istituzione, associazione, persona, trovera' secondo la sua sensibilita' e il modo di agire ad essa conforme, come appropriatamente manifestare in modo rigorosamente rispettoso di tutti, sobrio, leale, democratico e nonviolento, il suo cordoglio per le vittime, il suo amore per l'umanita' e il suo impegno contro tutte le violenze.

Il 4 novembre e' l'anniversario della conclusione per l'Italia della prima guerra mondiale, l'orribile "inutile strage" che fu non solo ecatombe di tanti innocenti, ma altresi' seminagione di nuovo odio e nuove crudelta' che ebbero come esito dittature disumane e una seconda immane conflagrazione mondiale. Che il 4 novembre nel ricordo di tutte le vittime delle guerre sia anche monito ed impegno contro le guerre presenti e future, contro tutte le violenze e contro tutti gli strumenti e gli apparati di morte. Questa data non deve piu' essere strumentalizzata dai comandi militari che con il loro festeggiare se stessi e le macchine belliche - potere e apparato inteso ad addestrare a uccidere, a preparare la guerra, ed in guerra ad irrogare la morte ad altri esseri umani - offendono le vittime delle guerre nel modo piu' tragico e osceno. Questa data deve divenire giornata di lutto e di memoria, e di solenne impegno affinche' mai piu' degli esseri umani perdano la vita a causa di guerre, e quindi affinche' mai piu' si facciano guerre. Il 4 novembre non si facciano sciocche esibizioni, gesti inappropriati, strumentalizzazioni provocatorie. Da parte di nessuno. Si abbia rispetto per la memoria delle vittime, si abbia rispetto per il lutto.

Il 4 novembre, in silenzio e dignita', le istituzioni democratiche, le associazioni e i movimenti umanitari, le persone di volonta' buona, vadano a meditare in silenzio e a deporre un fiore dinanzi alle lapidi che ricordano coloro che furono assassinati, ne rimemorino i nomi e l'umanita', le vite assurdamente orribilmente estinte, e ci si impegni tutti a contrastare le guerre presenti e future. E sia infine cancellata la vergogna della macabra festa degli apparati di morte; si affermi il diritto alla vita per l'umanita' intera. "Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell).

In alternativa all'aggregazione di massa e ai grandi cortei, che consentono la partecipazione solo a chi e' in grado di viaggiare ed ha molto tempo a disposizione, PeaceLink propone per il 4 novembre una iniziativa "lillipuziana" che anche singole persone possono realizzare nella propria citta', con un minimo dispendio di tempo e di denaro. Per il 4 novembre proponiamo una attivita' di volantinaggio in tutte le piazze d'italia.

1 - DOSSIER 4 NOVEMBRE

La festa del 4 novembre fu una ricorrenza istituita dal fascismo per trasformare le vittime di una guerra spietata e non voluta in eroi coraggiosi che si immolavano per la Patria. Furono costruiti monumenti ai caduti e agli insegnanti fu chiesto di celebrare le forze armate. Questa eredita' non e' stata sufficientemente sottoposta a critica con l'avvento della Repubblica. Tutto questo e molto altro e' documentato in un piccolo volantino/dossier che puo' essere diffuso nelle piazze d'Italia durante i festeggiamenti "ufficiali" e durante le parate militari che si svolgono puntualmente ogni anno in questa data.

Il volantino sul 4 novembre, in formato PDF e gia' pronto da stampare, e' disponibile all'indirizzo http://www.peacelink.it/dossier/4novembre/4nov.pdf

Per leggere e stampare i documenti in formato PDF e' necessario utilizzare il programma gratuito Acrobat Reader, disponibile all'indirizzo http://www.adobe.com/products/acrobat/readstep2.html

L’Italia entrò nella prima guerra mondiale nonostante l'Austria avesse promesso la restituzione di Trento e Trieste in cambio nella non belligeranza.

L'intento era infatti quello di espandere l'Italia verso territori esteri (come avvenne con la conquista del Sud Tirolo) seguendo il mito dell'imperialismo romano, che ebbe poi nel fascismo la sua massima celebrazione. Dopo la guerra infatti si parlo' di "vittoria mutilata" perche' le mire espansionistiche non furono coronate.

La prima guerra mondiale fu un affare per grandi industriali, politici corrotti, funzionari statali senza scrupoli, alti ufficiali con le mani in pasta. Le commesse di guerra fruttarono profitti cosi' scandalosi che fu nominata una commissione di inchiesta parlamentare, prontamente sciolta dal fascismo dopo la marcia su Roma.

Perche' allora si festeggia la prima guerra mondiale? Una risposta ci viene da un testo scolastico: G. De Vecchi, G. Giovannetti, E. Zanette, "Moduli di storia 2", ed. scolastiche B. Mondadori.

"L'idea di una "guerra grande" non per l'orrore e la sofferenza bensi' per l'eroismo e il patriottismo dei suoi protagonisti e la bonta' dei suoi obiettivi, nacque soltanto dopo il conflitto. Essa fu il risultato delle commemorazioni ufficiali dei governi liberali dell'immediato dopoguerra e poi del regime fascista. Questa idea si concretizzo', fin dagli anni immediatamente successivi al conflitto, in una serie di iniziative finalizzate a tenere vivo negli italiani il ricordo della guerra: cerimonie pubbliche, istituzione di festivita' (per esempio il 4 novembre, anniversario della vittoria), intitolazione di vie e scuole a eroi della guerra, diffusione nelle stesse scuole e nei centri ricreativi dei canti patriottici. Ma lo strumento piu' efficace furono i monumenti ai caduti. Fu soprattutto il regime fascista a favorirne la diffusione, imponendone la costruzione in tutti i paesi e citta' d'Italia. Quali erano la funzione e le caratteristiche dei monumenti ai caduti? Il loro obiettivo immediato era la commemorazione dei soldati morti sul campo di battaglia, in particolare di quelli originari della località in cui era costruito il monumento. Tuttavia, nei testi che apparivano sulle lapidi e nel tipo di raffigurazione emergeva un altro e piu' importante obiettivo. Si trattava, infatti, di iscrizioni e di sculture che descrivevano la guerra come una sofferenza giusta e necessaria; i soldati vi erano rappresentati come degli eroi che, consapevolmente e volontariamente, avevano sacrificato la propria vita per la patria. In sostanza, i monumenti e le lapidi presentavano la guerra come un momento di "grandezza" dell'Italia e degli italiani, dunque come un'esperienza estrema ma assolutamente positiva. Niente di piu' lontano dalla realta'. Appare allora chiaro che i monumenti erano progettati non solo per offrire alle famiglie un conforto e una giustificazione per la morte dei loro cari, ma anche e soprattutto per costruire la memoria di una guerra "grande" che ne falsificava la realta' nascondendone gli aspetti piu' violenti e assurdi.

La memoria non ufficiale e l'opposizione alla guerra

La memoria ufficiale della guerra non fu pero' l'unica forma di commemorazione del conflitto. Soprattutto nel biennio 1919-20, vi furono associazioni e forze politiche (in genere di sinistra) che cercarono di mantenere in vita il ricordo dell'opposizione alla guerra e delle sofferenze che essa aveva causato ai soldati e ai civili. Anche questa versione alternativa si manifesto' attraverso lapidi e monumenti in genere costruiti nei comuni guidati da sindaci socialisti. Si trattava pero' di monumenti molto diversi da quelli ufficiali. Le lapidi "alternative" erano ben piu' precise ed esplicite nel descrivere l'orrore del conflitto. I soldati morti erano descritti come vittime e non come eroi.

A Bussonelo (TO) una lapide cominciava con queste parole:

PER QUELLO CHE FU

SOFFERTO

NELL'OZIO DEPRAVANTE DELLA CASERMA

SOTTO IL BASTONE DELLA SERVITU'

NEL LEZZO DELLE TRINCEE

NELLE VIGILIE DI MAGNIFICATE CARNEFICINE...

Essa fu distrutta nel 1921 dai fascisti.

Il monumento ai caduti di Tolentino (MC), distrutto dai fascisti nel 1922,

recava questa lapide:

POSSA LA SANTITA' DEL LAVORO REDENTO

FUGARE E UCCIDERE PER SEMPRE

IL SANGUINANTE SPETTRO DELLA GUERRA

PER NOI E PER TUTTE LE GENTI DEL MONDO

QUESTA LA SPERANZA E LA MALEDIZIONE NOSTRA

CONTRO CHI LA GUERRA VOLLE E RISOGNA

Questi monumenti ebbero vita breve e difficile. Gia' i primi governi liberali del dopoguerra ne ostacolarono o vietarono la costruzione; con la salita al potere del fascismo, nella cui ideologia tanta parte aveva l'esaltazione della nazione e della guerra, essi vennero tutti distrutti.

Un mito presente ancora oggi

L'interpretazione ufficiale della guerra rimase prevalente anche dopo la caduta del fascismo, non solo a causa dell'efficacia della propaganda del regime, ma anche perche', messa a confronto con la seconda guerra mondiale - che in Italia nessuno, a parte il regime fascista, aveva voluto - la Prima guerra appariva meno insensata e drammatica. E' solo a partire dagli anni sessanta che nelle interpretazioni degli storici, così come nella mentalita' degli italiani, ha cominciato a riaffiorare una memoria critica della guerra. A testimoniare la sopravvivenza del mito della Grande guerra vi sono ancora i monumenti di epoca fascista; in molti casi ne e' stata modificata la dedica, estendendola anche ai morti della seconda guerra mondiale e della Resistenza. Solo in pochissime realta', in genere nel corso degli anni settanta e ottanta, sono stati sostituiti con nuovi monumenti che rappresentano la guerra non come un giusto sacrificio per il bene della patria, ma come un orrore da evitare per sempre."

(Fonte: G. De Vecchi, G. Giovannetti, E. Zanette, "Moduli di storia 2", ed.

scolastiche B. Mondadori)

Chi il 4 novembre festeggia la "vittoria" farebbe bene a rileggere questa lettera scritta da una vittima, semianalfabeta, ma con le idee molto piu' sincere e molto piu' chiare di tanti intellettuali ed editorialisti di oggi:

"Maesta'

inviamo a V.M. questa lettera per dirvi che finite questo macello inutile. Avete ben da dire voi , che e' glorioso il morire per la Patria. E a noi sembra invece che siccome voi e i vostri porchi ministri che avete voluto la guerra che in prima linea potevate andarci voi e loro. Ma invece voi e i vostri mascalzoni ministri, restate indietro e ci mandate avanti noi poveri diavoli, con moglie e figli a casa, che ormai causa questa orribile guerra da voi voluta soffrono i poverini la fame! Vigliacchi, spudorati Ubriaconi, Impestati, carnefici di carne umana, finitela che e' tempo li volete uccidere tutti? Al fronte sono stanchi nell'interno soffrono la fame, dunque cosa volete? Vergognatevi, ma non vedete che non vincete, ma volete che vadino avanti lo stesso per ucciderli. Non vedete quanta strage di giovani e di padri di famiglia avete fatto, e non siete ancora contenti? Andateci voi o vigliacchi col vostro corpo a difendere la vostra patria, e poi quando la vostra vita la vedete in pericolo, allora o porchi che siete tutti concluderete certamente la pace ad ogni costo. Noi per la patria abbiamo sofferto abbastanza, e infine la nostra patria e' la nostra casa, e' la nostra famiglia, le nostre mogli, i nostri bambini. Quando ci avete uccisi tutti siete contento di vedere centinaia di migliaia di bambini privo di padre? E perche'? per un vostro ambizioso spudorato capriccio."

---

Annotazione: la prima guerra mondiale costo' all'Italia 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di piu' di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste.

Dal 4 novembre rinasca il monito solenne: MAI PIU' LA GUERRA!

FEEDBACK

E' importante che chi realizza un'azione diretta nonviolenta per conto dell'Associazione Peacelink comunichi il risultato della sua iniziativa con un breve resoconto - da inviare all'indirizzo info at peacelink.it - specificando il numero di copie distribuite, il luogo della diffusione del materiale, la reazione delle persone contattate e qualsiasi altra informazione correlata allo svolgimento dell'attivita' di volantinaggio.

INFORMAZIONI LEGALI

Il "volantino" costituisce "stampato" ai sensi dell’articolo 1 della legge n.374/1939.

Detta legge stabilisce che lo stampato deve recare, sul frontespizio, l’esatta e ben visibile indicazione del nome e del domicilio legale dello stampatore nonché dell’anno di effettiva pubblicazione (art.5 comma 1).

L’articolo 2 della legge 47/48 impone anche l’indicazione del luogo della pubblicazione: nel dubbio, meglio indicarli entrambi.

Per stampatore deve intendersi ogni persona o ente che riproduca, a scopo di diffusione o di semplice distribuzione, uno scritto per mezzo di tipografia, litografia...o con qualsivoglia altro procedimento (art.9 comma 1).

In particolare, la Corte di Cassazione ha precisato che quando alla produzione dello stampato provvede un ente o un’associazione di fatto la responsabilità per violazione dell’art.1 della legge 374/1939 non è di colui che ha provveduto materialmente alla produzione dello stampato ma dell’ente o dell’associazione che dispone del mezzo meccanico di riproduzione e, per esso, del suo legale rappresentante a cui sono riferibili sia i precetti che le sanzioni.

In tal caso la indicazione relativa all’ente è sufficiente ai fini degli adempimenti legislativi, posto che in tal modo sarà possibile risalire alla persona fisica cui sono destinati i precetti e le sanzioni.

La legge 374/1939 prevede inoltre che lo stampatore ha l’obbligo di consegnare quattro esemplari alla Prefettura della provincia nella quale ha sede l’officina grafica ed un esemplare alla locale Procura della Repubblica. Detta consegna deve essere fatta "prima che stampati...siano posti...in diffusione o distribuzione e che alcuna copia sia rimessa al committente o ad altra persona" (art.1 commi 1 e 3). Quanto alle modalità di comunicazione dello stampato alle competenti autorità, esse sono disciplinate dal Regio Decreto 2052/1940, che regola minuziosamente dette modalità. In particolare, quando si tratta di "fogli volanti", essi vanno consegnati in "piego raccomandato", o a mani o per posta.

CHE COSA VUOL DIRE IN PRATICA TUTTO QUESTO ?

- Nel dossier e nel volantino sono indicati il luogo di stampa e lo stampatore (L'Associazione Peacelink e il Movimento Nonviolento sono gli stampatori responsabili della diffusione del volantino). Quindi i singoli volontari non devono aggiungere nulla a quanto gia' riportato nei documenti diffusi via internet.

- Per evitare problemi durante il volantinaggio, il giorno precedente alla diffusione dei documenti e' consigliabile inviare tramite postacelere (non posta prioritaria, ma postacelere, cosi' si ha in mano una ricevuta dell'invio) quattro copie del dossier e del volantino, allegando una lettera in cui si scrive che "in conformita' a quanto stabilito dalla legge 374/1939, ho provveduto ad inviare n.4 copie del materiale che verra' utilizzato per attivita' informative in via tal dei tali durante la giornata del 4 novembre prossimo. Cordiali Saluti.". Portate con voi una copia della ricevuta durante il volantinaggio per eventuali controlli.

- Chi decide di fare volantinaggio nei pressi delle piazze in cui si svolgeranno manifestazioni o parate per la "festa" del 4 novembre, potra' essere scambiato per un disturbatore e fermato da agenti in borghese o in divisa. Nel caso in cui un agente di polizia voglia identificare un manifestante, questi può chiedere che l'accertamento sia fatto sul posto, mediante presentazione di carta di identità: la conduzione in centrale infatti dovrebbe avvenire solo per arresto o fermo in caso di commissione di reati. E' importante avere con se' un documento di identita' valido e in buono stato. Se gli agenti insistono per portarvi in centrale o in caserma, assecondateli con gentilezza e durante il tragitto cogliete l'occasione per stabilire un dialogo sereno e costruttivo, spiegando nei minimi dettagli in cosa consiste la vostra attivita' e quali sono i contenuti del materiale che avevate intenzione di distribuire. Non abbiate paura di nulla, perche' non puo' esservi contestato nessun reato, ma al limite vi verra' impedito di continuare a distribuire i volantini. Cogliete la palla al balzo e riorganizzate la vostra attivita' informativa cercando di trasmettere ai carabinieri o alla polizia, attraverso un colloquio sereno ed educato, gli stessi contenuti e gli stessi messaggi che volevate trasmettere ai passanti attraverso i volantini.

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