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I numeri di una tragedia che può essere considerata una guerra contro le Donne
1 novembre 2007
Arianna Censi (Coordinatrice della Consulta Pari Opportunità dell’Upi Consigliera delegata alle Politiche di genere della Provincia di Milano)
Fonte: da Persona a Persona 10/07 (www.pangeaonlus.org) - 01 novembre 2007
Donne indiane Dalla minaccia di essere picchiata alla violenza fisica e psicologica, dal maltrattamento all’abuso sessuale. Sono solo alcune delle violenze che milioni di donne in tutto il mondo subiscono nel corso della loro vita, spesso vivendo ogni sopruso in silenzio, senza riuscire a denunciare la persona che ha abusato di loro.
Una donna su 5 della popolazione mondiale, nel corso della propria vita diventerà vittima di uno stupro o di un tentativo di violenza sessuale. Una su 3 sarà costretta a rapporti sessuali non protetti e non voluti, oppure sarà picchiata da un conoscente o da un membro della propria famiglia. In Italia, oltre 14 milioni di donne sono state oggetto di violenza fisica, sessuale o psicologica e nel 93,8% dei casi non hanno avuto la forza o l’appoggio necessario per sporgere denuncia.
La violenza contro le donne è un fenomeno che non può più essere considerato come un problema che riguarda unicamente le vittime e i loro familiari. Tutta la società, dalla politica alle istituzioni, devono essere coinvolte per affrontare il tema della violenza, puntando sulla prevenzione e mettendo a disposizione delle donne degli strumenti efficaci per uscire da questa continua sofferenza.
La violenza, sia economica che fisica o psicologica, ha un costo sociale molto alto, sia per le donne che subiscono le violenze e che, quindi, si ritrovano a gestire una lunga catena di problemi fisici e psicologici, ma anche per il sistema sociale ed economico dell’intero Paese. Il vortice della violenza, oltre ad avere effetti pesantissimi sulla salute delle vittime, la crescita dei figli e l’equilibrio dei familiari, impedisce alle donne di condurre una vita lavorativa equilibrata, condannandole a uno squilibrio nella realizzazione sociale e nella ricchezza individuale. Ma non solo. L’intero sistema sociale viene gravato da spese pubbliche più elevate per i servizi sanitari alle vittime e ai loro familiari, per i processi e il sistema giudiziario, per la sicurezza e, soprattutto, per il prezzo pagato dalle future generazioni in termini di disagio e difficoltà di sviluppo.
I risultati della prima indagine Istat interamente dedicata al fenomeno della violenza fisica, psicologica e sessuale contro le donne, commissionata dal Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità, illustrano con chiarezza come il fenomeno sia assolutamente trasversale e distribuito in tutte le classi sociali, culturali e professionali.
Le cifre parlano chiaro: 6 milioni e 743 mila italiane, nel corso della propria vita, hanno subito una violenza fisica o sessuale e altre 6 milioni sono le donne che hanno denunciato di essere state oggetto di abusi psicologici dal partner attuale. Quasi 3 milioni di donne sono state abusate dal marito e il fidanzato, oppure da un ex partner. Solo nell’ultimo anno, un milione e 150 mila donne dai 16 ai 70 anni sono state picchiate o abusate sessualmente. Sono stati 74 mila gli stupri riusciti o tentati, 733 mila le violenze sessuali e 568 mila i maltrattamenti fisici.
Ma c’è un fenomeno nuovo e sommerso che non può continuare ad essere ignorato.
Il 18,8% delle vittime, hanno infatti subito azioni di “stalking”, ovvero quelle molestie telefoniche ripetute nel tempo che, nel 50% dei casi, si trasforma in violenza fisica o sessuale.
Solo nell’ultimo anno il numero delle donne vittime di violenza è di 1 milione e 500 mila unità. Secondo l’Istat, un terzo delle vittime subisce violenza più volte. Nella quasi totalità dei casi, le violenze non vengono denunciate. Il 70% degli abusi vengono commessi da mariti e compagni, rendendo alle vittime ancora più difficile scardinare il ricatto psicologico messo in atto.
Di fronte a delle dimensioni così importanti, è necessario stringere i tempi per affrontare il fenomeno con uno sguardo allargato. È necessario che la politica si ponga questo obiettivo come un tema centrale dell’azione pubblica, avviando indagini sull’applicazione dei servizi e campagne di sensibilizzazione che incidano fortemente sull’abbattimento degli stereotipi culturali che producono comportamenti violenti e generano situazioni di debolezza per le potenziali vittime. Le istituzioni devono mettere in rete le esperienze di tutte le realtà –dalle associazioni ai servizi sociali e sanitari- che sul territorio si occupano delle vittime e delle violenze, ma anche promuovere una mappatura localizzata per comprendere fino in fondo quali sono i costi e per dare nuovi elementi di valutazione che spingano gli amministratori a considerare l’intervento contro il maltrattamento e le violenze come una delle priorità assolute.
La Consulta Pari Opportunità dell’Upi (Unione province d’Italia) ha messo in campo risorse ed energie per costruire una rete nazionale in grado di valorizzare i progetti più efficaci realizzati nei singoli territori, per espandere la conoscenza e offrire ai cittadini e alle cittadine dei servizi la cui efficacia è già stata consolidata nel tempo. Il progetto, che si chiama “La Rete delle Reti”, ha un’ampia galleria di temi che riguardano da vicino la qualità della vita delle donne –dalla conciliazione al mercato del lavoro, la presenza politica femminile, la promozione delle pari opportunità- tra cui abbiamo inserito anche un’area specifica alla lotta contro la violenza (www.retedellereti.org).
La Provincia di Milano, collabora stabilmente con i centri antiviolenza del territorio, avviando indagini, pubblicando testi e manuali antimaltrattamento, attivando un numero verde al quale ci si può rivolgere per chiedere un sostegno (800.097.999), una consulenza gratuita o per capire quali sono i centri più idonei ai quali rivolgersi in caso di abuso o maltrattamento. È stato prodotto un video, intitolato “Se potessimo cambiare il finale”, per spiegare ai giovani come poter riconoscere e denunciare un abuso, ma anche come supporto ai laboratori di prevenzione avviati nelle scuole medie superiori. Sono state finanziate delle Linee Guida per i medici e gli operatori sanitari che lavorano con le vittime delle violenze.
Nel 2006, abbiamo sostenuto la Campagna del Fiocco Bianco per coinvolgere gli uomini in un’azione contro la violenza e quest’anno abbiamo aderito con grande entusiasmo alla proposta di Pangea in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne.
Il 2007 è stato l’Anno Europeo per le Pari Opportunità per tutti e, uno dei temi dominanti delle azioni realizzate, è stato quello proprio del Rispetto per incrementare la cultura del rispetto per l’altro e la dignità, le libertà e l’integrità delle donne.
Note: da Persona a Persona - Fondazione Pangea Onlus

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