La Nigeria accusata di eseguire segretamente condanne a morte
Amnesty International accusa la Nigeria di avere eseguito sette condanne a morte in segreto, in violazione della sospensione accettata dal governo in passato. La critica arriva in un momento gia’ difficile per la Nigeria dopo l’accusa di esecuzioni da parte della polizia di criminali e le tempestose vicende politiche.
Un ufficiale dello stato ha confermato l’esecuzione di sette persone . Le esecuzioni sarebbero avvenute in segreto nello stato di Kano. Solo la settimana scorsa alle Nazioni Unite il rappresentante dello stato nigeriano aveva confermato che il paese non portava avanti esecuzioni capitali, ma ribadendo la contrarieta’ all’abolizione della pena di morte. Posizione questa rafforzata dal voto contrario all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre, dove la Nigeria ha bocciato la moratoria assieme ad altri 53 paesi.
Secondo Amnesty International i sette uomini sarebbero stati tutti condannati a Jano e trasferiti altrove nel paese per le esecuzioni:
1-Kenneth Ekhone and Auwalu Musa, condannati al Kaduna Central Prison, nel maggio 2006;
2-Salisu Babuga, esecuzione avvenuta alla prigione di Jos, giugno 2006;
3-Esecuzione per impiccagione di Quattro uomini a Enugu e una a Port Harcourt.
Secondo il rapporto di Amnesty International, il 30 maggio 2006, Mr Kenneth Ekhone e Mr Auwulu Musa furono impiccati nella prigione di Kaduna, processati e condannati dal Kano State Robbery and Fire Arms Tribunal No.2 . Non fu offerta loro alcuna garanzia di difesa durante il processo, cosi’ come l’opportunita’ di ricorrere in appello. Entrambe le condanne furono firmate dall’attuale goovernatore di Kano State Malam Ibrahim Shekarau.
La difesa del governo nigeriano di fronte a queste accuse appare debole e non convincente. Nello stesso momento che la notizia veniva divulgata, il 15 novembre 2007, il rappresentante nigeriano al terzo comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite negava che qualsiasi esecuzione avesse avuto luogo in Nigeria negli ultimi anni: “E’ nei dati registrati che non abbiamo portato avanti punizioni capitali negli anni recenti”, precisando che solo la Suprema Corte puo’ conferire la condanna a morte.
In effetti, in Nigeria la pena capitale e’ ancora in vigore, come sancito dalla Costituzione approvata nel 1999 al capitolo IV sezione 33(1):
33. (1) Ogni persona ha diritto di vita, e nessuno deve esere private intenzionalmente della sua vita, salvo in caso di esecuzione di sentenza da parte di una corte riguardo un’offesa criminale per la quale e’ stato giudicato colpevole in Nigeria
(2) Una persona privata della sua vita non deve essere considerate in violazione di questa sezione, se muore come risultato dell’uso, secondo l’intento e le circostanze come previste dalla legge, di soluzioni ragionevolmente necessarie.
(a) per la difesa di altra persona da illegale violenza o per difesa della proprieta’;
(b) nel garantire l’effettivo e legale arresto o per prevenire la fuga di un detenuto; o
(c) nell’obiettivo di sopprimere una rivolta, insurrezione o ammutinamento.
La situazione delle carceri nigeriane appare gia’ di per se’ disperata; al momento si teme che piu’ di 700 prigionieri siano nel braccio della morte e senza avere ricevuto un processo regolare. Alcuni di loro, circa duecento, sono nel limbo da piu’ di 10 anni, altri per piu’ di 25. Molti di loro furono condannati dal Robbery and Fire Arms Tribunal sotto il regime militare, che prevedeva l’arresto e la detenzione senza alcun diritto di appello. Dopo il 1999, la giurisdizione venne riportata al Alte Corti statali reintroducendo la possibilita’ di appello alla Court of Appeal oppure alla Supreme Court. Nonostante questo molti detenuti non sono stati informati di questa possibilita’, mentre coloro che lo hanno fatto non sono mai riusciti a far sentire in tribunale la loro difesa.
Tutto questo mentre il sistema giudiziario e soprattutto la polizia sono nella totale bufera dopo che il governo ha lanciato un’inchiesta indipendente per fare luce sulle statistiche che indicano l’uccisione di oltre 8.000 nigeriani da parte delle forze di polizia, dal 2000 a oggi.
Secondo Human Rights Watch solo ngli ultimi tre mesi sarebbero state uccise 785 persone. Il 14 novembre 2007, l’ispettore generale di Polizia Mike Okiro sosteneva che queste persone erano state uccise in scontri a fuoco con le forze dell’ordine in un periodo compreso tra giugno e settembre. Molti sono comunque i poliziotti a perdere la vita in servizio, ma mancano statistiche ufficiali al riguardo.
A questo si aggiungono le prove documentate sul decesso di detenuti in custodia della polizia, specialmente a causa del sistematico uso della tortura per avere informazioni o confessioni.
Spesso l’accusa riguarda uccisioni ai posti di blocco, estorisione e tangenti, esecuzione di rapinatori al momento dell’arresto, tortura e uccisione di detenuti.
Nonostante le continue critiche il governo non ha mai agito seriamente. L’ultimo caso reso pubblico, accaduto in agosto, riguarda 12 uomini. Un gruppo di rapinatori armati, incluso un minore sotto i 18 anni, sono stati uccisi dalla polizia in Abia State. Arrestati dutante un raid, nel quale altri quattro sarebbero stati uccisi, il 10 agosto furono mostrati in pubblico dalla polizia locale; il giorno seguente i corpi senza vita dei dodici uomini furono ritrovati all’uscita dell’obitorio dell’ospedale governativo.
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