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Il caso Gasaev

Un giovane ceceno si trova incarcerato in Spagna sulla base di un mandato di cattura russo e rischia l'estradizione verso la Russia. La società civile si mobilita con un appello in suo favore
11 marzo 2008
Maddalena Parolin

Murad Gasaev è un trentaquattrenne ceceno-inguscio la cui richiesta di asilo politico in Spagna, presentata nel 2005, si è trasformata in arresto ed incarcerazione sulla base di un mandato di cattura russo. Murad rischia ora l'estradizione verso la Russia, dove nel 2004 era già stato fermato e torturato. La sua accusa si basa sulla testimonianza di un conoscente, che ha poi ritirato le proprie dichiarazioni affermando di aver fatto il nome di Murad sotto tortura.

Murad Gasaev è infatti ricercato dalla Federazione Russa con l'accusa di essere coinvolto in un attacco armato contro alcuni edifici governativi in Inguscezia tra il 21 e il 22 giugno 2004.

All'epoca Murad era sfollato a Nazran. Qualche mese dopo gli scontri - come ha dichiarato poi ai tribunali spagnoli e alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo – Murad venne arrestato da cinque uomini delle forze speciali a volto coperto, trattenuto per tre giorni presso il comando centrale del Servizio di Sicurezza Federale in Inguscezia, e torturato prima di essere caricato su un furgone e rilasciato in un campo fuori città.

Tempo dopo, Idris Matiev, un giovane che conosceva Murad solo di vista, venne costretto a confessare di aver preso parte ad un attacco terroristico, assieme a Gasaev e ad altri quattro uomini. Più tardi ritirò le denunce: secondo quanto riportato dal suo avvocato, ed anche da Human Rights Centre “Memorial”, era stato costretto a firmare la confessione poiché durante l'interrogatorio avevano minacciato di violentare sua moglie. Di questo caso aveva scritto poi anche Anna Politkovskaja sulla Novaja Gazeta. Questa circostanza però, sembra non essere stata presa in considerazione dalle corti spagnole, così come le numerose testimonianze che dimostrano che il giorno degli attacchi terroristici Gasaev si trovava in casa, né il fatto che l'intera famiglia di Gasaev è perseguitata e che molti parenti si sono trasferiti o hanno chiesto asilo all'estero.

L'organizzazione per i diritti umani russa Memorial ha documentato numerosi casi di persone arrestate con accuse legate all'attacco del giugno 2004, raccogliendo prove sull'utilizzo durante le indagini (condotte dall'unità investigativa del Direttorato della Procura Generale nel Distretto Federale Meridionale) di metodi di tortura e minacce, oltre alla negazione di processi equi. Anche Amnesty International negli ultimi anni ha intervistato varie persone che confermano le denunce di Memorial, testimoniando episodi in cui uomini di etnia cecena o inguscia erano stati accusati e condannati per reati di terrorismo, sulla base di “confessioni” e testimonianze estorte sotto tortura.

Nonostante numerose denunce (come riporta nel marzo 2007 Nurdi Nukhazhiev, l'Incaricato per i Diritti Umani nella Repubblica Cecena) e nonostante il clima nella Repubblica Cecena sia apparentemente più disteso, sono rare le indagini che abbiano portato a punire i responsabili di torture e trattamenti inumani e degradanti, il che alimenta il clima di impunità ed insicurezza nella regione.

All'inizio del 2008 la corte penale nazionale spagnola (Audiencia Nacional) ha approvato la richiesta di estradizione russa di Murat Gasaev, sulla base delle assicurazioni dell'ufficio della procura russa che Gasaev non sarebbe stato messo a morte, né incarcerato senza diritto di difesa e che avrebbe potuto ricevere visite dal Comitato ONU Contro la Tortura durante la sua detenzione.

L'assemblea generale dell'ONU e il Relatore Speciale ONU sulla tortura hanno più volte rimarcato che tali “assicurazioni diplomatiche” non sollevano gli stati dai loro obblighi verso le leggi internazionali, raccomandando di non rimandare persone verso paesi dove rischiano gravi violazioni dei diritti umani. L'espulsione verso paesi che notoriamente praticano la tortura come mezzo per estorcere finte "confessioni" in tribunale è in contrasto con la Convenzione Europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti che anche la Spagna ha sottoscritto e che è in vigore dal 1989.

Il Comitato del Consiglio d'Europa per la Prevenzione della Tortura (CPT) ha espresso più volte una forte preoccupazione riguardo all'uso della tortura, dei trattamenti inumani e degradanti e della detenzione illegale da parte delle forze dell'ordine in Cecenia, mentre la Corte Europea per i Diritti Umani di Strasburgo ha all'attivo diversi precedenti di condanne della Federazione Russa per casi di tortura in Cecenia.

Ma nel caso Gasaev a nulla è valso il ricorso a Strasburgo nel febbraio scorso: le misure cautelative che impedivano legalmente l'estradizione di Gasaev sono state revocate.

In tutta la vicenda non risulta chiaro il comportamento della Spagna, secondo alcune fonti sembra esistere un dossier segreto curato dalla polizia spagnola contenente informazioni su Gasaev e sulla sua vita (compresi rapporti sociali e pratica religiosa) nei mesi precedenti l'arresto, basato anche su intercettazioni telefoniche.

In ogni caso sembra che la questione sia bloccata anche dalle elezioni politiche spagnole di questi giorni, e forse proprio da esse seguirà l'esito della vicenda.

Nei mesi scorsi, in difesa di Murat sono intervenuti anche noti difensori dei diritti umani come Svetlana Gannushkina, Oleg Orlov, presidente dell'organizzazione umanitaria russa Memorial, e Ella Pamfilova, presidentessa del consiglio presidenziale per lo sviluppo della società civile e dei diritti umani, nonché il difensore per i diritti umani SaidEmin Ibragimov a Strasburgo, e la International Helsinki Federation.

Amnesty International si sta mobilitando in tutto il mondo, a partire dalla sezione spagnola che ha raccolto in pochi giorni oltre 35.000 firme, ma anche in USA, Germania, Norvegia, e promuove un'azione urgente con appelli al Ministro della Giustizia Spagnolo Mariano Fernández Bermejo, alla Vicepresidente del consiglio María Teresa Fernández de la Vega nonché alle diverse ambasciate spagnole.

L'appello circola da qualche settimana anche in Italia, diffuso da un amico di Murad che vive nel nostro paese e che racconta, con amarezza: “Murad è in prigione già da più di un anno, accusato di terrorismo e altre assurdità, mentre in realtà è scappato dall'Inguscezia proprio perché, in quel periodo, giovani come lui finivano in prigione dopo torture. Chi è stato in Cecenia sa bene come accadono questi misfatti”.

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