La festa della Costituzione Giapponese
A salire sul palco sono state per prime due donne, la poetessa e saggista musicale giapponese Reiko Yukawa, e Ann Wright una veterana dell’esercito americano, ora attivista contro la guerra, seguite dai leader dei partiti d'opposizione: la socialdemocratica Mizuho Fukushima e il comunista Kazuo Shii. Poi è venuto il turno di un gruppo di bambini che hanno lavorato sul tema della pace, e infine quello di una delegazione dei partecipanti alla Peace Walk, la marcia per la pace partita sotto la neve di Hiroshima il 24 febbraio scorso.
Né la pioggia, scesa incessante sin dalla sera prima, né le tante attrazioni in occasione del lungo ponte festivo, sono riuscite a impedire una massiccia partecipazione all’evento. I 2000 posti a sedere del Palazzo di Hibiya sono stati riempiti ben prima dell’ora di apertura della sala, alle 12.30, con una fila di persone in attesa già dalle 10:00 del mattino. La gente rimasta fuori ha potuto assistere all’evento nel parco di Hibiya, dal maxischermo posto all’esterno del Palazzo.
Nel suo breve ma accorato discorso, Reiko Yukawa, che ha aperto la conferenza, ha riportato alcuni esempi di altri paesi del mondo in cui la costituzione pacifista esiste e riesce a garantire una maggiore serenità per i cittadini.
Si tratta in particolare dell’Islanda, dove assieme ad una cultura di profondo rispetto per la natura, la mancanza di un esercito rende il Paese più sicuro, e ancora del Costa Rica dove l’articolo 12 della costituzione vieta il possesso di un esercito.
Il tono della conferenza è presto cambiato con l’intervento di Ann Wrigh; il suo sguardo sicuro, e determinato che rivela subito i suoi 29 anni di militanza come colonnello dell’esercito americano, ora si rivolge invece verso la popolazione giapponese con l’ordine di “difendere l’articolo 9 e l’intera Costituzione del Giappone come un modello per tutto il mondo”.
Gli interventi alla conferenza dei due leader dell’opposizione, hanno messo in evidenza gli errori dei recenti governi. Secondo Fukushima, del Partito Socialdemocratico, il governo ha commesso uno sbaglio inviando le truppe di autodifesa all’estero, come dimostrato dalla recente condanna da parte della corte d’appello di Nagoya, che ha condannato in via definitiva come incostituzionale questa decisione.
“Bisogna ribadire l’importanza degli articoli della nostra Costituzione”, sostiene invece Kazuo Shii, del Partito Comunista, “in particolare dell’articolo 9, cui si lega indissolubilmente anche l’articolo 25 che garantisce un livello di vita dignitoso per tutta la popolazione”, sottolineando con il suo discorso lo scollamento che si sta verificando tra l’esecutivo e la Costituzione:
Nella marcia iniziata subito dopo, sono sfilati gruppi di semplici cittadini, associazioni di volontariato, altre sindacali, religiose e politiche.
“Salviamo la Costituzione”, “La pace non si costruisce con la violenza”, “Stop all’invio dell’aeronautica a sostegno dell’esercito americano”, “Che brilli l’articolo 9”, sono alcune delle centinaia di striscioni che venivano sollevati dal lungo e ordinato cordone dei manifestanti.
L’arcobaleno nella bandiera della pace, le gialle vesti dei monaci buddisti, e i cori per la difesa della Costituzione e contro la modifica dell’articolo 9 hanno così riempito le frequentate vie dell’elegante quartiere di Ginza, nel centro di Tokyo.
Tra la folla di persone, alcuni genitori portavano con sé i loro figli e gridavano per la difesa dei loro diritti: “Voglio difendere l’articolo nono anche per mio figlio, per assicurargli un Giappone senza guerre, in cui possa vivere sereno”, spiegava Akiko, una giovane madre. Alla sua voce, se ne aggiungevano altre con lo stesso messaggio: “È importante educare i nostri figli alla difesa della pace, non con la cultura della guerra”, segno del forte interessamento di un Paese che lotta non per garantire una sicurezza individuale, ma quella di intere generazioni future.
Non sono mancati i tentativi, da parte di sporadici gruppi di estrema destra, vestiti delle loro tute blu, di disturbare prima la conferenza, poi la pacifica marcia. I loro megafoni emettevano rumori e grida per l’abolizione dell’articolo nove e a favore della guerra, cercando di coprire le voci dei manifestanti. Il notevole dispiegamento di forze dell’ordine, è riuscito tuttavia a tenere lontani dai manifestanti questi gruppi che, con l’avvicinarsi della fine della marcia, sono andati via via sparendo, come le ultime gocce di pioggia rimaste sull’asfalto.
La folla di partecipanti ha concluso senza incidenti il suo percorso, la strada è stata aperta per l’importante manifestazione del 4 maggio in la difesa dell’articolo 9, il Why not 9.
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