I funerali della cooperazione
Mario Sammartino, vice direttore generale della Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri ha fornito i dati sulle risorse che la Finanziaria 2009 mette a disposizione della cooperazione.
Lo ha fatto in occasione del convegno, in corso oggi a Roma, "Debito, giustizia e solidarietà" organizzato dalla Conferenza episcopale italiana.
Ci sono a disposizione 300 milioni di euro, cioè -54% rispetto al 2008 e -80% rispetto al 2007.
E non è tutto. Nei 300 milioni sono compresi gli impegni pluriennali che l'Italia si è assunta, quindi le risorse disponibili sono, in realtà, appena 100 milioni euro. Una cifra simbolica e ben al di sotto dell' 0,15% del Prodotto interno lordo (Pil).
E il vice direttore Sammartino ha anche affermato che questa decurtazione ha provocato una risposta «troppo sommessa ed educata della società civile».
Non sappiamo se la società civile nel suo complesso non abbia risposto in maniera adeguata. Sappiamo però che Link 2007 è uscito lo scorso 5 settembre con un comunicato, rivolto al presidente del consiglio Berlusconi e alle forze politiche della maggioranza, che lanciava un forte allarme.
Vediamo. «Se le previsioni del ministero dell'Economia saranno confermate, la prossima Legge Finanziaria effettuerà un taglio agli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo e la lotta alla povertà che non ha pari negli ultimi trent'anni. L'Italia si presenterà infatti sulla scena internazionale nel 2009 con uno stanziamento simbolico pari all'incirca allo 0,10 del Pil. E ciò in barba ai solenni e ripetuti impegni assunti a livello europeo e internazionale dai successivi presidenti del Consiglio in carica, con il consenso delle forze politiche, di accrescere le risorse a tale scopo, fino ad arrivare allo 0,51 del Pil entro il 2010 e allo 0,7 entro il 2015».
«Lo strabismo politico dell'Italia viene così formalizzato e lanciato come messaggio al mondo proprio nell'anno del G8, a presidenza italiana, in cui i temi della povertà e dello sviluppo saranno in primo piano. (…) Le ong di Link 2007 sono convinte che l'Italia, nonostante le difficoltà di bilancio, possa e debba cambiare rotta: l'etica della responsabilità, ma soprattutto la ragione e la visione dell'interesse nazionale in un sistema mutevole di relazioni internazionali, sono gli elementi che devono forzare il cambiamento».
«Ad avviso di Link 2007, l'Italia non ha infatti che una sola scelta in politica estera: concepire le proprie relazioni internazionali come cooperazione fra paesi. Non può infatti praticare alcuna politica di potenza né sarebbe dignitoso accodarsi a politiche di potenza, d'altronde sempre molto miopi, di altri paesi. L'Italia ha un altro importante ruolo da giocare, quello del dialogo e della cooperazione: a livello politico, economico, culturale, ambientale, scientifico, dei diritti, della sicurezza, della lotta alla povertà e dello sviluppo. È il modo più appropriato per la promozione degli interessi nazionali e al tempo stesso per una globalizzazione basata su rapporti di giustizia, equità, pace e sicurezza».
Ma Berlusconi e il suo governo da quell'orecchio non ci sentono proprio.
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