Diritti Negati in Iran
A volte si pensa all’integralismo come a qualcosa di folkloristico, immaginando i cammelli, il deserto oppure l’economia islamica come a qualcosa di arcaico. Anche quando parliamo di immigrati o di clandestinità, scattano meccanismi mentali per cui si associano subito quei termini e ..... quindi alla criminalità. Insomma si tende a rappresentare mentalmente una realtà stereotipata: integralismo come sinonimo di arretratezza economica di tipo feudale e la maggior parte degli immigrati come potenziali criminali.
Gli stereotipi sono sentieri facili da percorrere, ma nel nostro discorso sull’integralismo, proverò a tracciare una direzione un poco più impervia ma, mi auguro, capace di condurci più in profondità.
In Iran il potere temporale, come lo chiameremo qui, è nelle mani di una elite religiosa straordinariamente capace nel mantenimento di tale funzione, la definirei diabolica se non potesse apparire sin troppo un complimento, dotata dei più moderni mezzi tecnologici, supportata da fondazioni finanziarie immensamente potenti e in stretto rapporto con l’economia del capitalismo liberista. Alcuni strati di questo potere economico, e credo di non sbagliare, sono completamente in sintonia con le forze finanziarie mondiali.
Per questo, nonostante l’apparenza, non è della pura emersione di un mondo passato che parleremo oggi: ma della manifestazione di un potere attuale, radicato nella modernità, certo in quella modernità che è stata possibile data la storia economica e sociale dell’Iran.
E parleremo degli effetti del potere in Iran, ponendo l’accento sulla violazione dei diritti umani, cioè sulla violazione delle regole fondamentali su cui deve fondarsi una comunità civile e tra tutti questi diritti ampiamente violati focalizzeremo quelli che toccano la figura femminile.
Davvero non è facile parlare dei diritti umani in Iran e non partire dalle donne: nella società iraniana niente si muove senza che non sia coinvolta la donna, in ogni ambito sociale, dalla famiglia, alla ricerca, all’affollamento dell’ università che determina l’esistenza di una quota azzurra per i maschi, dai delitti d’onore, ai diritti patrimoniali, al dimezzamento del valore della donna nelle testimonianze giudiziarie.
Il sistema giudiziario dell’Iran si trova al 2° posto nel mondo, per numero di impiccagioni. Tale brutale repressione non ha ridotto assolutamente la voce della protesta delle donne e nemmeno delle associazioni che si occupano dei diritti umani in Iran e in tutto il mondo. Gli anni del governo di Ahmadinejad, sono particolarmente generosi nei confronti della pena di morte, in particolare durante questi anni siamo testimoni di un aumento vertiginoso del numero di esecuzioni capitali nei confronti dei prigionieri politici.
In questi anni, gli appartenenti alla rete internazionale dei diritti umani in Europa e in America del Nord, hanno da soli pubblicato mensilmente ogni violazione dei diritti umani.
Nell’ultimo anno siamo riusciti ad avere anche la collaborazione di altri organismi interni ed esterni dall’Azerbajan al Golfo Persico, questi gruppi operano particolarmente in Iran.
Reati commessi dalle donne
Alcuni reati sono particolarmente in aumento in Iran tra questi si potrebbe menzionare il delitto d’onore e il traffico delle donne (erroneamente viene definito come prostituzione).
A proposito del delitto d’onore secondo il portavoce del governatore (è una novità in assoluto), di Ahvaz, 40% degli omicidi sono delitti d’onore, in molte città iraniane i delitti d’onore si attestano al 2° posto per omicidi.
Per quel che riguarda l’aspetto giuridico vi rinvio al nostro Sito (donne nel paese degli uomini).
Il fenomeno di traffico delle donne: tale fenomeno era esistito anche durante la dinastia di Ghajar, e di Pahlavi ma ciò che ci colpisce è il suo aumento vertiginoso e contemporaneamente la negazione della sua esistenza da parte del regime della Repubblica islamica (il R.R.I.I., nega l’olocausto: figuriamoci il traffico delle donne!).
A mio parere, le cause di questo fenomeno risiedono nella crisi economica, nella repressione della donna, nella negazione dell’ autonomia femminile e nel rifiuto dell’esistenza del fenomeno stesso.
Le donne scoperte dal regime vengono processate, anche se sono vittime dell’ingiustizia perpetrata dei trafficanti. Si tratta di una giustizia basata sulla vendetta come ad esempio Ghessas (la legge dei taglioni), non pùo esprimere alcuna riforma e rieducazione della donna, inoltre il codice penale e il codice civile sono innanzitutto strutturati contro la donna.
Il sito Aftab, ha pubblicato, nel giugno 2007, il rapporto annuale del Ministero degli esteri degli USA in merito ai diritti umani in Iran: “ L’Iran è una fonte di transito e di sosta per il traffico delle donne con l’obbiettivo del commercio ai fini della prostituzione e dello sfruttamento; le donne per pagare i loro debiti e l’obbligo di matrimonio diventano clandestine, inoltre le ragazze e le donne sono soggette a traffico ai fini della prostituzione nei paesi come il Pakistan, Turchia, Qatar, Kuwait, Emirati Arabi, Francia, Germania ed Inghilterra” fine citazione .
Ogni giorno vengono vendute mediamente 54 donne iraniane con l’età compresa tra i 16 e i 25 anni in Pakistan; l’unica riabilitazione, secondo il codice penale in Iran, sono le fustigazioni e il carcere, ovviamente piena negazione del fenomeno in pubblico.
In alcuni casi, a causa di problemi personali legati all’ uso di droghe pesanti, le arrestate vengono impiccate. Invece per quanto riguarda il delitto d’onore, si può osservare come le leggi della sharia vengono approvate e prorogate dai governi di Khamenei, di Rafssanjiani, di Khatami e dal genio della negazione Ahmadi nejad.
La prima legge penale islamica dopo la rivoluzione nel 1982, è stata approvata sotto il nome di limite del Ghessas( la legge del taglioni), che fu applicata per circa 10 anni, poi nel 1992 fu approvata sotto il nome “le leggi penali islamiche”, per altri cinque anni. Nel 1997 fu prorogato per altri 10 anni e, alla fine nel 2007, è stato presentato un disegno di legge da parte del potere giudiziario che è stato approvato dalla commissione della giustizia della camera dei deputati.
Dal 1982 a tutt’oggi i legislatori in tutte le tre leggi, si sono soffermati superficialmente sulle modifiche, senza approfondire la questione femminile e la sua particolarità nella società islamica, con la presenza massiccia delle donne nelle università e il livello di istruzione che stanno ottenendo.
Il disegno di legge sotto il nome “ la protezione della famiglia”, già approvato, dimostra la discriminazione che attualmente regna nel governo giureconsulto in Iran.
I legislatori della Repubblica Islamica dell’Iran, sono docenti ordinari di due aspetti, dal primo giorno del loro regno celeste, ahinoi, sulla terra:
1. annientamento dei diritti dei cittadini con il maltrattamento e la repressione;
2. ampio spazio interpretativo nella legge, per creare le occasioni d’ambiguità e commento.
Non è mai successo che venga licenziata una legge che difenda i diritti dei cittadini, la discriminazione in ogni articolo della legge della giustizia islamica, che il parlamento sta varando, dimostra questa realtà: aumento di sanzioni che pùo provocare anche l’esecuzione capitale. La piramide del potere giureconsulto è testimone di un atteggiamento dei governanti di un bisogno di aumentare continuamente la repressione nei confronti dei cittadini.
Le leggi ambigue lasciano al libero arbitrio dei governanti delle città, le sue dottrine sono basate sulla tradizione giurisprudenziale dei giudici con pregiudiziale di discriminazione, di maltrattamento e con la negazione dei diritti dei cittadini.
Mi chiedo, e vi chiedo, cosa vuol dire la pena di un corrotto sulla terra (Mofsedol fell arz)? Come potremmo interpretare chi beve gli alcolici , oppure le donne che sono “ malvelate” sono corrotti sulla terra? Io penso che chiunque annienti ogni minuto i diritti fondamentali dei cittadini, saccheggiando la ricchezza del Paese, è la vera vergogna della nostra civiltà .
Povero Rafssanjiani con una toga trent’anni fa ed oggi il più ricco uomo del Paese.
In verità, chi sia il corrotto è interpretabile liberamente dal governante della città, cioè ogni persona di rango può interpretare la legge a modo suo, poiché la legge lo permette.
Nel mondo civile ogni reato ha una definizione con una responsabilità amministrativa o penale, ma nella Repubblica Islamica non è così. Le leggi islamiche per quanto concerne la libertà di espressione (la frase della sig.ra Kar: la libertà di parola e di espressione è la madre di tutte le libertà, senza ciò non è possibile un vero cambiamento nella società civile), sono sature di limiti e rappresentano esse stesse, una censura istituzionale in Iran e in particolar modo nei confronti delle donne che lavorano come giornaliste.
Vista l’ora tarda, non volendo abusare della Vs. pazienza, Concludo, riportando un stralcio del mio intervento in occasione del convegno tenutosi a Mirano, sulla donna (18.05.2007), poiche la questione femminile in Iran non solo non è cambiata ma è peggiorata:
Le donne in Iran si battono per l’ottenimento dei loro diritti negati dal governo, dalla religione al potere e da una cultura miope che purtroppo non ha minimamente ridimensionato il maschilismo che infarciva la post rivoluzione antimodernista Khomeinista e ha prodotto, al contrario, un generale atteggiamento antidonna, teorizzato e giustificato.
E’ evidente, proprio per questa profonda mentalità antifemminile della società iraniana, che il rovesciamento del Regime non porterà automaticamente la pari opportunità per gli uomini e le donne. Ma questo lungo processo dipenderà dall’indirizzo politico che ne emergerà, dalla capacità di attuare la riconciliazione nazionale piuttosto che la vendetta, evitando di affidarsi alla pena di morte rivoluzionaria nei confronti dei seguaci del regime, come avvenne subito dopo la rivoluzione del 1979. In quel caso, tanti oppositori dello Scià ed ex carcerati che avevano provato la sofferenza, sono stati vittime del nuovo regime, che sembrava avere una politica diversa ma altro non era che la continuazione più criminale del precedente.
Essere Donna in Iran – Palazzo Moroni – Sala Paladin Municipio di Padova ore 20.45 – 17.11.2008
Relatori: Mehranghiz Kar (Candidata premio nobel per la pace), Francesco Bicciato
(Assessore cooperazione alla pace e cooperazioni internazionale), Vincenzo Pace
(Direttore del dipartimento di sociologia dell’Università di Padova) e Paolo De Stefani (Centro interdipartimentale di ricerca e servizi sui diritti umani e dei popoli) e Mohsen Hamzehian (Unione per la democrazia in Iran – Regione Veneto).
Padova li, 17.11.2008
Di Mohsen Hamzehian – UPDI – Regione Veneto
(le Donne iraniane di fronte al codice penale, al codice civile e alla costituzione della Repubblica Islamica ).
L’articolo è una sintesi del documento letto nel convegno.
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