“Fa parte di una categoria politicamente esposta?”
Come tanti giovani precari italiani, che hanno deciso di vivire all’estero, torno in Italia per le vacanze di Natale, giusto per assaporare i sapori di casa, gli gnocchi della nonna, il pesto di Pra, il pandolce genovese e per passeggiare un po’ per i nostri vicoli…
Come sempre ne approfitto per finire certe pratiche che solo posso fare quando sono a Genova, ed allora vado in posta per chiudere un vecchio libretto postale, che ormai non mi serve a molto. È il mio turno, vado allo sportello e comincia la trafila: in realtà la signora allo sportello non mi fa aspettare molto, dopo essere rimasta una decina di minuti negli uffici retrostanti, in cerca di chissà che cosa…
Quando torna, mi chiede pure il codice fiscale (non le basta la carta d’identità), ma poi deve riempire un formulario, ed allora arriva la sorpresa. L’ultima domanda è: “Fa parte di una categoria politicamente esposta?” Rimango perplesso, la guardo stupito… penso: potrei dirle che sono un talibano, che sono un terrorista islamico o faccio parte delle FARC, potrei dirle che sono un anarco-insurrezionalista o semplicemente che sono laureato in scienze politiche e chissà anche questo potrebbe espormi…
Ma le uniche parole che escono dalla bocca sono: “bella domanda”… lei si mette a ridere e come un bravo poliziotto mi risponde “eh, lo so, ma io la domanda gliela devo fare”, un po’ come dire “non è colpa mia, io solo eseguo gli ordini”…
Ma gli ordini di chi? A chi appartengono le poste italiane?
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