Libertà liberista
Visto che siamo governati dal Partito delle libertà, perché non si fa nemmeno uno straccio di studio o sondaggio sul quesito se siamo più o meno liberi di 15 anni fa?
Per Roberto Ciccarelli: “Governare non significa più solo negoziare una mediazione contrattuale tra gli interessi divergenti di gruppi, cooperazioni o classi, ma anche agire sulle azioni di questi enti autonomi indicando loro i risultati, promuovendone l’agenda, monitorandone i risultati parziali, allocando il budget necessario, ed incoraggiando lo sviluppo delle competenze ritenute indispensabili perché raggiungano i loro obiettivi.
Da un lato, l’evoluzione della governamentalità amministrativa nella governamentalità neoliberista ha rilevato l’inadeguatezza dei progetti pastorali di normalizzazione e razionalizzazione adottati dalle politiche welfaristiche, mentre, dall’altro lato, ha portato alla luce una nuova forma di cittadinanza fondata sulle tecniche dell’auto-stima, dell’empowerment, dell’auto-imprenditorialità, e del benessere individuale. Questa nuove ‘tecnologie della cittadinanza’ presuppongono l’esistenza di cittadini liberi e attivi, di consumatori informati e responsabili, di membri delle comunità che siano capaci di auto-regolarsi e di agenti in grado di prendere decisioni a proprio rischio e pericolo. Il cittadino diventa un agente attivo nella regolazione delle competenze professionali, in particolare, quelle dedicate a cure sanitarie e alla prevenzione di malattie, quanto un attore fondamentale della propria sicurezza e di quella altrui. Rispetto alla vecchia immagine dell’homo oeconomicus liberale, atomo isolato ed egoista sul libero mercato, il nuovo cittadino viene idealmente collocato al punto di intersezione tra i legami e le affinità che si creano all’interno di comunità ristrette e di gruppi professionali, e nelle scelte individuali di mercato utili per il consolidamento della propria ed altrui sicurezza. Ne deriva una nuova enfasi sull’ethos dell’auto-condotta che interpreta la libertà individuale in termini di autonomia, cioè la capacità di realizzare i propri desideri nella vita secolare e di determinare il corso della propria esistenza attraverso le scelte personali”. “Si afferma invece una dimensione orizzontale quando la funzione pastorale tipica del potere governamentale perde la sua costitutiva caratterizzazione trascendentale (il Sovrano, o il Pastore, che governa il gregge o il popolo) e acquista un profilo immanente: responsabilizzare i singoli componenti della popolazione al fine di individuare insieme alle istituzioni le soluzioni ai problemi della vita individuale e collettiva. In questo modo, la governamentalità passa da un modello coercitivo a un modello di cooperazione”. “La ‘costruzione’ della libertà rimane l’imperativo della vita liberale, benché abbia come rovescio il controllo totalizzante su tutte le sfere della vita individuale: il movimento nello spazio, la sussistenza materiale, l’alimentazione, e le cure praticate sui singoli individui…La vita liberale è soggetta a un’attività prescrittiva incessante, premurosa, e sempre diretta al fine benevolo di prevenire i rischi, correndo però il rischio di essere schiacciata all’interno di una rete di prevenzione totalizzante. Il liberismo rischia costantemente di creare politiche paternalistiche e neo-conservatrici che impongono una morale normativa e istanze politiche securitarie, per non dire autoritarie”. “La libertà in questione è, da un lato, il prodotto politico di una volontà di governare i soggetti, dall’altro il prodotto della loro opposizione ad un tale progetto, o, in altre parole, una costruzione sociale e politica che non è il presupposto, quanto più il risultato di un rapporto di forza. L’incertezza legata alla produzione della libertà è dovuta alla crescente autonomia delle corporazioni di esperti (in particolar modo quelle mediche) e delle multinazionali farmaceutiche dalle autorità statali, ma è soprattutto il prodotto delle contro-condotte dei governati, che costituiscono uno strumento di problematizzazione permanente della razionalità governamentale. Da questo punto di vista, la rappresentazione dell’individuo come cittadino libero e autonomo sul mercato è una finzione che rielabora, e neutralizza il conflitto fra la condotta governamentale e le contro-condotte diffuse riguardo alle pratiche di libertà che costituiscono l’orizzonte della politica liberista”.
Siamo messi così tanto male che – a mio avviso - non ne abbiamo la più pallida idea; e quando ne usciremo, girandoci a guardare, ci chiederemo: ma come abbiamo fatto a subire e star zitti?
3/5/9 – Leopoldo BRUNO
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