Una vita da disobbediente civile: nel nome di Dio
Chi conosce Padre Kabat sa che la sua ultima azione di protesta a Weld, con tutta probabilità,non sarà l’ultimo dei suoi guai con la giustizia.
Ad oggi, Padre Carl ha trascorso in carcere più di 18 anni della sua vita per combattere la sua battaglia: si introduce nelle basi missilistiche di tutto il Midwest, sistema i suoi striscioni anti-nucleare, appende il suo pupazzo a forma di clown, danneggia qualcosa, e attende in preghiera che le autorità, di solito delle vicine basi aeronautiche, vadano a prenderlo per condurlo in prigione. È quasi una routine.
Nell’agosto 2009, il giorno dell’anniversario del bombardamento americano su Hiroshima durante la Seconda Guerra Mondiale, Padre Karl ha intrapreso, insieme ai suoi amici, il suo ennesimo viaggio in macchina in Colorado, partendo da St. Louis, direzione base missilistica N-8, Colorado 14, a circa otto miglia ad ovest di New Raymer, nella parte nordorientale di Weld County.
Poco prima dell’azione, sedeva sul sedile posteriore della macchina, calmo. L’amica e compagna attivista Chrissy Kirchhoefer, 32 anni, di St. Louis, ha detto di non averlo mai visto così calmo prima di un’”azione”.
“Carl di solito è piuttosto ansioso, specie durante i preparativi che precedono ogni azione”, ha detto la Kirchhoefer, “Non l’ho mai visto così calmo. Era cosi rilassato… È stato bello. Erano circa le 6-7 del mattino, una mattinata incredibile. La luna era al tramonto e il sole sorgeva. Era meraviglioso.”
Padre Carl è stato immediatamente arrestato e ha dovuto rinunciare alla libertà e all’indipendenza a lui tanto care.
Potrebbe morire, nella sua cella di cemento – i suoi tre fratelli e suo padre sono tutti morti per problemi cardiaci. O potrebbe vivere per altri 20 anni.
“Le ultime due volte che è stato dentro, ci ha avvisato che sarebbe potuto morire in prigione”, ha detto la Kirchhoefer. “E’ interessante quello che è successo prima che entrasse in carcere, quando qualcuno della comunità gli ha chiesto: “Ma perché ti piace andare in prigione?”. Lui ha risposto: ‘Non mi piace affatto. Ma se non lo faccio io, c’è qualcun altro che lo fa?’
“Padre Carl avverte l’obbligo morale di protestare, sente di avere una responsabilità, deve fare la cosa giusta”.
Chi è quest’uomo?
Non c’è rabbia in Padre Carl, perfino mentre è costretto a vivere nel luogo più “arrabbiato” di Weld County, sottomesso alle regole del carcere senza che gli sia consentito leggere nessun tipo di materiale proveniente dall’esterno, con forti limitazioni alla sua libertà. La sua risata da nonno rimbomba attraverso l’oscura linea telefonica del carcere. Usa termini come “merdate” per descrivere la politica nucleare americana o la guerra.
“Spero di rendere l’idea, ma la cosa può essere controproducente”, dice Kabat a proposito del suo zelo contro le armi atomiche. “E’ una cosa che fa arrabbiare le persone. Mi dispiace per questo.”
L’ex insegnante, allenatore di calcio e gran tifoso del basket adesso ha solo una sorella più piccola e le famiglie dei suoi nipoti in Illinois e nel Missouri. Ha anche la sua Catholic Worker House, la Casa di Carl Kabat a St. Louis, dove si dedica al servizio dei poveri quando non è in prigione.
Kabat è sempre stato un po’ ribelle, uno che ha sempre pensato che le cose andavano fatte quando era il momento, e non quando arrivava il permesso di farle.
Vive sulla terra da spirito libero, l’impegno per l’umanità è in cima ai suoi pensieri.
“Vivo un po’ alla giornata,” dice Kabat. “Una volta mio fratello Paul e io, lui era un anno avanti a me in seminario…si comportava in maniera strana…insomma, a un certo punto, dopo cena, viene verso di me e dice, “Buon compleanno”…Il passato è passato. Io ho perfino dimenticato quand’è il mio compleanno. Carpe diem.”
Avido lettore, è cieco da un occhio in seguito alle complicazioni dovute ad una lente a contatto impiantatagli dopo aver perso la vista per una cataratta.
“Credo che il mio occhio sinistro veda più di 20/20,” dice Kabat. “I medici dicono che il mio occhio destro è completamente danneggiato. Compenso col sinistro.”
Come si può immaginare, Kabat è un uomo di grandi principi. Questo prete cattolico è spesso in disaccordo con le politiche della chiesa, con la politica USA, e combatte il razzismo e il sessismo. E’ fortemente impegnato contro la pena di morte, la guerra e le armi atomiche. Ha lasciato che le sue convinzioni lo portassero dritto in carcere sin dalla sua prima protesta nel 1976, quando fece sventolare uno stendardo ad un evento che precedeva l’inaugurazione alla Presidenza di Jimmy Carter.
Ma di tutto il tempo trascorso dietro le sbarre a causa delle sue proteste per i crimini contro l’umanità, del sangue che ha versato sulla Casa Bianca o sul Pentagono, conserva solo un grosso rimpianto: nei primi anni ‘60 avrebbe voluto marciare con Martin Luther King. Avrebbe voluto abbeverarsi alla fontana “nera”, quando scese giù da un treno a New Orleans nel 1952.
“57 anni fa, quando scesi dal treno…vidi una fontana bianca e una fontana nera, e non feci niente”, si lamenta.
Carpe Diem
Quando fu ordinato prete, nel 1959, Padre Carl era considerato un giovane sacerdote idealista.
Ma le sue esperienze missionarie nelle Filippine e in Brasile, nella seconda metà degli anni ’60, dove poté vedere con i suoi occhi bambini morire per fame tra il disinteresse dei governi, lo cambiarono profondamente. Tornò negli Stati Uniti condividendo lo stesso tormento provato dai reduci del Vietnam in quel periodo.
Anche il suo primo arresto a Plains, nel 1976, ebbe su di lui un impatto profondo, a detta di alcuni.
“Secondo me, è qui che Carl trova il suo scopo, pace al suo cuore inquieto”, ha detto Kelley Ryan, insegnante di arte drammatica a Clayton, Missouri, e autrice della rappresentazione teatrale “And Carl Laughed” nel 2007. “Ed è questo che gli fornisce la motivazione per continuare a vivere in questo paese.”
I suoi genitori morirono mentre lui era in carcere; anche i suoi tre fratelli sono morti, di recente.
Nonostante tutto, Carl cerca ancora di ridere, e questo fa parte della sua filosofia del “vivi il momento”.
“Ero In California, avevo 73 anni, e dovevamo stabilire cosa volevamo che venisse scritto sulla nostra pietra tombale,” ricorda Kabat. “Io (scelsi) ‘Ha vissuto davvero’. Nessuna poesia, né questo e quest’altro. Io dico, fà quello che puoi, balla, canta. L’aIlegria è molto, molto importante. Fà quello che un essere umano deve fare, e poi canta e balla”.
Il messaggio
Quando non è impegnato a protestare contro le armi nucleari o la pena di morte, Kabat trascorre il suo tempo aiutando i poveri a risollevarsi, restaurando case insieme al Catholic Worker Movement e tenendo conferenze per diversi gruppi.
Kabat è consapevole che la gente possa aver dimenticato la minaccia che è nascosta sotto di loro, sepolta sottoterra, incassata nel metallo, ma che il minimo errore umano potrebbe fare esplodere, determinando così la fine di tutto.
Ha detto Bill Sulzman, amico di lunga data di Kabat: “Questa è una questione importante da sollevare. In alcuni casi, addirittura non si crede che il problema esista davvero”.
È questo timore che spinge Kabat a farsi arrestare – e a rifiutare di pagare gli obblighi di cauzione per il suo rilascio
Dietro le sbarre, Kabat riesce a rilassarsi. Dice: “Sono più libero qui che fuori”.
Dietro le sbarre non può far nulla. Fuori invece, è sottoposto ad uno stato di allerta continuo.
“Per molti di noi, Padre Carl Kabat cammina nella luce di Cristo,” dice Frank Cordaro, membro dei Catholic Workers. “Se Gesù fosse qui oggi, questo sarebbe uno dei modi in cui cercherebbe di avvicinare la gente, negli Stati Uniti…Padre Carl mette in gioco la sua vita per quello in cui crede, e questo fa di lui un eroe.”
Le proteste di Kabat contro gli armamenti sono entrate nei libri di storia, da quando, nel 1980, con il gruppo originario dei Plowshares 8, si introdusse nell’impianto della General Electric a King of Prussia, Pennsylvania, danneggiando due ogive e spargendo sangue sulle carte dei progetti, diventando così il capofila del movimento anti-nucleare. La parola plowshares, vomeri, è tratta dalla Bibbia, Isaia 2:4, “forgeranno le loro spade in vomeri”.
Le sue imprese lo hanno fatto finire sulle pagine dei giornali. Nel 1983, la prima azione dei Plowshares è stata raccontata in un documentario, “In the King of Prussia”, che vede tra i protagonisti Martin Sheen nel ruolo del giudice. Kabat compare anche nel libro “Prophets Without Honor” di William Strabala.
Le sue decennali battaglie sono state drammatizzate anche da Kelley Ryan, insegnante di teatro alla Clayton High School, che ha tratto ispirazione dai racconti dei giornali. Nel 2007, la troupe dei suoi studenti ha messo in scena la rappresentazione all’Edinburgh Fringe Festival in Scozia.
“Il messaggio di Carl è molto chiaro. Va dritto al punto”, ha detto la Ryan, che è ancora alla Clayton High e usa la storia di Kabat quotidianamente come spunto di ispirazione. “Avere un arsenale nucleare è immorale e disumano. E questo messaggio lui continuerà a ripeterlo, ancora e ancora. Il messaggio della mia opera è che dobbiamo agire in ogni modo possibile per rendere il mondo migliore. A volte, l’unico modo che abbiamo di affrontare questo brutto mondo è agire. E io penso che Carl faccia proprio questo.”
Kabat ha visto la rappresentazione subito dopo un altro periodo trascorso in carcere. Non ha applaudito. Si è lanciato sul palco, in lacrime, per abbracciare tutti i ragazzi impegnati in scena.
Fare la differenza
Amici e familiari dicono che Kabat, con le sue azioni, li ha resi più consapevoli e partecipi del problema delle armi atomiche, della guerra, delle fabbriche di armi e delle responsabilità dei governi. Essi agiscono a loro modo, ma dicono che non riescono ad essere vigili come Kabat.
La Kirchhoefer porta avanti una protesta contro i Boeing's Integrated Defense Systems, un impianto di “bombe intelligenti” a St. Charles, Missouri e, annualmente, organizza raduni di resistenza. Sulzman è impegnato contro l’espansione di Fort Carson a Las Animas County e anch’egli ha manifestato contro il nucleare, a suo tempo. Cordaro ha condotto azioni con i Plowshares, anche contro i bombardieri B-52. Molte suore e sacerdoti in tutta l’America fanno azioni di protesta come Plowshares; fanno notizia sui numerosi blog del movimento anti-nucleare ma non compaiono sui media ufficiali.
"Per i ragazzi che hanno messo in scena la vita e le lotte di Padre Carl, la questione delle armi atomiche è diventata un problema concreto del mondo di oggi", ha detto la loro insegnante.
Kabat è un combattente tenace. Nonostante gli anni, cerca di mantenersi in forma, anche da fumatore. Ma non si sfugge al tempo che passa.
“Arriverà il giorno in cui non ce la farà più fisicamente e, forse, anche intellettualmente,” dice Sulzman, che ha fatto visita a Kabat più volte nella prigione federale di Florence. “La benzina finisce per tutti. Non credo che smetterà volontariamente per ragioni personali. Credo che continuerà la sua personale ricerca fintanto che gli sarà fisicamente possibile…è ancora all’opera ad un’età in cui la maggior parte della gente è ormai in pensione”.
E benché Kabat avverta gli effetti dell’età, che gli impediscono di fare tutti i danni che vorrebbe alle basi militari in cui si introduce, non sente ancora quella chiamata che lo invita a fermarsi.
“Liberiamoci di quelle dannate cose,” dice. “Sono folli. È nostro dovere…se decidiamo di far ammazzare la gente dallo stato, non è volontà di Dio, è volontà nostra.”
Tuttavia, le sue convinzioni sono personali, esegue solo i suoi stessi ordini. “Io faccio la differenza per Carl, perché Carl si sente bene così” dice. “Quello che ho fatto il 6 agosto 2009 non l’ho fatto per te o per qualcun altro. L’ho fatto per Carl, per seguire la mia coscienza. Se è servito, bene. Se tu conosci un altro modo, agisci. Io ho fatto così, ho seguito questa strada. Se tu ne conosci un’altra, allora seguila.”
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