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Il 4 Novembre "Vogliamo la Pace" contro ogni guerra. Il disarmo è l'obiettivo, la riduzione delle spese militari la strategia.

"Ogni vittima ha il volto di Abele"

L'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele", promossa da importanti istituti di ricerca per la pace, nella sua assoluta compostezza ed addolorata austerita' ha costituito, nel ricordo e nel nome delle vittime, un esplicito appello all'impegno per la cessazione delle guerre, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per la pace, la democrazia, la legalita' che salva le vite; per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani. A mio avviso questi nobili e alti ideali devono essere trasmessi in primis dall'istituzione scolastica.
Laura Tussi6 novembre 2011

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 272 del 6 novembre 2011

 In questo numero:

1. Mao Valpiana: La memoria e l'impegno

2. Un appello del Movimento Nonviolento, dell'Associazione per la pace, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Luciano Capitini: Un volantino diffusa a Pesaro: "Perche' siamo qui stasera"

4. Paolo D'Arpini: Eliminare dalla nostra vita quotidiana ogni forma di violenza

5. Alessio Di Florio: Per la pace, contro le guerre e gli eserciti

6. Mimma Ianno' Latorre: L'alternativa nonviolenta

7. Anna Pascuzzo: Una processione in cui al posto del santo ci trovi un cannone

8. Laura Tussi: La scuola interculturale, per un futuro di pace

9. Severino Vardacampi: Aprire gli occhi, scegliere la nonviolenza, lottare contro le uccisioni e le persecuzioni

 

 8. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. LAURA TUSSI: LA SCUOLA INTERCULTURALE, PER UN FUTURO DI PACE

[Ringraziamo Laura Tussi (per contatti: laura.tussi@istruzione.it) per questo intervento.

Laura Tussi, docente, giornalista e scrittrice. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Ha conseguito vari Master di carattere pedagogico. Collabora con diverse riviste telematiche come www.peacelink.it, www.politicamentecorretto.com, www.ildialogo.org Autrice dei libri: Sacro (Emi 2009); Memorie e Olocausto (Aracne 2009); Il disagio insegnante (Aracne 2009); Il dovere di ricordare (Aracne 2010); Il pensiero delle differenze (Aracne 2011); Educazione e pace (Mimesis 2011). Collabora con l'Istituto Comprensivo Prati Desio (Mb) e con diverse riviste di settore, tra cui: Rassegna dell'Istruzione (Le Monnier, Mondadori - Miur), Scuola e Didattica (La Scuola), Education 2.0 (La Nuova Italia), Rivista dell'Istruzione (Maggioli). Cfr. anche l'ampia intervista in "Coi piedi per terra", nn. 291-292]

 

L'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele", promossa da importanti istituti di ricerca per la pace, nella sua assoluta compostezza ed addolorata austerita' ha costituito, nel ricordo e nel nome delle vittime, un esplicito appello all'impegno per la cessazione delle guerre, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per la pace, la democrazia, la legalita' che salva le vite; per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani. A mio avviso questi nobili e alti ideali devono essere trasmessi in primis dall'istituzione scolastica.

La scuola deve promuovere l'altro come punto di incontro tra le diversita', quale principio attivo di scambio vicendevole e di integrazione solidale, dove l'alterita' venga accettata e accolta in quanto ricchezza e risorsa per conoscere il mondo circostante e se stessi.

L'istituzione scolastica e' chiamata a promuovere e trasmettere i valori della pace, al fine di pensare, concepire e progettare una societa' senza guerre, dove si mobilitino meccanismi positivi di cultura della nonviolenza in un ambiente ecosostenibile, in cui le risorse delle ricchezze naturali siano spartite equamente tra i gruppi sociali, nella civilta' delle relazioni tra popoli, genti e minoranze, per un'utopia attuale e realizzabile concretamente nel qui ed ora, nell'attualita' del presente.

Un futuro senza conflitti armati e' generato dalla condivisione della coesistenza tra culture aperte nel tessuto sociale e collettivo, che deve promuovere e progettare un processo civile orientato alla pace e al dialogo tra culture e religioni, dove l'altro divenga meta di condivisione, scambio e confronto pacifico, evitando ogni affronto sprezzante e violento.

L'altro e' un microcosmo di conoscenza in un pluriverso di differenze che permettono di avvicinarsi all'attualizzazione concreta del concetto di pace tra popoli, a partire da ogni singolo individuo, chiamato ad entrare in relazione con il diverso da se', al fine di porre in comunicazione molteplici entita' ed identita' che racchiudono ciascuna un microcosmo di idee, valori, sentimenti, pensieri, progetti da spartire collettivamente nella quotidianita', all'interno degli ambiti comunicativi e sociali, dove poter imparare a convivere e ad accogliere i caratteri identitari e impliciti nel soggetto che aiuta o chiede aiuto, che soccorre chi soffre o e' soccorso.

La societa' intera e' chiamata a promuovere i valori e a rivendicare i diritti umani contro ogni intenzione basata sul conflitto armato, nella pretesa di prevaricazione sull'altro, in quanto occorre immaginare, ipotizzare, inverare e realizzare l'utopia contemporanea di un mondo senza guerre, dove il piu' debole venga aiutato e accolto e non sottomesso da pretese prepotenti di sfruttamento, prevaricazione e riduzione in schiavitu' dei piu' bisognosi.

Il dialogo e' una risorsa pedagogica che consente di mettere in discussione i propri assunti, le certezze e i presupposti nel confronto con gli altri, come atteggiamento positivo tramite cui la pluralita' delle esperienze puo' agire come arricchimento reciproco e non come volonta' di sopraffazione e prevaricazione, promuovendo invece comportamenti equilibrati tra il prestare la giusta attenzione nei riguardi dell'alterita' e il riconoscimento delle differenze.

La scuola e' il luogo dove si genera un nuovo orientamento umanitario per trasformare gli atteggiamenti negativi di non accettazione e condivisione, che nascono da pregiudizi razziali molto diffusi nella societa', in idealita' e comportamenti positivi e costruttivi.

La presenza nella scuola di persone immigrate rappresenta uno stimolo a impegnarsi e a interrogarsi sui valori di cui siamo tutti portatori, in prima persona, perche' l'educazione interculturale rappresenta per la scuola un elemento innovativo e critico, che comporta la trasmissione di idealita' e valori di pace, accoglienza e dialogo con l'altro.

Il sistema educativo e' attualmente piu' che in altri periodi storici sollecitato a cambiare le prospettive pedagogiche e le impostazioni didattiche che non rispondono ai mutamenti inevitabili delle pratiche educative, nella manifesta necessita' di aprire la pedagogia a una dimensione interculturale, per una filosofia del dialogo, dell'incontro, dello scambio vicendevole nei messaggi educativi e valoriali di apertura alle culture altre e di valorizzazione delle differenze, nella pace.

Attualmente e' necessario aprire l'Italia, l'Europa, il mondo all'accoglienza dello straniero, non solo per integrarlo, ma soprattutto per riconoscerne e accettarne il valore, nella critica al dogmatismo totalitario, nel rispetto delle diversita', nella valorizzazione della specificita', della minoranza, della singolarita', con l'opposizione al razzismo, al nazionalismo, alla xenofobia, alla guerra.

La scuola puo' insegnare il percorso di un'interazione che consideri l'apporto delle culture, cercando di leggerle in una sintesi globale, in modo che l'espansione di se' non sia basata sull'annientamento dell'altro, riconoscendo invece la pluralita' dei contesti culturali, favorendo la costruzione di identita' flessibili. La scuola e' responsabile, in quanto istituzione preposta all'educazione, di attivare iniziative per estirpare i pregiudizi sugli altri e le paure del diverso, facendo in modo di evitare che le incomprensioni si radicalizzino nel razzismo, nell'omofobia, nella xenofobia, nella guerra.

La scuola deve promuovere la pedagogia dell'incontro, dell'accoglienza reciproca, del dialogo costruttivo, per evitare il conflitto a livello individuale e collettivo, per incentivare una predisposizione alla pace in un mondo che si concepisca privo di guerre e di scontri armati.

 

 

Note: http://www.youtube.com/lauratussi

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