Amnesty denuncia la detenzione preventiva in Turchia
Anni fa Tom Lehrer cantava “when correctly viewed, everything is lewd”, qualcosa come “quando osservi attentamente, ogni cosa ti sembra oscena”. Nell’odierna Turchia si potrebbe cantare “quando osservi attentamente, ognuno può essere un terrorista”. In che altro modo si può spiegare l’incarcerazione di Ragip Zarakolu, al momento detenuto in una prigione di massima sicurezza destinata a criminali pericolosi?
Zarakolu, 65 anni e dalle precarie condizioni di salute, è un editore e attivista per i diritti umani che è stato accusato di terrorismo, a quanto pare per aver tenuto un discorso all’accademia di un partito politico curdo. Con la stessa accusa è stato detenuto anche il professor Büşra Ersanlı. Dalle registrazioni dei loro interrogatori si ha conferma di ciò in quanto i procuratori hanno più volte chiesto sia a Zarakolu sia a Ersanlı riguardo la loro partecipazione nell’accademia.
Fino ad ora entrambi gli arrestati non possono che fare delle supposizioni su quali siano i reali capi d’imputazione e le prove nei loro confronti, ma ciò che sanno con certezza è che vengono accusati in base alla tutt’altro che perfetta legislazione turca antiterrorismo, in cui la definizione stessa di terrorismo è eccessivamente ampia, vaga e non soddisfa i requisiti di certezza legale richiesti dalla legge internazionale sui diritti umani. In pratica definisce il terrorismo in base agli scopi e agli obiettivi politici piuttosto che in base alle pratiche per attuare le idee.
Anche in merito all’accusa di appartenenza a un’organizzazione terroristica ci sono stati degli abusi. La gente può essere accusata di far parte di un’organizzazione terroristica anche senza esserlo realmente, nel caso in cui venga commesso un reato “in nome di tale organizzazione”.
Molto probabilmente Zarakolu non verrà a conoscenza delle prove contro di lui prima dell’inizio del processo. Nel frattempo questo sessantacinquenne editore con problemi di salute passerà un anno o anche più rinchiuso in una prigione destinata a “criminali pericolosi”.
Come già spiegato in un articolo precedente, Ragip Zarakolu e Büşra Ersanlı sono stati arrestati e mantenuti sotto custodia per i loro presunti rapporti con gruppi nazionalisti curdi. Altri detenuti in attesa di giudizio sotto la stessa legge antiterrorismo sono accusati di far parte di un’organizzazione chiamata “Ergenoken”, accusata di complottare per rovesciare il governo. Con il passare del tempo, i processi Ergenekon si stanno rivelando più dei regolamenti di conti politici che processi atti a proteggere le istituzioni democratiche.
Recentemente, Kemal Kılıçdaroğlu, leader del principale partito di opposizione in parlamento, si è recato in un’altra prigione in visita a due deputati del suo partito, Mustafa Balbay e Mehmet Haberal, entrambi in stato di detenzione preventiva per aver partecipato, a quanto pare, alla cospirazione Ergenekon. In seguito alla visita lo stesso Kılıçdaroğlu ha dichiarato:
“In Paesi in cui mancano logica e saggezza, dove non si sviluppano concetti come democrazia e libertà, coloro i quali esprimono apertamente le proprie opinioni sono rinchiusi in campi di concentramento”.
Kılıçdaroğlu non è ovviamente un commentatore neutrale, ma i deputati a cui ha fatto visita in prigione hanno già passato anni dietro le sbarre e ancora non hanno avuto la possibilità di difendersi in tribunale. Che la storia dei campi di concentramento non sia solamente retorica politica?
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