Mohandas Karamchand Gandhi
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Mohandas Karamchand Gandhi, il Mahatma, cioè "La grande anima". Figlio di un ministro del principe Rajkot, apparteneva ad una nobile casta indiana. Malgrado gli fosse stato trasmesso il senso di superiorità sui parìa, la classe infima dell'India, fin da ragazzo Gandhi prese consapevolezza di quanto fossero ingiuste queste discriminazioni sociali.
Laureatosi in Legge a Londra, dopo essere tornato in India, si recò in Sudafrica per esercitare la sua professione.
Qui Gandhi iniziò la lotta contro le discriminazioni razziali che colpivano la minoranza indiana. I 70 mila Kulis, i suoi connazionali presenti in Sudafrica, non potevano infatti né votare, né possedere terre. Fu così che egli maturò il pensiero della lotta non violenta. Esortò i Kulis ad una disobbedienza civile non violenta secondo il principio "l'odio genera solo altro odio" e nel 1906 realizzò il grande obiettivo di far abolire alcune leggi che discriminavano gli indiani.
Nel 1915 tornò in India. Dopo anni di assenza, viaggiò in tutto il paese per capire i bisogni del popolo indiano. Trovò ovunque povertà, analfabetismo e malattia.
La sua azione politica costruì le basi per un'effettiva unità tra indù e musulmani, bramini e parìa. Nel 1920 esortò gli indiani a non comprare stoffe inglesi, bensì a tesserle da soli con il tradizionale arcolaio, che divenne il simbolo dell'anelata libertà del paese.
Nel 1930 promosse la cosiddetta Marcia del Sale, una forma di boicottaggio del monopolio inglese. Alla testa dei suoi discepoli, Gandhi andò fino al mare e fece bollire l'acqua estraendone il sale.
Migliaia di persone in tutta l'India fecero la stessa cosa. I poliziotti arrestarono circa 60.000 obiettori e lo stesso Mahatma. Gandhi fu condannato a sei anni di carcere. In prigione iniziò lo sciopero della fame affinchè i parìa non fossero più considerati persone impure.
Alla fine riuscì nel suo intento. Nel 1945 fu proclamata l'indipendenza dell'India. All'inaugurazione del primo parlamento indiano Gandhi si trovava Calcutta, dove i conflitti tra indù e musumlamni si erano acuiti al punto da essere arrivati alle armi. Ancora una volta egli riuscì nel suo intento, ricorrendo per l'ultima volta al digiuno dimostrativo, finchè le due parti non arrivarono ad un accordo. Un fanatico indù, che considerava indegno l'accordo con i musulmani, sparò tre colpi di revolver uccidendo il Mahatma Gandhi. Era il 30 gennaio 1948.
Il suo testamento spirituale è racchiuso in queste semplici parole: "Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la non violenza sono antiche come le montagne".
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