Magister. Le Nuove Frontiere dell’Educazione. Istituto di Istruzione Superiore “G. Verga”- Modica (Ragusa)
Magister. Le Nuove Frontiere dell’Educazione.
Istituto di Istruzione Superiore “G. Verga”- Modica (Ragusa)
La Rivista Magister dimostra, con perseveranza, coraggio e abnegazione, un concreto e coerente impegno dal basso, di chi opera nella scuola, nelle associazioni, nei gruppi di solidarietà, ma anche nelle Università, nelle istituzioni, nella Provincia più meridionale d'Italia (Ragusa), ma senza avvertire la marginalizzazione che qualcuno, pregiudizialmente, vorrebbe stigmatizzare. La Rivista Magister dimostra con umiltà, che la cultura, quella vera, discute e affronta i problemi del vivere quotidiano, del nostro presente e del futuro senza confini, bandiere e barriere, oltre le dimensioni geografiche, politiche e ideologiche.
Magister propone i contributi di ricerca di Moni Ovadia, Laura Tussi, Roberto Zaccaria, Luciano Corradini, Claudio Saita, Andrea Cevenini, Clemente Floridia, Giuseppe Tidona, Francesco Rando, Douglas Ponton e molte altre personalità del mondo accademico e culturale.
Direttore: Alberto Moltisanti- Dirigente Scolastico dell’Istituto Statale di Istruzione Secondaria “G. Verga” - Modica (Ragusa)
Responsabile coordinatore del Progetto: Piergiorgio Barone- Docente di Scienze Sociali http://www.istitutoverga.it/magister.html *****************************************************************************
PER UNA FORMAZIONE INTERCULTURALE ALLA PACE.
Dalla Disuguaglianza alla Diversità.
Una riflessione didattica ed educativa.
di Laura Tussi
I concetti di diversità e disuguaglianza indicano prospettive e situazioni diverse, a partire dalla radice etimologica del loro significato. Il termine disuguaglianza si riferisce ad un connotato di tipo dichiarativo e constatativo nella considerazione che due soggetti non appartengono allo stesso universo, ma costituiscono parti a sé stanti.
Nella parola diversità, invece, a volte è implicito il riferimento ad una origine comune, nella differente evoluzione del concetto, dove la diversità volge verso una situazione nuova, in continuo divenire, in costante modifica e si sviluppa per linee discontinue e non identiche, nel movimento, nella trasformazione, nella dinamicità, nella creatività. Al contrario, la disuguaglianza sociale ed economica implica staticità, stagnazione, ingiustizia, priva di dinamismo interno, presente invece nell'evoluzione della molteplicità e del riconoscimento e della valorizzazione della differenza.
Nel mondo degli esseri umani subentrano caratteristiche personali e situazioni, da cui scaturiscono pari dignità, ma anche disuguaglianze. Quindi è un preciso compito dell'educazione e dell'istituzione scolastica permettere che la diversità non si trasformi in disuguaglianza e si risolva in dinamismo e ricchezza per la persona e per la comunità.
Occorre prendere atto che il contesto sociale, il mondo, l'universo, sono intrisi di molteplicità e complessità che costituiscono la creatività originale e l'individualità dinamica e costruttiva delle persone, risorse imprescindibili per ciascuno, come valore da custodire e da coltivare, per impedire così alla diversità di trasformarsi in disuguaglianze sociali e civili, giuridiche ed economiche.
La scuola deve porsi l'obiettivo didattico di educare con la differenza, utilizzando ogni aspetto diffrangente, come spazio di possibilità pratica, di eventualità potenziali, come orizzonte di senso, in situazioni esistenziali e in ambiti pedagogici da valorizzare, nella condizione di porre lo specifico della diversità a sostegno dello sviluppo cognitivo ed emozionale, quale termine di confronto, in un ambito esistenziale di verifica critica, per dotare ogni individuo di una propria identità.
L'identità è espressione e segno di un processo continuo di costruzione, in cui entra in gioco un flusso ininterrotto di transazioni tra soggetti e ambiente, nel quale si manifesta quella speciale risorsa della persona che conferisce direzione, autenticità e originalità allo sviluppo creativo, sociale e culturale, in una mediazione didattica che possa trarre energia e forza dalla diversità.
L’implicanza prioritaria di queste riflessioni si ricollega al disordine costitutivo dell'esistenza, dove prevale la differenza e non la banale disuguaglianza che genera procedimenti di omologazione, mirando a sopprimere e reprimere, più che a promuovere personalità, creatività, originalità, dignità, valore individuale, in assunzione di compiti, in responsabilità singole, sociali e collettive, nel proprio tempo e nella storia, in tutto il suo decorso.
La differenza è la prima caratteristica delle persone e della loro personalità, in cui ognuno è insieme un universo e un unico irripetibile, come le individualità storicamente maturate e determinate nelle comunità umane, indicate come popoli, etnie, gruppi e minoranze portatori, appunto, della propria cultura, della originale civiltà, nelle espressioni ed inflessioni della lingua d'origine, della propria visione del mondo intrisa dei significati dell'arte, del pensiero, della creatività, in cui si assomma la pluralità delle culture del genere umano.
La diversità nasce come effetto dell'intreccio dinamico di contributi e sollecitazioni, dove si situano i più efficaci momenti di educazione, nel segno della multilateralità, dove il soggetto trasforma l'appartenenza da esigenze e bisogno a compito e responsabilità, da dato di fatto a scelta, da situazione predefinita a campo di libertà e progresso. Senza questo movimento evolutivo di consapevolezza e crescita, l'appartenenza finirebbe con il soffocare la persona, con il bloccarne l'individuazione, la maturazione, favorendo il gregarismo, con tutti i suoi corollari, intrisi di stereotipie, dipendenze, omologazione, dove, invece, la vocazione della persona richiede creatività, invenzione, originalità, ricreazione, per cambiare e ricominciare.
In questo contesto, la diversità non è un ostacolo da superare, un disagio da azzerare, ma è un’imprescindibile risorsa, l'indizio privilegiato di tutta una serie di ricchezze, peculiarità, prerogative e caratteri che attendono di essere valorizzati, educando attraverso la complessità, dove la critica deve poter cominciare da un'analisi di se stessi, finalizzata non all'autocensura o all'autocommiserazione, ma alla padronanza di sé e al dominio delle proprie risorse. L'educazione all'analisi critica di se stessi accetta e si nutre delle differenze, intese come distanze da percorrere, modelli da affiancare, qualità da verificare e risorse da utilizzare.
La disuguaglianza, nel rispetto dei diritti imprescindibili della persona, racchiude in sé un significato di staticità, immobilità, stagnazione, dove, invece, la diversità cerca riconoscimento, nel tentativo di riemergere dall'omologazione di un contesto intriso di stereotipia, discriminazione e intolleranza, dove la repressione del diverso diviene pratica ed esercizio di lotta per la sopravvivenza, in una società ormai esacerbata dall'egoismo dall'individualismo e dal razzismo, che impediscono un movimento evolutivo dell'essere verso il riconoscimento dell'altro.
Contro ogni razzismo
Le crisi della società attuale sono dovute alla precarietà di fattori culturali, all'incapacità di rispondere alle rapide trasformazioni economiche e politiche e alle pressioni provenienti dai popoli che insorgono contro i gioghi dei potenti, per avviare nuove condizioni e forme di sviluppo. L'educazione interculturale ha importanti responsabilità rispetto ai drammatici problemi che caratterizzano l'attuale congiuntura storica, politica, sociale. Il futuro dell'educazione consiste nel passaggio dalle situazioni di coesistenza del multiculturale alla costruzione dell’ interculturale, inteso come ambito di crescita e sviluppo della persona, in rapporto con gli altri, tramite il dialogo, nella conoscenza e valorizzazione delle pluralità, con la riscoperta delle risorse umane, nel sentimento della persona, nel significato del suo esistere, nell'importanza di una propria identità apportatrice di diversità, libere e responsabili, nella tensione attivista dell'impegno sociale nell'attualità storica. L'alterità è diversità di culture, pluralità di soggetti che si aprono verso altri sistemi di pensiero e apparati culturali, ritrovando nell'altro il sentimento fondamentale dell'essere portatore di una diversità, come sistema di valori, come articolazione e modalità dell'essere. L'educazione deve agevolare la comprensione delle differenze, superando i fattori di indifferenza, dove la diversità non sia fonte di odio nei confronti dell'umanità e non sia arroccamento su privilegi e pretese di prevaricazione e di razzismo, ma distinzione, differenziazione, superamento della segregazione cognitiva, nella complementarità e nella cooperazione, tramite il divenire relazionale e di confronto in implicite solidarietà verso nuovi soggetti storici che stanno cambiando radicalmente lo scenario dell'umanità, dove l'immigrazione è segnale di squilibri e sperequazioni nei rapporti tra popoli, ma diviene anche esperienza di incontro, accoglienza, ascolto, collaborazione e sviluppo in reciprocità relazionali, in cui la diversità diventa un diritto umano nell'esplicarsi di atteggiamenti aperti, esplorativi, conoscitivi e solidali di apertura agli altri.
Intercultura è rapporto tra persone portatrici di storie di vita e culture diverse, tra sistemi sociali ed economici di sintesi nella condivisione del patrimonio delle conoscenze e dei saperi, come alleanza tra persone, enti e associazioni che si impegnano in progetti sociali e politici per una società in cui ciascuno si senta membro di comunità locali, ma con un legame strutturale e indissolubile al grande contesto umano, nel concetto di cittadinanza planetaria, per cui ogni persona risulti effettivamente abitante del mondo, in una concezione cosmopolita, internazionale e democratica dell'essere e dell'esistere.
L'intercultura ha come finalità la persona a più dimensioni, che trasforma e si trasforma, ritrovando in sè la fonte primaria della creatività e i tratti originali della propria personalità, nell'apertura agli altri, in sintesi di dinamismi endogeni ed esogeni dell’esistere nel tempo dell’esperienza, nell'armonia dell'essere duale e plurimo, nella coesistenza pacifica, in simbiosi feconde di reciproche vicende relazionali, che pongano la personale identità al centro della storia, nel riedificare spazi di autocoscienza, in società libere, ricercando l'incontro come segno di manifestazione delle pluralità dell'essere umano che accomunano l'altro nella categoria del prossimo e non dello straniero.
Costruire società interculturali aperte e solidali, nella pace, significa lasciarsi interrogare, riconoscendo nell'altro un interlocutore attivo e responsabile, crescendo nei rapporti interpersonali con l'irruzione dell'alterità in identità sociali purtroppo sovente cristallizzate in dogmatismi ideologici, nell'esigenza di mutamento delle relazioni tra persone, in rivoluzioni pluraliste che pongano a confronto valori, norme e regole di diversi contesti culturali, ricercando opzioni, ragioni, modalità di consenso e ambiti di libertà, nella pienezza dell'esistenza, nella comprensione e nel rapporto con l'altro, nella continua disamina della propria storia di vita, ponendo in discussione i propri assunti, le proprie certezze, le fissità identitarie, rivedendo i personali progetti e impianti di vita. La comprensione dell'altro non consiste nell'accumulare informazioni, nozioni, concetti, ma
nell'ascoltare e nel rispondere, oltre il pluralismo di mero contatto, praticando modalità per affrontare i problemi nel movimento interattivo, capaci di gestire le discrasie cognitive, le crisi esistenziali nella prospettiva di promozione delle identità plurime, contro ogni razzismo.
Le reciprocità interculturali rappresentano progetti ideali volti a combinare l'universale con il particolare, l'internazionale con il nazionale, favorendo l'incontro, l'incrocio, la commistione, la contaminazione identitaria, contro l'omogeneo e il monolitico, oltre le monografie e tipologie umane, nell'unità storica basata sull' interfecondazione delle diversità, frutto delle interdipendenze, nella consapevolezza che ogni modello culturale fornisce un apporto alla società, aprendo spazi di innovazione e di creatività, nello scambio relazionale reciproco. L’esperienza interculturale si dirama in prospettive di ricomposizione tra il vissuto, il certo, il sicuro che definiscono l’identità e il non conosciuto, l'ignoto, l'indefinito, l'incerto, che apportano squilibri nella tensione costante dell'uscire dal sè, nell'incontro con altre certezze, con altri valori e civiltà, in strategie educative che prevedano processi di reciproco adattamento nel cambiamento, nello sviluppo di dinamiche dialettiche costruttive, che valorizzino la memoria storica, le coscienze etniche di ogni cultura, interrogando la realtà, per ridefinirla, oltre ogni griglia ideologica, al fine di elaborare delle azioni promozionali, aperte, innovative.
Per costruire ponti di dialogo, reti di relazioni, varchi di speranza…
Pluralismo, pluralità e moltiplicazione delle alternative sociali sono ricchezze che implicano nuove strategie educative, nell'apprendimento e nell'adattamento alle situazioni, per socializzare al plurale e accettare le commistioni culturali, al fine di apprendere e comunicare, per cambiare e porre in relazione i ruoli e le rappresentazioni dell'altro, per salvaguardare una coerenza e un'identità personale oltre gli schematismi latenti, verso i mutamenti del polimorfismo sociale e culturale, evitando di rinchiudersi in una struttura identitaria fissa e monolitica.
La nuova strategia educativa transita attraverso la riconversione della persona e delle strutture sociali, perché il vero sapere è ascoltare la propria coscienza e il pensiero altrui, nel ricevere l'altro e desiderare di trovare con gli altri le soluzioni ai problemi. L'approccio interculturale richiede uno slancio di decentramento dagli schemi abituali di rappresentazione e di distacco dalla contemporaneità, che rischia di assorbire e omologare il diverso nell'uniforme.
Risulta necessario l'impegno interculturale ed intergenerazionale nella ricerca delle memorie perdute, nel confronto tra la storia dei popoli che vivono sullo stesso territorio e che fanno riferimento a fonti, risorse e memorie differenti, nel riconoscere e valorizzare la storia dell'altro, nella scoperta dell'alterità come rapporto, nella realizzazione dei diritti umani e nella lotta contro tutte le forze di discriminazione, nell'unità nazionale, europea, globale, universale.
La differenza è un diritto.
Diritto alla genialità non come esaltazione, sregolatezza e frenesia nell'autocompiacimento, ma ricchezza di capacità e competenze nella valorizzazione, nel supporto e nell'aiuto di sè e degli altri, nella diversità come appartenenza al più ampio contesto umano, nelle somiglianze, nelle affinità, nell'universalità dei valori in cui l'interculturale diviene una componente intellettuale, un principio direttivo di conoscenze e comportamento, nell'orientare i percorsi, per costruire reti di incontro e dialogo, ponti di relazioni, nell'aprire varchi di significato e speranza e assumere le asperità dei conflitti nelle loro valenze positive.
Intercultura verso traguardi di reciproca comprensione e graduale interazione dove le esigenze di autonomia, i bisogni di relazione, ma anche disfunzioni, squilibri, interferenze, contrasti, vanno vissuti in dinamiche costruttive e interattive, verso obiettivi di comprensione con cui descrivere le culture degli altri, conoscendo i particolari, approfondendo le difficoltà del conoscersi, senza soffermarsi sull'eccentrico, sulla tautologia esperienziale, ma inserendo le informazioni nell'ordine cognitivo, nell'operare processi di movimento, cambiamento, pace, finalizzati a ristabilire il rapporto, la relazione, il confronto di esperienze, la collaborazione progettuale.
Certamente non è facile accogliere il nuovo, senza perdere il proprio passato e la propria identità, senza lasciarsi assorbire da scenari sperimentati da altri, in altri contesti, in altre storie, in una ristrutturazione di significati in cui la novità non è il cambiamento dell'identità, ma è la relazione, il rapporto, l'interscambio di contenuti e opinioni, nel passaggio da un'educazione etnocentrica ad un'apertura concettuale e di pensiero allocentrica, che permetta di prendere coscienza dell'alterità, nell'unità. Transizionalità significa uscire da sé per entrare nell'altro e comprenderne i miti, le idee che lo strutturano, in forme polimorfe di plasticità della persona che pone in contatto circuiti relazionali di umanesimo spirituale, per associare, per entrare in sintonia, per rendere liberi, per redimere da schiavitù sociali più o meno latenti e implicite, dove l'insegnante si trova al centro di tutte le problematiche educative nei rapporti con le pluralità degli studenti, dei genitori, con il contesto nazionale e, al contempo, con le società degli immigrati, in polimorfismi frammisti che si articolano in insiemi, sottoinsiemi, incoerenze, variazioni, discrepanze, domande contraddittorie e risposte incerte. La comprensione della realtà pluralista, della molteplicità è compito dell'educatore che deve sapere avanzare proposte progettuali, fare uscire dai ghetti delle preclusioni intellettuali, delle giustapposizioni, dal culto ostentato, anomalo, forzato e fittizio del diverso, per gestire e apprendere le appartenenze categoriali, al fine di valorizzare colui che apporta un senso di diversità, oltre l'omologazione del sociale, nell'appiattimento concettuale ed intellettuale, per aprire al movimento, al cambiamento, alla relazione, alla pace, oltre le crisi, le discrasie, i conflitti per restare uniti nelle diversità. La progettualità, la multidimensionalità, le dinamiche evolutive trovano la sintesi fra l'unità e il cambiamento rivoluzionario, dalla totalità che ingloba alla specificità che connota, nel risultato di interazioni diverse, molteplici che avvicinano e separano, alimentano le differenze e costruiscono ponti di legami e reti di relazioni, nell'aggregazione e interazione, oltre l'assimilazione e il conseguente annientamento identitario, dove il senso e il significato dell'essere e dell'esistere sono idee e concetti strutturali che permettono di apprezzare l'altro come affine, simile, prossimo, e non straniero, che sente l'esigenza della conferma del proprio ruolo da parte degli altri, aprendosi ai processi di interazione e rinnovamento. Nel discorso interculturale occorre evitare la celebrazione dell'identità, nella sua istituzionalizzazione fino a forme di feticismo che bloccano i potenziali attori di cambiamento, nel gioco perverso di una certa politica che riduce l'alterità a merce, a oggetto di piacere e di consumo e pone in rilievo l'altro esclusivamente per subdole esigenze economiche e manovre consumistiche, negando la dignità di colui che è portatore di diversità di opinione, sesso, razza, condizione sociale ed economica, appartenenza politica, etnica e religiosa.
Educazione alla Cittadinanza Attiva e Mediazione Culturale.
Il termine mediazione viene utilizzato per segnalare la capacità di generare progetti culturali, politici e pedagogici, al fine di interpretare i nodi relazionali delle complessità interculturali nel tempo della globalizzazione. La mediazione linguistica e culturale pone in comunicazione varie realtà, tramite passaggi di informazioni.
Ogni percorso educativo è un processo di mediazione che si esplica nella relazione comunicativa, in quanto traduzione, ossia creazione di legami tra realtà differenti.
L'insegnante propone una personale dimensione costitutiva di mediatore interculturale che favorisca il passaggio di contenuti tra culture, creando una sintesi all'interno delle diverse posizioni, con momenti pedagogici capaci di superare le reciproche differenze e di generare una realtà in dialogo critico e riflessivo con il contesto di origine, evitando rigide contrapposizioni e schematismi latenti, relativi alle differenti pratiche esistenziali e ai vari approcci culturali. Una società orientata nell'ottica di modalità pedagogiche dialoganti, aperta al confronto, all'interazione comunicativa, coincide con il modello di comunità democratica composta da persone uguali, libere, che cercano di risolvere razionalmente i propri conflitti di interessi e i propri contrasti. Tramite gli incontri con le posizioni, le perplessità, gli sguardi e i volti degli altri possiamo divenire maggiormente coscienti delle nostre scelte, dei significati, dei valori di riferimento delle nostre azioni, con il portato complessivo di tutte le debolezze, le incertezze, le incompletezze della nostra opinione, di un personale punto di vista presunto unico e vero, che invece deve essere relativizzato e posto in discussione, nell'ambito di uno spazio pubblico di incontro e confronto comunitario e collettivo, culturalmente stimolante, caratterizzato dai significati del reciproco rispetto e della fiducia nell’arricchimento, tramite lo scambio, nell'accrescimento valoriale della relazione, grazie alla consapevolezza della fatica di un impervio itinerario di crescita, di un percorso collettivo, all'interno delle relazioni aperte con gli altri e per gli altri, in un portato di significato insostituibile, di un processo plurimo di appartenenze e mediazioni trasversali.
L'essere umano contemporaneo vive profondamente e diffusamente la dimensione plurale della sua identità, nella cittadinanza partecipe e consapevole di più entità pubbliche, da integrare e interiorizzare nella problematicità degli incontri dialettici delle varie realtà, in una sintesi di comunità, culture, stili e valori unificati dalla storia, dalle istituzioni e dalle regole collettive, poste oltre le istanze locali, permettendo così la coabitazione e la convivenza civile e cosmopolita, dove la persona nella propria integrità e complessità è cittadina del mondo, nell’insieme dei rapporti, delle relazioni tra globale e locale, nella quotidianità del tempo.
La condizione umana richiede nuove modalità per costruire e vivere identità plurali, transitando tra le dimensioni esistenziali in maniera dialettica, accogliendo positivamente tensioni, scarti, dubbi e difficoltà del processo di interazione relazionale, quale elemento di una nuova etica pubblica, frutto della mediazione tra le persone concrete che convivono in un territorio, realizzano scambi culturali e linguistici che tendono a costruire e regolare i legami sociali, nella convinzione del senso specifico dello stare insieme per affrontare le difficoltà, con la fiducia nell'importanza del dialogo, della comprensione e del rispetto reciproco, quali ideali irrinunciabili e imprescindibili dell'esperienza umana personale e sociale.
La scuola deve assumersi in primis il compito di educare i giovani a costruire e ad esercitare una nuova cittadinanza planetaria, spiegando la memoria storica dell'esperienza del passato, favorendo la comprensione razionale della situazione sociale e individuale presente, nel costruire responsabilmente il volto della società, sempre più caratterizzata da legami planetari, per cui la cittadinanza diventa un punto di intersezione di una serie di esigenze educative per la formazione umana universale. La scuola ha l'importante obiettivo di indicare alle nuove generazioni la costruzione di progetti di vita, nell'accettazione serena del cammino di crescita e della fatica che esso comporta, per l'impegno con la personale esistenza, tramite la collocazione del proprio percorso di vita, all'interno di una rete di storie e progetti esistenziali che attraversano il tempo e lo spazio e invitano ad intessere relazioni tra generazioni, culture e religioni, nel concetto esteso di mondialità, come forma di convivenza pacifica, rispettosa del diritto di ciascuno e dei popoli a mantenere vive le proprie tradizioni, nella ricerca del valore insito nell'abitare insieme questo mondo.
Laura Tussi, Istituto Comprensivo via Prati, e Istituto Comprensivo Lev Tolstoj - Desio (Monza e Brianza)
http://www.istitutoverga.it/magister.html
Allegati
MAGISTER. Le Nuove Frontiere dell'Educazione
484 Kb - Formato pdfLa Rivista Magister dimostra, con perseveranza, coraggio e abnegazione, un concreto e coerente impegno dal basso, di chi opera nella scuola, nelle associazioni, nei gruppi di solidarietà, ma anche nelle Università, nelle istituzioni, nella Provincia più meridionale d'Italia (Ragusa), ma senza avvertire la marginalizzazione che qualcuno, pregiudizialmente, vorrebbe stigmatizzare.
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