Siria: In risposta a Lettera aperta agli scrittori di tutto il mondo di K. Khalifa, pubblicata su Nazione Indiana
Dopo aver letto la “Lettera aperta agli scrittori di tutto il mondo” dello scrittore Khaled Khalifa su Nazione Indiana,
ho voluto creare dibattito mettendo in luce la disinformazione interessata imperante nei media che contano, una vera propaganda mediatica impostata sulla base della guerra psicologica, riportando numerose fonti di controinformazione presenti nel web.
Perché? Perché Khalifa compie un’operazione pericolosa con quella lettera. Scrive: “Nel corso della sua storia moderna, il mondo non ha mai visto un coraggio e un valore come quelli mostrati dai rivoluzionari siriani nelle nostre città e nei nostri paesi. Così come non ha mai assistito prima d’ora a una connivenza e un silenzio simili, che ormai possono essere considerati alla stregua di complicità nello sterminio della mia gente.” Parla di sterminio e poco sopra di “genocidio”, che attribuisce tutto al regime di Assad. Ma non è in atto un genocidio, i morti uccisi, stando anche alle stime più alte (probabilmente sovrastimate) non superano i 5000, e una parte non trascurabile di essi sono soldati regolari o irregolari. Khalifa descrive i “rivoluzionari siriani” come gente che lotta a mani nude contro una brutale repressione governativa e, dopo aver espresso rimostranze per il poco aiuto avuto dai politici mondiali, chiede agli scrittori di ”mostrare la vostra solidarietà al mio popolo con i mezzi che riterrete più opportuni”. A che cosa possono portare queste parole, in un momento in cui tutto il mondo non vede l’ora di mettere le mani sulla Siria, a scapito del suo popolo, per lo più pacifico e NON rappresentato dai rivoluzionari armati? Alla guerra, anzi, al peacekeeping, come s’usa eufemisticamente dire oggi.
Il problema è che Khalifa non opera nessuna distinzione tra la protesta iniziale, popolare democratica nonviolenta, rappresentativa di tutte le fazioni siriane e diretta dal Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico (CNSCD), e l’insurrezione armata condotta dal cosiddetto Libero Esercito Siriano (LES), organismo collegato al Cns, Consiglio Nazionale Siriano, formatosi a Istanbul per opera di un fuoriuscito dal CNSCD. Che cos’è dunque il Cns?
Lo spiega molto bene in una intervista (FONTE 1) Ossamah Al Tawil, membro del Comitato Esecutivo del CNSCD, quando dice: “Il Cns è composto di una parte dell’opposizione siriana residente all’estero, non hanno nessun leader all’interno della Siria, non sono autofinanziati, quindi sono stati appoggiati dal Golfo Persico economicamente e dalla Turchia e dall’Occidente logisticamente, quindi non sono indipendenti e la loro decisione non è affatto libera. Abbiamo sperimentato questo fatto quando con loro e dopo un mese di negoziati abbiamo raggiunto un accordo primario per unire tutta l’opposizione, per unire anche gli sforzi contro il regime ed avere una voce unica. L’accordo è stato firmato dal presidente del Cns, Burhan Ghalioun, e precisava un punto molto importante: no a qualsiasi intervento militare estero tranne delle forze di polizia militare che potrebbe essere richiesta alla Lega Araba. E’ stato firmato l’accordo ma la sua validità è durato esattamente 4 ore, il tempo dell’arrivo di Burhan Ghalioun in Turchia e da lì è stato annunciato il rifiuto categorico dell’accordo. I motivi?? Senz’altro, non possono decidere da soli […]. Il Cns è composto nella sua assoluta maggioranza dai Fratelli Musulmani, una parte liberale, pochissimi curdi con alcune tribù del nord senza nessuna formazione politica. Ghalioun ha negato la sua firma [al CNSCD] come l’ha negata successivamente al Cairo, ed ha formato ad Istanbul il Cns senza neanche avvisare il Coordinamento. Io stesso l’ho chiamato diverse volte prima di una nostra riunione a Berlino come Coordinamento e mi ha assicurato la sua presenza, invece mi stava raccontando delle bugie, solo per guadagnare tempo. Subito dopo la formazione del Cns alcuni dei suoi esponenti appartenenti all’ala conservatrice dei fratelli musulmani hanno dichiarato durante diverse interviste televisive che hanno l’intenzione di seguire l’esempio libico. Quindi è ovvio che noi non possiamo aderire ad una formazione voluta dall’esterno, dalla minoranza assoluta dei siriani, sostenuta e finanziata dall’esterno e soprattutto dal Golfo Persico che non rappresenta alcuna garanzia di democrazia o di libertà.” Si tenga anche in considerazione che gruppi di oppositori al regime di Assad legati ai fratelli musulmani sono stati finanziati dagli USA fin dal tempo dell’amministrazione Bush (FONTE 2).
Appurato quindi che il Cns è un organismo etero-diretto da ogni punto di vista (per decisioni prese, sedi logistiche, finanziamenti armi e alleanze fatte), che non rappresenta il popolo siriano e nemmeno la sua parte attiva nella protesta nonviolenta che chiedeva la democratizzazione del regime coordinata dal CNSCD, e appurato che punta a una insurrezione armata in stile Libia, resta da dire che il Cns, attraverso i suoi “osservatori sui diritti umani” da Londra, il Sohr, e i cosiddetti “Comitati di coordinamento locale”, è la fonte quasi esclusiva delle notizie pubblicate sui media che accreditano la versione di una “rivolta a mani nude contro il dittatore”, la stessa di cui parla lo scrittore Khalifa; a differenza dell’altra opposizione del CNSCD, che vuole il negoziato e non accetta la lotta armata né l’ingerenza, il Cns rifiuta ogni negoziato e mediazione (come il Cnt libico, a suo tempo) e ha stretto in dicembre un patto di collaborazione (http://www.nytimes.com/2011/12/09/world/middleeast/factional-splits-hinder-drive-to-topple-syrias-assad.html?_r=1&pagewanted=all) con il cosiddetto Esercito siriano libero (Free Syrian Army, LES).
Il Cns e soprattutto il LES, che potremmo considerare il braccio armato del primo, rappresentano sul campo quello che i media occidentali e arabi identificano con un unico soggetto, l’”opposizione armata”, gli “insorti”, i “rivoluzionari”, annullando così dalla scena la gran parte del popolo siriano, quella rappresentata dal CNSCD. Vediamo allora come si è formato il Libero Esercito Siriano, LES.
Partiamo di nuovo dalle parole illuminanti di Ossamah: “Il numero di questi soldati [disertori dell’esercito regolare] cresce piano piano e crescono anche, ma in modo molto raro, gli ufficiali disertori finché non fugge un certo colonnello detto “Alharmoush” e va in Turchia e da lì organizza questo esercito che non superava a quei tempi più di 2000 soldati. “Alharmoush” scopre che in Turchia c’è un altro progetto dei turchi e dei fratelli musulmani, quindi rifiuta di collaborare e decide di tornare in Siria clandestinamente per dirigere la lotta da lì. Ai turchi non piace questa cosa, quindi lo consegnano ai servizi segreti siriani ed è stato ucciso in una caserma qualche giorno fa. Subito dopo fa la stessa cosa un colonnello di nome “Reyad Alasad” il quale tutt’ora è residente in Turchia e riceve gli ordini dai turchi direttamente. Quindi possiamo dire che l’Esercito Libero Siriano effettivamente non esiste, ma è gonfiato più del necessario dai media del Golfo Persico. Non esiste perché non è un esercito in quanto i gruppi dell’esercito devono comunicare tra di loro e devono essere organizzati soprattutto quando ricevono ordini. In Siria non è affatto così, ci sono gruppi diversi nelle diverse regioni, non hanno nessun canale di comunicazione tra di loro e sono indipendenti completamente anche nella strategia da seguire. Alcuni di loro addirittura hanno negato la leadership del colonnello Alasad e considerano il suo esilio in Turchia un tradimento. Ci sono altri gruppi armati dei nuovi salafiti che non accettano nessun ordine, e ci sono altre persone armate per difendere le loro case e i loro cari. Ci sono anche gruppi di Alqaeda mandati dall’Arabia Saudita. Quindi l’esercito siriano libero, non è un esercito, non è libero e in parte non è neanche siriano.” Un perfetto esempio di esercito di insorti etero-diretto. In particolare, la parte del leone nel coordinare questa cosiddetta opposizione armata la fanno la Turchia e le petromonarchie di Arabia e Qatar.
Integriamo le notizie dateci da Ossamah con quelle della stampa degli ultimissimi giorni, e ricaviamo questo quadro del LES: non un vero esercito, ma un insieme di formazioni armate di ex soldati governativi e di gente comune non coordinate, capeggiate da un leader non da tutti riconosciuto che dà ordini dalla Turchia (su volere della Turchia, stando a Ossamah), e comprendenti gruppi armati libici, jihadisti e qaedisti, e probabilmente anche arabi, qatarini e inglesi. Vediamo le fonti: sulla presenza di inglesi e qatarini c'è il Debka (riportato ormai dai principali quotidiani e tgcom). Sulla presenza di libici, e tra essi di ex qaedisti, con un contingente di circa 600 unità, ci informa il Corriere del 10 febbraio con Olimpo, che avalla anche la presenza tra essi di “consiglieri” qatarini e britannici: “La stampa di Bengasi ha celebrato la missione in Siria da parte della “legione libica”, forse 600 uomini inviati a Damasco per contribuire a destabilizzare il regime di Assad. «Non stupisce – scrive il “Corriere” – che la missione di sostegno alla rivolta sia coordinata dall’ex qaedista Abdelhakim Belhaj, figura di spicco della nuova Libia, e dal suo vice Mahdi Al Harati», noto come agente della Cia “nonostante” la sua militanza nell’organizzazione di Osama Bin Laden. Harati è in Siria dalla fine di dicembre. G. Chiesa conferma sul Fatto, citando anche link a quotidiani esterihttp://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/12/della-persia/190829/. Sulla presenza di jihadisti c’è la fonte http://www.meridianionline.org/2012/02/11/e-se-in-siria-ci-fosse-al-qaeda-gli-007-americani-ne-sono-convinti/ che cita il abhat al-Nusra li-Ahl al-Sham (il Fronte per la Protezione del Popolo Siriano), gruppo jihadista di recente formazione in Siria salutato con entusiasmo da diversi forum estremisti in rete; si aggiunga che i Fratelli musulmani di Giordania incitano alla Jihad (guerra santa) contro il regime del presidente siriano Bashar al Assad, affermando che si tratta di un «dovere islamico», lo si legge in un comunicato pubblicato sul sito del movimento religioso. Sulla presenza di Al Qaeda in Siria, non si hanno quasi più dubbi. Subito dopo le dichiarazioni del leader di Al Qaeda, diffuse via video e riportate da ogni media, a sostegno dei “leoni di Siria” e contro il regime “anti-islamico” di Assad, fonti di intelligence americane riportano analisi secondo le quali gruppi qaedisti hanno già compiuto almeno tre attentati stragistici in Siria. Il Corriere riporta: “ Prima le stragi con gli attentatori suicidi a Damasco e Aleppo. Poi un generale ucciso nella capitale siriana. Issa Al Khouli è stato assassinato da tre uomini armati che lo hanno sorpreso mentre si recava al lavoro, all’ ospedale militare. Un agguato che segnala un salto di qualità, con scenari che inquietano la diplomazia. Perché adesso è emerso il fattore Al Qaeda. Era lì, nascosto dalla «nebbia di guerra», e volutamente ignorato per non frenare il supporto ai ribelli siriani…. Una situazione che potrebbe allarmare i Paesi occidentali, decisi a sostenere la rivolta in Siria. Serve cautela e la fuga di notizie, ispirata dagli 007, è un avviso. Stiamo attenti a chi aiutiamo. Potrebbe accadere che americani, con gli europei, si trovino a fianco degli islamisti. È avvenuto in Afghanistan, poi in Bosnia, infine in Libia. Adesso lo schema torna in Siria. C’ è poi un altro risvolto e riguarda l’ opposizione siriana nel suo complesso. A Washington inquietano le divisioni tra i ribelli e la mancanza di controllo da parte dei dirigenti in esilio. “http://archiviostorico.corriere.it/2012/febbraio/12/Damasco_assassinato_generale_siriano_co_8_120212010.shtml. In pratica, il Corriere, scrivendo che l’elemento stragistico dentro l’opposizione armata era stato “volutamente ignorato per non frenare il supporto ai ribelli siriani”svela, senza neanche tanto pudore, come i media stiano compiendo propaganda a favore dell’intervento armato occidentale con una campagna mediatica di guerra psicologica. E non c’è bisogno di dire che quelle stragi ad opera di Al Qaeda le aveva già decretate tali il governo siriano, che accusa il LES anche di varie altri stragi, compresa quella di Homs, che tanto ha fatto scattare in piedi l’opinione pubblica mondiale per il massacro, quando non genocidio, che starebbe compiendo il regime di Assad (per non parlare dell’attentato al giornalista francese G. Jacquier, sempre addebitato ad Assad salvo poi addebitarlo agli insorti in una indagine di Le Figaro, http://www.peacelink.it/editoriale/a/35504.html, e in un rapporto del capo degli osservatori della Lega Araba).
Ma chi ha compiuto la strage di Homs? Con ogni probabilità entrambi gli eserciti, quello regolare di Assad e il LES. Secondo il capo degli osservatori della Lega Araba sarebbe stato il LES a iniziare il fuoco, e l’esercito siriano a rispondere. Del resto, secondo il rapporto degli osservatori della Lega Araba, FONTE3, a Homs la Missione ha visto gruppi armati commettere atti di violenza contro le forze governative, causando morti e feriti nelle loro file […] e gli osservatori hanno notato che alcuni dei gruppi armati stavano usando razzi e proiettili perforanti; […la Missione ha anche] assistito ad atti di violenza commessi contro Forze governative e civili, che hanno causato diversi morti e feriti. Esempi di tali atti includono il bombardamento di un autobus di civili, che ha ucciso otto persone e ferito altri, tra cui donne e bambini.” Silvia Cattori FONTE4 ha intervistato un civile presente a Homs che afferma che i responsabili della strage di civili che in tutto il mondo ha fatto scattare la richiesta di intervento ONU contro Assad sono gli insorti armati! Testimonianza: “Sparano da ogni parte.. vogliono uccidere.. I loro colpi hanno ucciso 20 militari che si trovavano nel nostro quartiere (Hadara).. Sono loro che sparano e ci bombardano. Li sente? Stanno bombardando il nostro quartiere proprio ora [11,40 di domenica 5 febbraio]. Sparano e uccidono all’impazzata tanto gli alauiti che i sunniti nei quartieri che controllano.” Silvia Cattori: Ma quando dice «loro», a chi si riferisce? Risposta: Parlo dell’opposizione armata contro Bashar [il presidente siriano Bashar Assad, n.d.t.]. Silvia Cattori: Si sono viste immagini che mostravano oppositori davanti a decine di corpi ricoperti da lenzuola bianche e si diceva che erano stati uccisi nel quartiere di Khaldiyé. Quindi secondo lei erano corpi di civili e militari uccisi dai gruppi armati? Risposta: Sì. Li hanno uccisi loro. Tra questi corpi, persone del nostro quartiere hanno riconosciuto persone che erano state rapite [2], alcuni da molto tempo. Molta gente è stata portata via. I prelevamenti sono cominciati ad aprile. Silvia Cattori: Tra questi corpi è stato riconosciuto qualcuno che lei conosceva? Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, ha parlato di 100 bambini uccisi a Homs l’altro giorno.. Risposta: Parenti del mio quartiere hanno riconosciuto, tra i cadaveri, una ventina di uomini che erano stati rapiti. Portavano segni di torture. Non hanno potuto vedere tutti i corpi. Non hanno visto donne né bambini tra i cadaveri. Hanno visto corpi di uomini, gente scomparsa, di parenti, che presentavano sicuramente tracce di torture apparentemente anteriori alla morte; hanno assicurato che questi uomini erano stati prelevati tempo prima, che sembravano essere stati giustiziati, non uccisi dalle cannonate.
E non ci sono solo queste fonti su stragi di civili a opera del LES, ce ne sono altre sul campo, lontano da Homs, di liberi cittadini. Per esempio la testimonianza di riportata da Marinella Correggia per il Manifesto: “Il monastero di San Giacomo di Qara sta diffondendo le liste di “civili morti e feriti per opera di bande armate e non nel corso di proteste”, frutto della “violenza cieca di un’insurrezione sempre più manipolata”. Nomi, cognomi, età, indirizzo e circostanze. Le fonti sono gli ospedali, le famiglie e la Mezzaluna siriana (il cui segretario generale Abd al-Razzaq Jbeiro è stato ucciso mercoledì scorso). Ecco i numeri. Fra marzo e inizi di ottobre, la lista dei morti civili comprende 372 nomi, fra cui diversi bambini (il più piccolo era Moutasim al-Yusef di tre anni, morto ad Haslah il 6 settembre), donne (fra le quali Sama Omar, incinta, uccisa a Tiftenaz il settembre). La lista dei feriti per il solo mese di ottobre e per la sola provincia di Homs vede 390 nomi fra cui diversi bambini; il più piccolo, Ala Al Sheikh di Qosseir aveva un anno e mezzo). Fra gli ultimi uccisi, il curato greco ortodosso del villaggio di Kafarbohom. I cristiani starebbero abbandonando interi quartieri soprattutto a Homs e Hama.”
In definitiva: cosa sta succedendo in Siria? Che il popolo, per lo più pacifico e contrario ad Assad aveva iniziato una rivoluzione nonviolenta, coordinata dal CNSCD; che Assad ha represso le manifestazioni nel sangue; che in seguito alla repressione dal CNSCD si è formato fuori dalla Siria un apparato, il Cns, eterodiretto, con il fine di ribaltare il regime di Assad e un assembramento di tanti gruppi armati formati da ex soldati regolari, da movimenti fondamentalisti riconducibili alla jihad islamica con apporti libici e qaedisti, e probabilmente con l’appoggio di soldati di Qatar e GB. Si è passati cioè dalla rivoluzione nonviolenta popolare alla controrivoluzione armata etero-diretta, e quest’ultima è identificata, purtroppo, dai media, con l’opposizione siriana al regime, con il popolo siriano. Il popolo siriano, invece è solo, senza voce, strangolato e ucciso da una guerra civile che ha una sola vittima e due carnefici, e il suo più riconosciuto e rappresentativo organismo plaude al veto ONU di Cina e Russia perché vuole una rivoluzione democratica progressiva, nonviolenta, e soprattutto condotta dai siriani, pur con tutti i sacrifici, anche di vite umane che comporta: saranno comunque minori di quelli che causerebbe una guerra a opera di pochi elementi siriani e di alcune determinanti potenze straniere, e fatta nell’interesse di queste ultime.
Questa è la mia visione, in estrema sintesi, stante al 16 febbraio 2012 sulla situazione in Siria, una visione che si basa solo sulle informazioni in mio possesso e che parte da due valori: il rispetto della vita umana, il diritto all’autodeterminazione di un popolo.
FONTI:
FONTE 1
Ossamah Al Tawil membro del Comitato Esecutivo del Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico ha rilasciato la seguente intervista qualche giorno fa perwww.ildialogo.org . Vive in Italia da vent’anni, è italo-siriano, ha 40 anni, lavora come designer, è stato perseguitato in Siria a 18 anni ed è rimasto in Italia perché obiettore di coscienza. Gli abbiamo posto tutta una serie di domande come se fossimo un lettore qualunque che non sa nulla della Siria e cerca di acquisire le maggiori informazioni possibili per farsi una idea precisa della realtà siriana. Le sue risposte sono precise ed articolate dimostrando di conoscere bene quello di cui parla, fa denunce precise sia verso il governo Assad, sia verso quei gruppi che, a suo dire, stanno fomentando lo scontro armato in Siria con lo scopo di provocare un intervento armato esterno delle grandi potenze. Parla a lungo del processo di formazione del Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico (CNSCD) e del Consiglio Nazionale Siriano (CNS) che dal coordinamento si è scisso dopo un primo momento di unità. Racconta l’evolversi del movimento di opposizione ad Assad. Spiega i motivi che stanno alla base della crisi siriana, il ruolo dei Fratelli Musulmani, che sarebbero l’unica componente del CNS e la vera natura del cosiddetto “Esercito Siriano Libero”; spiega il ruolo dei paesi del Golfo Persico e quello delle emittenti tv da loro gestite
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/noguerra/NotizieCommenti_1328967644.htm
FONTE 2
Il 18 aprile scorso il Washington Post ha rivelato l’esistenza di rapporti trala Casa Biancae gruppi dell’opposizione siriana (http://www.washingtonpost.com/world/us-secretly-backed-syrian-opposition – link ormai inattivo). La notizia si basava su documenti diplomatici diffusi da WikiLeaks, secondo i quali gli americani avevano iniziato a finanziare gruppi dissidenti siriani sottola presidenza Bushche nel 2005 aveva rotto i rapporti con Damasco. Il Dipartimento di Stato americano ha finanziato in particolare il Movimento per la giustizia e lo sviluppo – composto da ex membri dei Fratelli musulmani e considerato come «islamista moderato» – con oltre 6 milioni di dollari tra il 2006 e il 2010. Questo movimento, che possiede un canale televisivo satellitare situato a Londra, chiama apertamente al rovesciamento del regime di Al-Asad.
FONTE 3
Dal rapporto degli Osservatori della Lega Araba:
26. ADera’a e Homs, la Missione ha visto gruppi armati commettere atti di violenza contro le forze governative, causando morti e feriti nelle loro file. In certe situazioni, le forze governative hanno risposto agli attacchi condotti con forza contro di loro. Gli osservatori hanno notato che alcuni dei gruppi armati stavano usando razzi e proiettili perforanti.
27. AHoms, Hama e Idlib, le missioni degli osservatori hanno assistito ad atti di violenza commessi contro Forze governative e civili, che hanno causato diversi morti e feriti. Esempi di tali atti includono il bombardamento di un autobus di civili, che ha ucciso otto persone e ferito altri, tra cui donne e bambini, e il bombardamento di un treno che trasportava gasolio.
Rapporto osservatori internazionali della Lega Araba
http://www.peacelink.it/conflitti/a/35517.html
FONTE 4
S. Cattori http://www.silviacattori.net/article2800.html
FONTE 5
SIRIA. GUERRA MEDIATICA.
TERZA PUNTATA. La conta dei morti che nessuno fa: gli uccisi da bande armate (metà gennaio)
Il monastero di San Giacomo di Qara sta diffondendo le liste di “civili morti e feriti per opera di bande armate e non nel corso di proteste”, frutto della “violenza cieca di un’insurrezione sempre più manipolata”. Nomi, cognomi, età, indirizzo e circostanze. Le fonti sono gli ospedali, le famiglie e la Mezzaluna siriana (il cui segretario generale Abd al-Razzaq Jbeiro è stato ucciso mercoledì scorso). Ecco i numeri. Fra marzo e inizi di ottobre, la lista dei morti civili comprende 372 nomi, fra cui diversi bambini (il più piccolo era Moutasim al-Yusef di tre anni, morto ad Haslah il 6 settembre), donne (fra le quali Sama Omar, incinta, uccisa a Tiftenaz il settembre). La lista dei feriti per il solo mese di ottobre e per la sola provincia di Homs vede 390 nomi fra cui diversi bambini; il più piccolo, Ala Al Sheikh di Qosseir aveva un anno e mezzo). Fra gli ultimi uccisi, il curato greco ortodosso del villaggio di Kafarbohom. I cristiani starebbero abbandonando interi quartieri soprattutto a Homs e Hama.
Fra la pittura delle icone per la sopravvivenza del monastero, l’aiuto a famiglie in difficoltà e le preghiere quotidiane, la superiora madre Agnès-Mariam de la Croix sta pensando a un “bollettino settimanale che risponda con fatti e nomi di vittime alle false liste di propaganda dell’Osservatorio siriano dei diritti umani basato a Londra”. Quest’ultimo per la conta dei morti è – insieme ai Cosiddetti Comitati di coordinamento locale – la fonte quasi unica della stampa internazionale e dello stesso Commissariato Onu per i diritti umani, che diffonde la cifra di cinquemila morti attribuendoli alla repressione governativa. Qualcuno comincia a dubitare dell’Osservatorio londinese che, dice la Madre, “spesso non dà nomi e quando li dà non precisa che si tratta di uccisi da bande armate”. Secondo le cifre governative, sono stati uccisi duemila fra poliziotti e soldati.
Palestinese di nazionalità libanese, Agnès-Mariam de la Croix si è attirata gli strali della stampa francese (lei è francofona) che la accusa di essere pro-regime. Vede l’urgenza della verità, per contrastare “un piano di destabilizzazione che vuole portare a uno scontro confessionale e alla guerra civile, gli uni contro gli altri, in un paese che è sempre andato fiero della convivenza”. Nei mesi, il conflitto sembra essere passato “da una rivendicazione popolare di riforme e democrazia a una rivoluzione islamista con bande armate” (sostenuta dall’esterno, petromonarchie, Occidente, Turchia). La Madre ha ospitato nel monastero una riunione di oppositori disponibili a un dialogo nazionale, e ha anche mediato con l’esercito perché allentasse la pressione sugli abitanti di un villaggio.
Un gruppo di giovani siriani ha iniziato un analogo lavoro di indagine e “controinformazione”. Hanno creato un “Osservatorio siriano sulle vittime della violenza e del terrorismo” (Sovvt) e faranno indagini sul campo per preparare dossier e documenti.
Fanno strage, oltre ai colpi di arma da fuoco, gli ordigni esplosivi. Come quello che tra Ariha e Al Mastouma (provincia di Idlib) ha ucciso sei operi tessili ferendone altre sedici mentre viaggiavano sull’autobus aziendale. Vari altri cittadini sono rimasti vittime di un ordigno vicino a Majarez. Colpita alla testa su un altro bus aziendale una ingegnere di Maharda è morta per le ferite. Undici passeggeri sono morti e tre sono rimasti feriti su un autobus civile a Homs, attaccato da armati.
L’agenzia stampa ufficiale Sana riferisce quotidianamente di agenti uccisi o feriti, rapimenti, esplosioni di ordigni che prendono di mira infrastrutture pubbliche (treni, linee elettriche, strade), disinnesco di esplosivi e sequestri di armi pesanti.
Marinella Correggia
Pubblicato sul Manifesto online il 27/01/2012
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