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Storia delle donne

L'8 marzo e la lotta per la pace

Alcuni appunti per ricordare
8 marzo 2004
Redazione

Durante la Prima Guerra Mondiale, l'8 marzo 1915, le donne indirono delle manifestazioni pacifiste.

Nel febbraio del 1917 le donne russe organizzarono uno sciopero per "il pane e la pace", e opposero resistenza all'esercito dello Zar. Quattro giorni più tardi, lo Zar fu costretto ad abdicare - ed il governo provvisorio garantì alle donne il diritto di voto: era il 23 febbraio del calendario Giuliano, ossia l'8 marzo in tutto il resto del mondo.

Nel 1977 l'ONU ha proclamato l'8 marzo giornata internazionale per i diritti della donna e la pace.

Ma quali sono le radici storiche dell'8 marzo?
L'8 marzo del 1857 ci fu la prima protesta: un gruppo di donne che lavoravano in un'industria tessile a New York organizzò una protesta contro le inumane condizioni di lavoro inumane e i salari bassi, ma intervenne la polizia ed il gruppo venne disperso in quattro e quattr'otto. Due anni dopo, queste donne combattive fondarono il loro primo sindacato. Sempre l'8 marzo, ma questa volta nel 1908, a New York ci fu una marcia di protesta per chiedere un orario di lavoro più leggero, una paga migliore, il diritto di voto e l'abolizione del lavoro minorile. Venne adottato lo slogan "Bread and Roses", pane e rose: il pane a simboleggiare la sicurezza economica, e le rose una miglior qualità di vita.
Il primo giorno della donna fu celebrato dal Partito Socialista degli Stati Uniti nel lontano 1909, e nel 1911 in Europa: Austria, Germania e Svizzera erano i "paesi - pionieri".
Le donne di allora chiedevano il diritto di voto e di partecipazione agli enti pubblici, e la fine della discriminazione sul lavoro.
Meno di una settimana dopo, il 25 marzo 1911, ci fu un incendio alla Triangle Shirtwaist Company di New York, nel quale persero la vita oltre 140 ragazze (quasi tutte immigrate italiane ed ebree) a causa della totale mancanza di misure di sicurezza. Il loro funerale accorsero più di 100 mila persone, e questo episodio ebbe un impatto notevole per far procedere la legislazione sulle donne. (1)

Ecco qualche ulteriore approfondimento tratto da un sito Internet di ispirazione socialista.

La festa della donna venne istituita il 29 Agosto del 1910 durante i lavori della Seconda Conferenza delle Donne dell’Internazionale Socialista, che in quell’anno si riunì a Copenaghen. In siffatta occasione, la leader socialdemocratica tedesca Clara Zetkin, direttrice del giornale “Gleichheit” (“Equità”), propose di istituire la Giornata Internazionale della Donna, e suggerì che tale ricorrenza venisse osservata l’8 Marzo. Dall’assise danese emerse altresì una decisa rivendicazione del diritto universale al voto (indipendentemente dal censo, a differenza di quanto richiedeva il movimento britannico delle suffragette, capeggiato da Emmeline Pankhurst) e all’indennità durante il periodo della gestazione anche per le donne non sposate; inoltre si formulò una netta condanna al lavoro notturno. Sono molteplici le ipotesi avanzate circa i motivi della scelta dell’8 Marzo come occasione per accampare il diritto delle donne alla parità di trattamento rispetto agli uomini. È plausibile che la decisione sia dovuta al ricordo di uno sciopero proclamato dalle lavoratrici dell’industria dell’abbigliamento di New York, cui presero parte trentamila donne (pare che sia stata la più imponente manifestazione femminile mai organizzata negli Stati Uniti). Nove anni dopo, nel 1857, sempre nella Grande Mela, centinaia di operaie tessili incrociarono le braccia contro i bassi salari, il lungo orario di lavoro, il lavoro minorile e le inumane condizioni di lavoro. Alla protesta fece seguito una tempestiva repressione e, presumibilmente, ebbero luogo violenti scontri con la polizia. Successivamente, nel 1859, le operaie tessili di New York si costituirono in sindacato per tentare di migliorare la loro situazione. Si giunse così al 1889, quando, durante il Congresso della Seconda Internazionale tenutosi a Parigi, fu accolto il principio del diritto delle donne al lavoro e ad una retribuzione pari a quella degli uomini. L’8 marzo del 1907 i lavoratori americani allestirono una protesta finalizzata all’ottenimento della giornata lavorativa di 10 ore. Il medesimo giorno dell’anno seguente, sfilarono a New York le lavoratrici delle sartorie, sia per il diritto al voto, sia contro il lavoro minorile. È un crescendo sino al 1909: in questa cruciale stagione venne celebrata negli Stati Uniti la prima Giornata Nazionale delle Donne, fissata per il 28 Febbraio (fino al 1913, essa fu ricordata nell’ultima Domenica di questo mese, affinché non si sovrapponesse a un giorno feriale causando la perdita di ore di lavoro). Sempre nel 1909, le operaie tessili della fabbrica nuovayorchese Triangle Shirtwaist Company (che produceva le camicette di moda al tempo, le “shirtwaist”) cominciarono un nuovo sciopero scegliendo come data d’inizio proprio l’8 marzo, in ricordo della lotta del 1857. Ebbe inizio il 22 novembre la cosiddetta “Rivolta delle ventimila” o “Grande Rivolta”. La protesta, dopo l’ennesimo brutale soffocamento ad opera della polizia ed una serie di accordi, terminerà il 24 dicembre 1910 con il “Protocollo di Pace”, in cui verrà riconosciuto il diritto a regole per l’orario ed il salario. Il 19 marzo del 1911, in memoria della repressione prussiana dei moti democratici del 1848, un milione di donne marciò per le strade di Svizzera, Austria, Danimarca e Germania, chiedendo il diritto al voto, la fine della discriminazione sessuale per le cariche pubbliche ed il diritto alla formazione professionale. Sei giorni dopo, il 25 marzo, un incendio agli ultimi piani sempre della Triangle Shirtwaist Company di New York uccise 146 donne, la maggioranza giovani, italiane o ebree dell’Europa orientale. I proprietari della fabbrica, che al momento dell’incendio si trovavano al decimo piano e che tenevano le operaie chiuse a chiave per paura che rubassero o facessero troppe pause, pensarono a mettersi frettolosamente in salvo lasciando morire in preda del fuoco le donne: al processo che seguì la vicenda, furono naturalmente tutti assolti. Per di più, dall’assicurazione essi ricevettero 445 dollari per ogni morto, ma se la cavarono con un risarcimento di 75 dollari ai familiari di ciascuna vittima. In questo senso l’incendio della Triangle Shirtwaist Company merita di essere ricordato per la festa della donna, quantunque non ne costituisca l’origine. Il fatto portò, ad ogni modo, alla riforma della legislazione del lavoro negli Stati Uniti. Oltre centomila persone presero parte a New York, sulla celeberrima strada di Broadway, ai funerali delle vittime. Questo episodio perpetuò nel tempo la Giornata istituita un l’anno prima da Clara Zetkin. Nel 1913, infatti, le donne americane scelsero di far corrispondere la loro festa nazionale con quella istituita dall’Internazionale Socialista. In Russia, l’8 marzo del 1917 (23 febbraio per il calendario giuliano – costantiniano), pochi giorni dopo la rivoluzione socialista e democratica di Febbraio, venne festeggiata la giornata internazionale del proletariato femminile: successivamente, il governo del socialdemocratico menscevico Alexandr Kerenskij, insediatosi a luglio, concederà il voto alle donne, dando luogo anche ad altre riforme; un breve intermezzo felice per la Russia, che dopo qualche mese si sarebbe ritrovata sotto la nuova oppressione totalitarista nata dalla Rivoluzione d’Ottobre.

L’utilizzo della mimosa quale fiore caratterizzante visibilmente la Giornata è invece legato strettamente alla tradizione socialista italiana: l’8 Marzo 1946 l’Unione Donne Italiane (U.D.I., che raccoglieva le donne socialiste e comuniste) la scelse come simbolo perché facilmente reperibile nel periodo della celebrazione, su suggerimento di Rita Montagnana, figura di spicco dell’antifascismo italiano e moglie di Palmiro Togliatti. Da allora la mimosa fu in campo o sullo sfondo dei manifesti dell’U.D.I., sulle cartoline per le raccolte di firme per la pace. (2)

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